Può l’istituzione Scuola indossare gli abiti della cattiva maestra? Non tutelando il diritto all’acqua, disperdendola nella fogna, a spregio di ogni umana considerazione? Questo è ciò a cui ho dovuto assistere il 25 Giugno del 2019, mentre prestavo servizio, in qualità di collaboratore scolastico addetto ai servizi di assistenza agli alunni con disabilità, presso il plesso Marabitti di Via Nicolò Spedalieri facente parte dell’I.C. Karol Wojtyla con sede in Via dell’Arsenale a Palermo. Quanto di seguito descritto è già stato riportato nell’esposto presentato in data 28 Giugno c.a. dal sottoscritto alla Questura di Palermo, Commissariato di P.S. “Brancaccio”.
Apprendo dai collaboratori scolastici che gli stessi si accingevano ad aprire tutti i rubinetti dei bagni dei tre piani della Scuola, per sversare l’acqua nella fognatura in quanto, su disposizione dell’addetta alla segreteria, si doveva procedere alla pulizia della cisterna. Mi premuro a contattare l’addetta alla segreteria per dirle che oltre a creare un danno all’erario per l’acqua e per l’energia elettrica dell’autoclave, si stava violando un diritto fondamentale. Come è noto alla stessa ed ai molti cittadini sensibili abitanti di questa città, c’è gente che non ha l’acqua a casa, famiglie che sono costrette ad approvvigionarsi alle poche fontane pubbliche rimaste, i detenuti del Pagliarelli possono fare la doccia una volta a settimana per mancanza d’acqua, i bambini in Africa muoiono di sete.
Che senso ha spiegare ai bambini durante le ore di lezione della nostra scuola, elementare e primaria, che quando si lavano i denti, bisogna chiudere il rubinetto riaprendo l’acqua solo per il risciacquo. Che quando si fa la doccia, bisogna chiudere il rubinetto mentre ci si insapona per poi riaprire il rubinetto solo per risciacquarsi. Che dobbiamo salvaguardare questo bene primario che è l’acqua e rispettare l’ambiente mentre la Scuola dispone di sversate 35mila litri d’acqua potabile nella fognatura?
In risposta ci viene incontro sempre il nostro Pontefice. “Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico e sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siano custodi della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente, non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo” (Papa Francesco). Chi di noi non si sente chiamato a fare la propria parte, come diceva il Beato Giuseppe Puglisi “Se ognuno fa qualcosa, tanto si potrà fare”, alzi la mano o scagli la prima pietra. Ma per rimanere in tema, come riportato nell’esposto su citato, chi non si sente chiamato a fare la propria parte apra il rubinetto di casa e butti nella fogna l’acqua potabile. Papa Francesco, nella sua Enciclica “Laudato Sii”, ci ricorda che l’accesso all’acqua potabile va tutelato, in quanto “diritto umano essenziale, fondamentale, ed universale, radicato nell’inalienabile dignità dell’uomo”.
Certo ne è passata di acqua sotto i ponti da quando San Francesco d’Assisi nel 1226 compose questo cantico poetico, il cantico delle creature e riferendosi proprio all’acqua la descrisse così: “Laudato siì, mio Signore, per sor’acqua, la quale è molto utile et humile et pretiosa et casta”. Mi auguro che in maniera solerte, si rendano inefficaci queste persone che hanno commesso le azioni denunciate nell’esposto cui si è fatto riferimento, mettendo gli stessi nelle condizioni di non poter più reiterare questi comportamenti.
Lo dovete ai nostri bambini, ai loro figli.