Ogni giorno avanti e indietro, da casa alla piscina, poi in vasca, e di nuovo verso casa. L’acqua e i libri, di pari passo, come vuole la sua famiglia. Ci è abituata, Benedetta Pilato, vice campionessa mondiale nei 50 rana a 14 anni e mezzo, nessuna precoce come lei, neanche Federica Pellegrini. Perché in piscina è sostanzialmente nata: nuota da quando ha 2 anni, ‘studia’ per diventare campionessa da quando ne aveva 4. Sempre la stessa vasca, quella della piscina Solaris di Pulsano, 15 chilometri da Taranto, dove Benedetta è nata e vive. La stanzetta divisa con il fratellino Alessandro, che subito dopo la vittoria, preso dall’emozione, ha detto di essere felice non solo per l’argento, ma anche perché “lei a volte mi dà molto fastidio” e il Mondiale l’ha tenuta lontana da casa per qualche tempo.

Ma in casa, in realtà, adesso l’aspettano per festeggiare. Non solo la famiglia, ma anche Vito D’Onghia, il suo allenatore della Fimco Sport, l’uomo che la baby fenomena l’ha cresciuta. È rimasto a Taranto, lontano da lei nell’esperienza più importante della sua carriera tanto breve quanto già densa di vittorie, medaglie e record. È lui che ogni giorno la guida lungo i 5 chilometri in vasca, avanti e indietro, coordinando bracciate e gambate.

Ci sperava, Vito, che la ‘sua’ Benedetta piazzasse il risultato. Un po’ di credeva, dopo le prestazioni messe in fila negli ultimi mesi. A giugno, al Trofeo Sette Colli aveva stabilito il record italiano assoluto nei 50 rana, poi migliorato nelle batterie dei Mondiali in Corea. Agli Europei giovanili di nuoto a Kazan, poche settimane fa, aveva conquistato l’oro sempre nella vasca singola a rana e l’argento nella staffetta 4×100 mista femminile.

A Gwangju era già un record la sua partecipazione. Mai un’italiana così giovane aveva nuotato in un Mondiale, neanche Federica Pellegrini. Proprio con lei, Benedetta aveva volato da Fiumicino fino alla Corea del Sud. “Goditela”, il consiglio della Divina che con la vittoria nei 200 metri stile libero dell’altro giorno è diventata leggenda. Quando per la prima volta Pellegrini era salita su un podio tanto importante, alle Olimpiadi di Atene 2004, Benedetta era nella pancia di mamma. Sarebbe nata qualche mese dopo, il 18 gennaio 2005.

Adesso che Fede ha nuotato per l’ultima volta in un Mondiale, l’Italia inizia a sperare in una nuova giovanissima di talento. Anche se alle Olimpiadi di Tokyo 2020, i 50 rana non ci saranno e sulla distanza doppia, per adesso, Benedetta non viaggia altrettanto veloce. Ma la faccia pulita e l’innocenza di una 14enne che piange dopo l’arrivo, incredula per quanto ha appena realizzato, potrebbero comunque esserci. Basta ascoltare quella frase che racconta più dei risultati chi è Benedetta Pilato: “Adesso devo pensare ai Mondiali juniores”, sono state le sue prime parole ai microfoni Rai dopo l’argento alle spalle di Lilly King.

E la festa per un argento storico, precoce, inaspettato? Ci sarà, certo, anche quella organizzata dal sindaco di Taranto: “Ha deciso di viziarci. Ci hai tenuto incollati alla tv e non ci hai deluso –  ha detto Rinaldo Melucci – Ti aspettiamo per ringraziarti e festeggiarti. Sei l’orgoglio di tutti i tarantini”. Poi la 14enne tarantina con i capelli bicolore, frutto dell’iniziazione in squadra, tornerà a faticare.

È abituata così: ogni giorno il liceo Scientifico, primo anno appena superato con la media dell’8, i chilometri in vasca e gli altri 15 per tornare a casa. Ora aspettano che rientri dal viaggio più lungo e dolce: “Il risultato sportivo era secondario, l’importante era godersi l’atmosfera“, sorride il papà. Lei, intanto, si è concessa solo un’esultanza: una stories su Instagram con dei calzini blu decorati con dei ghiacciolini colorati. “È proprio vero che portano fortuna”, ha scritto Benedetta. Ma c’è da giurarci: i meriti sono altrove.

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