“Ogni volta che si deve approvare un provvedimento, in Parlamento o in Consiglio dei ministri, ci dobbiamo sedere a un tavolo io, Conte e quell’altro là e dobbiamo fare un accordo. Ogni volta”. È lo sfogo di Luigi Di Maio mentre domenica sera a Cosenza parla con circa 500 iscritti nel corso di un’assemblea del Movimento 5 stelle. L’audio del suo discorso, durato circa un’ora, è stato pubblicato dal sito della testata LaCnews24. “Quell’altro là” è Matteo Salvini, di cui capo politico del M5s parla più volte nel corso del suo intervento. Un audio che arriva nel giorno in cui tra i Cinquestelle e il Carroccio tornano le tensioni: lo scontro è sul tema dell’autonomia, ma restano le divisioni anche su Tav, riforma della giustizia e taglio dei parlamentari.
“A volte siamo costretti a subire l’atteggiamento della Lega che è insopportabile“, dice Di Maio quando parla del governo. “Ma dopo le elezioni non avevamo alternativa: o andavamo all’opposizione o cercavamo di portare a casa il più possibile nelle peggiori condizioni“. “Quando ti siedi a quel tavolo non puoi pretendere – prosegue – perché se lo fai anche l’altro pretende e non si porta a casa niente. Se non esistesse questo contratto con la Lega, in Parlamento ci sarebbe ancora un partito unico, quello a favore di Radio radicale e della Tav”. E riferendosi a tutti gli altri partiti aggiunge: “Questi per differenziarsi in destra e sinistra usano un solo tema, che è la più grande presa per il culo: l’immigrazione. Poi su tutto il resto sono sempre d’accordo, la divisione gli serve solo per fare lo show. E su questo tema tanti ci campano, pure qualcuno dei nostri”.
“Noi siamo l’unica forza politica che è andata al governo per realizzare il programma elettorale. Ci è andata con il 33% quindi non può realizzare tutto ma sempre meglio che realizzare zero”, ribadisce Di Maio. Che poi aggiunge: “Con Siri stavano provando sull’eolico a fare business con la mafia. E l’abbiamo fermato noi al Mise“. Il riferimento è all’ex sottosegretario leghista Armando Siri, indagato per corruzione con l’accusa di aver provato a inserire un emendamento sugli incentivi al mini eolico – bloccato dal M5s – su richiesta di Paolo Arata, per favorire le aziende di Vito Nicastri.
Di Maio però difende la tenuta dell’alleanza con il Carroccio: “Il partito unico non vede l’ora di far cadere il governo, perché a settembre si vota sul taglio dei parlamentari. Io però nel frattempo mi prendo i vaffanculo di chi dice che faccio gli accordi con Salvini. A me farebbe pure comodo far cadere il governo, perché nonostante la regola dei due mandati resterei comunque il capo politico, ma penso ai risultati da ottenere da qui a dicembre: taglio del cuneo fiscale, riduzione canone Rai, acqua pubblica, taglio dei parlamentari”.
Il vicepremier replica anche alla critiche di chi lo accusa di avere troppe cariche: “Se oggi lasciassimo qualche ministero, andrebbe agli altri. Inoltre, quando mi siedo a quel famoso tavolo per trovare un accordo con la Lega, ho di fronte un ministro che è anche leader politico del suo partito. Ci siamo limitati a replicare questo schema per avere altrettanta forza decisionale”, spiega Di Maio.