Avevano fatto arrivare in Liguria 368 chili di cocaina nascosti in un veliero, partito dalla Colombia. E da lì avrebbero voluto trasportarlo fino a Reggio Calabria a bordo di un furgone da panettiere. Era certi di aver quasi chiuso il cerchio, ma non sapevano di essere stati agganciati da agenti sotto copertura della Dea ormai da mesi: avevano trattato con loro la partita di droga che sul mercato avrebbe fruttato 100 milioni di euro. Ma gli uomini dell’Agenzia statunitense contro i traffici di stupefacenti hanno lasciato che tutto andasse in porto fino all’arrivo nel porto di Genova, dove poi è scattato il blitz.
Così la notte del 16 luglio, quando il veliero è attraccato, è scattato il sequestro degli oltre 3 quintali di cocaina e l’arresto di 3 persone – una quarta è ricercata – legate alla ‘ndrina calabrese degli Alvaro di Sinopoli, nel Reggino. Già quando Antonio Alvaro, 39 anni, ritenuto il capo dell’organizzazione, è arrivato nell’aprile scorso a Bogotà per contrattare l’acquisto e il trasporto della sostanza stupefacente, viene agganciato da agenti sotto copertura che lo mettono in contatto con il proprietario di un veliero in grado di garantire il trasporto oltreoceano fino all’area portuale di Genova, dove da inizio anno -come ricordato dal procuratore capo Francesco Cozzi sono state sequestrate 3 tonnellate di cocaina.
Ma il corriere è in realtà un collaboratore della polizia e la droga, sequestrata in loco dalla polizia colombiana, viene fatta portare in Italia con la collaborazione della Dea grazie al cosiddetto “sequestro con consegna ritardata”: un provvedimento che consente il proseguimento delle indagini condotte dagli uomini del Gico della Guardia di finanza, coordinati dal colonnello Maurizio Cintura, che ha portato all’arresto per traffico internazionale di cocaina – con le aggravanti della ingente quantità, della transnazionalità e dell’aggravante mafiosa – per Antonio Alvaro, Filippo Ierinò e Rodolfo Militano mentre il numero due di Alvaro, Domenico Romeo (in foto), è riuscito a sfuggire al blitz. Il sequestro ha anche consentito di recuperare quasi un milione che la ‘ndrangheta aveva stanziato per la droga.
Secondo quanto appreso il viaggio dei panetti di cocaina avrebbe dovuto terminare a Reggio Calabria a bordo del furgone da panettiere del padre di Militano. Già nel 2016 il fratello di Antonio, Vincenzo Alvaro, era stato arrestato perché coinvolto nel traffico di droga che aveva portato all’arresto e alla condanna di tre dipendenti del Vte del porto di Voltri. Dall’operazione è emersa anche l’esistenza di una base della ‘ndrina a Sanremo e il coinvolgimento – al momento sembrerebbe marginale – di un genovese che Alvaro avrebbe contattato per essere ospitato alcuni giorni.