La vittima, Alexandra Macesanu, stava cercando di tornare a casa in autostop quando è stata rapita e sequestrata per giorni. Entrata in possesso di un telefono, ha chiamato più volte le forze dell'ordine che, però, sono entrate in azione dopo 12 ore, quando ormai era troppo tardi. I manifestanti chiedono le dimissioni del governo, accusato di aver indebolito il sistema giudiziario nazionale
Migliaia di persone sono scese in piazza, sabato, a Bucarest per protestare contro l’operato delle forze dell’ordine rumene. Dietro alla mobilitazione che ha portato anche al licenziamento del capo della polizia, Ioan Buda, da parte del ministro dell’Interno, Nicolae Moga, c’è la morte di una 15enne originaria del villaggio di Dobrosloveni, Alexandra Macesanu, che ha denunciato il proprio rapimento tre volte senza essere presa sul serio dalla polizia che ha ignorato per 12 ore la richiesta di aiuto della ragazzina. Una volta che gli agenti si sono decisi a entrare nell’abitazione del sospettato, 19 ore dopo, era però troppo tardi: la ragazza era già stata uccisa. “Perché la polizia non è intervenuta prima? Tutti devono dare una risposta, dagli ufficiali e i pubblici ministeri al primo ministro Viorica Dancila“, dice uno dei manifestanti all’Afp, mentre in strada riecheggiano i cori “incompetenza” rivolti alle forze dell’ordine e le richieste di dimissioni per il governo, mentre altri depongono fiori davanti il Ministero dell’Interno in memoria della giovane.
La 15enne era stata rapita il 24 luglio mentre faceva l’autostop, nel tentativo di tornare a casa. Nella mattinata di giovedì, la prima chiamata alle autorità dall’abitazione di un 65enne sospettato dell’omicidio che, secondo quanto riporta Euronews, avrebbe confessato il delitto, insieme a quello di un’altra ragazza, ad aprile. Durante le tre chiamate che effettuerà quella mattina, Alexandra cercherà di descrivere agli agenti la casa dove è stata portata dall’uomo che con l’inganno le ha offerto un passaggio verso casa. Durante il terzo tentativo di lanciare l’allarme, la ragazzina ha detto al telefono “sta arrivando, sta arrivando”, prima che la linea cadesse.
È stata l’ultima volta che le autorità hanno sentito la voce di Alexandra e, nonostante la denuncia mossa dalla giovane, gli agenti non sono intervenute prima di 12 ore, quando hanno iniziato a ispezionare tre edifici prima di individuare il luogo dove probabilmente la ragazza è stata tenuta prigioniera, ovvero la casa del 65enne. Il controllo finale è avvenuto 19 ore dopo la chiamata della giovane e nell’abitazione sono stati ritrovati resti umani e gioielli appartenenti ad Alexandra.
Già venerdì, il ministro ha deciso di licenziare il capo della polizia “perché sono necessarie misure drastiche”, ma questo non è bastato a frenare la rabbia dei manifestanti che accusano il governo Socialdemocratico di aver indebolito il sistema giudiziario con riforme che hanno ricevuto anche severe critiche da parte dell’Unione europea. Il presidente della Repubblica, Klaus Iohannis, di centro-destra, ha dichiarato che “sono obbligatorie le dimissioni di tutti coloro che hanno commesso errori in questo caso che ha avuto drammatiche conseguenze”.