Si tratta di una statua in marmo bianco, che rappresenta una donna incinta con un oblò sulla pancia dal quale si intravede un feto, con un pene al posto dell'organo genitale femminile e sul volto uno sfregio rosso, simbolo della violenza
“Aborto? No, voglio sopravvivere”. Questo è il nome dell’installazione di Michele Monfroni esposta alla mostra a cielo aperto di Torano, un borgo in provincia di Massa Carrara, che ha scatenato polemiche e spaccato in due la comunità sul dibattito relativo all’aborto. A infiammare l’opinione pubblica è stata la riflessione che l’opera genera sul tema, tramite una rappresentazione d’impatto del dilemma sull’interruzione della gravidanza. L’installazione è posta proprio sul sagrato della chiesa del paesino, a chiusura del percorso della rassegna.
Michele Monfroni, l’autore dell’opera, è originario di Carrara e alla 21esima edizione della rassegna d’arte contemporanea Notte & Giorno del borgo carrarino, ha scelto di parlare del tema dell’anno, quello della sopravvivenza, declinandolo sulla questione dell’aborto. Si tratta di una statua in marmo bianco, che rappresenta una donna incinta con un oblò sulla pancia dal quale si intravede un feto e con un pene al posto dell’organo genitale femminile, per richiamare l’atto della fecondazione. Sul volto candido della donna c’è uno sfregio rosso, simbolo della violenza. Ai piedi della statua ci sono cinque teche in vetro, poste in sequenza su un piano fatto di casse di legno, che ripercorrono la crescita di un embrione e il dilemma umano e di fede, richiamata da una croce, sull’utilizzo della pillola Ru486.
Nell’ambito della mostra, a ingresso gratuito, sono esposte, sparse per il paese, un centinaio di installazioni tutte in marmo. Si tratta infatti di un elemento immancabile all’interno della rassegna, che nasce proprio con l’intento di valorizzare l’artigianato locale e il tradizionale lavoro degli scalpellini.