Il decreto Sicurezza bis prima, poi le mozioni sul Tav. Così il 6 e il 7 agosto, il governo sarà chiamato a una doppia prova sul provvedimento caro alla Lega – e sul quale potrebbero verificarsi alcune defezioni nei Cinque Stelle – e sul No all’Alta Velocità proposto dall’altra anima del governo che verrà discusso assieme alla mozione per il Sì del Pd. Luigi Di Maio si dice tranquillo sul decreto di stampo leghista e a Zapping assicura che “a settembre si vota il taglio definitivo di 345 parlamentari della Repubblica” e quindi “escludo totalmente” che il governo cada prima. Eppure le mine sono diverse nelle prossime settimane, compresa la riforma della Giustizia in procinto di approdare in Consiglio dei ministri.
E nella catena di posizioni sulle quali M5s e Carroccio non sono d’accordo c’è anche il Tav, sul quale si sta creando un vero e proprio groviglio di mozioni. A quella annunciata del M5s, si aggiunge quella del Pd e, molto probabilmente, anche di Forza Italia. Mentre la Lega per ora resta in disparte. Con un rischio, al momento teorico, di fondo: che a passare, con il non voto calcolato di Lega e Pd, sia la mozione pentastellata. Un fatto che metterebbe in difficoltà il governo: con Conte costretto a gestire il No alla Tav, proveniente dal partito di maggioranza relativa e ratificato dal Parlamento, dopo aver dato il via formale all’operazione Torino -Lione. In serata, fonti parlamentari leghista hanno chiarito che una posizione non è ancora stata presa, ma si va verso il no alla mozione M5s e il non voto su quella dei dem.
Al momento tutto resta sospeso, anche la calendarizzazione della mozione stessa, sulla quale dovrà esprimersi la capigruppo al Senato. E, un suo rinvio a settembre, toglierebbe un po’ di castagne dal fuoco, almeno al premier. Non a caso, nelle ultime ore, il M5s ha messo i puntini sulle “i” sulle mozioni. “Qualcuno dice che così stiamo sfiduciando Conte, io voglio dirlo chiaramente, c’è piena fiducia in Conte”, premette Di Maio ribadendo il suo attacco alla Lega: “Qualcuno parla di crisi di governo, ma quale crisi? Al massimo parliamo di una crisi di qualche partito che vota insieme al Pd e a Berlusconi un regalo a Macron”, sottolinea il capo politico del Movimento.
Il Pd, togliendosi anche da un impasse interno – votare con Lega, Fi e Fdi sulla mozione Cinque Stelle – ha depositato una sua mozione, che impegna il governo a sbloccare il Tav e altre grandi opere “superando le indecisioni della maggioranza”. La mozione, al momento, dovrebbe essere votata solo dal Pd, che conta 58 senatori. Il M5s, con i suoi 106 senatori (più il dem Tommaso Cerno) voterà la sua mozione.
Anche sul decreto sicurezza bis c’è la conta. “Il governo non rischia, nel decreto c’è anche la norma M5S sulla confisca delle navi”, assicura Di Maio parlando di “grande recita” tra ong e chi chiude i porti. Ma i malumori interni restano: secondo l’Ansa, Elena Fattori, Matteo Mantero, Virginia La Mura sono tra i senatori che non voteranno, probabilmente, il provvedimento. Se il governo non porrà la fiducia le assenze strategiche e qualche sì nel centrodestra (sponda Fratelli d’Italia) dovrebbero garantire un tranquillo via libera.