Sembra impossibile riuscire nell’operazione di suicidarsi ed uccidere contemporaneamente. Ma pensateci: l’umanità ci sta riuscendo. Questo il messaggio che lancia un film attualmente nelle sale: L’ultima ora. In una prestigiosa scuola superiore un supplente, che sostituisce un professore suicidatosi, comprende che sei ragazzi sono molto speciali. Non solo perché hanno ottimi rendimenti a scuola, ma soprattutto perché nascondono un segreto: la loro sensibilità gli fa comprendere appieno che il mondo si avvia velocemente verso la catastrofe. E ne traggono le dovute (a modo loro) conseguenze.

Nella storia del cinema sono estremamente pochi i film che affrontano le tematiche ambientali in modo serio e non da blockbuster, men che meno nella impalpabile filmografia d’Oltralpe.  L’ultima ora si inserisce in questa limitata corrente, in un periodo in cui l’estinzione, con Greta Thunberg e i Fridays for Future, è diventata (orribile a dirsi) di moda. Ma mentre Greta si fa ricevere dai potenti della Terra e sembra sperare che qualcosa possa ancora cambiare, il film, molto realisticamente, invece ci ammonisce che nulla può cambiare e oramai non c’è più speranza.

Non c’è via di uscita: quotidianamente viviamo il dramma della fine degli esseri viventi, noi inclusi, che si avvicina. E il sentimento di colpa ci può anche portare ad anticipare noi stessi la fine. In fondo è anche miope e stupido prendersela con i potenti della Terra, o semplicemente con chi ci governa, se noi stessi con i nostri quotidiani comportamenti contribuiamo all’estinzione delle specie e di noi medesimi.

Un film che è un qualcosa di altro, altro non solo rispetto alla conclamata idiozia dello sviluppo sostenibile, ma altresì rispetto all’utopia e forse anche del fuori tempo massimo della decrescita. Altro ovviamente, ça va sans dire, rispetto al quotidiano teatrino della politica che si balocca con flat tax, migranti, legittima difesa, quando siamo in pieno dentro l’Antropocene e proprio ora nella regione artica della Russia si registrano temperature sopra i 30°C.

Il film è un pugno nello stomaco, come quelli che prende uno degli allievi modello, e una sana e piena immersione nella realtà che stiamo vivendo. Con il culmine della tensione che si raggiunge non tanto nell’apocalittico – e in qualche modo scontato – finale, quanto nei ragazzi che cantano “sto pisciando nel fiume” e  “soldi gratis” di Patti Smith. Usciti dalla sala avete testa e voglia di rimanere in tema? A casa guardatevi Melancholia di Lars Von Trier (“Stiamo distruggendo la Terra, ma non è affatto preoccupante dato che comunque un giorno o l’altro moriremo tutti”). Ma se abitate a un piano alto, tenete le finestre chiuse. Non come ne L’ultima ora.

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