“Organizzazioni tunisine gestiscono ‘navi madre‘ per condurre le piccole imbarcazioni piene di migranti vicino alle coste italiane”. Luigi Patronaggio, procuratore capo di Agrigento, dopo le ripetute minacce subite nelle ultime settimane, parla alla commissione regionale antimafia della Regione Sicilia. Il magistrato ha rivelato la presenza di “grossi pescherecci” gestiti dagli scafisti nordafricani e fa riferimento agli “sbarchi fantasma” sulle coste agrigentine “dove i migranti dopo il loro arrivo spesso fanno perdere le loro tracce“.
Per quanto riguarda l’eventuale ruolo delle ong, messe all’indice da una parte della politica, Patronaggio spiega: “Per noi c’è una rilevanza penale solo se c’è un accordo tra chi mette in mare i gommoni e le ong, altrimenti c’è il rischio che si presti a strumentalizzazioni“. E ancora: “Noi ci siamo occupati della zona Sar libica e del comportamento di alcune ong solo per valutare il loro operato, quando si rifiutano di portare in Libia i migranti. Non c’e dubbio che la zona sar libica non è adeguatamente presidiata“. E proprio su questo argomento il pm ha ribadito: “I porti della Libia non sono sicuro. Il porto sicuro non è solo quello dove si mette in salvo la vita umana ma anche quello che assicura i fondamentali diritti umani e della persona”. Molti migranti, ha spiegato il procuratore agrigentino, quando vengono recuperati dalla Guardia costiera libica “preferiscono ammazzarsi piuttosto che essere riportati in Libia”.
L’audizione si è svolta a porte chiuse. “Abbiamo la sensazione – aveva riferito il presidente della commissione, Claudio Fava – che le minacce al procuratore arrivino dagli ambienti che vedono con una certa ostilità la sua azione anche a tutela dei principi costituzionali oltre che le norme di legge sul tema dell’immigrazione”. Aggiunge che “vogliamo capire con lui quanto questo abbia a che fare solo con il codice penale o non chiami in causa molte altre istituzioni civili. Ci sembra importante un ragionamento a 360 gradi“.