Duro j’accuse dello storico dell’arte Tomaso Montanari alle ultime politiche del Pd, nel corso di “In Onda”, su La7.
Interpellato per commentare la comunicazione social e l’operato di Matteo Salvini, Montanari cita la filosofa francese Simone Weil (“Se un uomo ferito al ventre ha sete, non gli devi dare da bere, ma devi curare la sua ferita”): “Salvini sta dando da bere, ma non cura le ferite. C’è una imprenditoria dell’odio e della paura che non cura nessuno dei sintomi, né le ferite del Paese, e cioè l’ingiustizia sociale, la povertà culturale, le disuguaglianze. Le ferite ci sono sempre. E’ che, invece di curarle, è molto più semplice dare da bere, cioè alimentare quell’odio, che non incanalato in un sano conflitto sociale capace di cambiare le cose e i rapporti di forza, ma è usato per legittimare la carriera, il potere personale, l’ascesa di questi imprenditori della paura. Qui stiamo raggiungendo l’apice”.
E aggiunge: “Io ricordo che 10 anni fa era Walter Veltroni a parlare di ‘insicurezza percepita’. Lui sosteneva che non c’era nessun dato di criminalità che la giustificasse e che la sinistra, però, doveva considerare la sicurezza come un problema reale. E anche allora si è scelto di non curare le ferite, cioè l’ingiustizia sociale e la povertà, ma di cavalcare e di assecondare ciò che allora era embrionale e che oggi è invece è una brutta bestia che ci sta divorando. Non si capisce Salvini senza capire almeno gli ultimi 10 anni di quello che è successo nel discorso pubblico italiano, e non solo a destra”.
Montanari chiosa: “Salvini è molto abile nel raccogliere i frutti di una piantagione che però non è così recente. Negli stadi intermedi più vicini a noi ci metterei anche Minniti. E lo dico con dolore da uomo di sinistra. Diciamo, ad esempio, la cosa più brutale, una follia anche sul piano cognitivo: perché oggi milioni di italiani pensano che per ogni nero affogato nel Mediterraneo ci sia un bianco in Italia che starà meglio? Perché nel nostro Paese il problema esiste. Esiste un problema di povertà, di una società che non funziona, di giustizia“.