I forti venti e le temperature sopra i 30 gradi facilitano il diffondersi delle fiamme. Il fumo ha raggiunto alcuni centri abitati vicini agli Urali e gli ambientalisti temono che possa accelerare lo scioglimento dei ghiacci nell’Artide
Le zone più fredde del pianeta sono colpite dagli incendi. Oltre 3,2 milioni di ettari di foresta stanno bruciando in Russia: le regioni più colpite sono quelle di Krasnoyarsk e Irkutsk, in Siberia, e la Yakuzia, nell’estremo nord-est. Alcuni incendi hanno riguardato una superficie grande quasi quanto 100mila campi da calcio o l’intera Lanzarote. In Alberta, in Canada, un incendio è stato superiore a 300mila piazzole.
I forti venti e le temperature sopra i 30 gradi facilitano il diffondersi delle fiamme. Il fumo ha raggiunto alcuni centri abitati vicini agli Urali e gli ambientalisti temono che possa accelerare lo scioglimento dei ghiacci nell’Artide. “La situazione con incendi boschivi nella parte orientale del paese ha da tempo cessato di essere un problema locale delle regioni della Siberia e dell’Estremo Oriente ed è diventata un disastro ambientale in tutto il paese”, afferma Greenpeace Russia.
The #wildfires in Siberia are a real #ClimateEmergency https://t.co/Pa1CbHs705
— Copernicus EU (@CopernicusEU) July 31, 2019
Le zone colpite – Secondo l’associazione ambientalista, l’area coperta da incendi boschivi in questa stagione ha già superato gli 11 milioni di ettari e ogni giorno aumenta di centinaia di migliaia di ettari. I vigili del fuoco non intervengono in molti incendi perché si sviluppano in zone remote, le cosiddette “aree di controllo“, dove spegnere le fiamme risulta troppo costoso e pericoloso: sono il 90% delle aree in fiamme e vengono tenute sotto osservazione solo dai satelliti. Nelle zone di controllo non dovrebbero esserci insediamenti, ma gli incendi incontrollabili si stanno avvicinando sempre più ai villaggi abitati.
L’allarme di Greenpeace – “Il cambiamento climatico porta alle conseguenze più inaspettate e spiacevoli quando stiamo annegando e bruciando allo stesso tempo. Per evitare scenari catastrofici, è necessario ridurre le emissioni di gas serra: fermare la combustione di petrolio, carbone, gas, prevenire gli incendi, ripristinare le foreste, cambiare le abitudini delle persone legate allo spreco di risorse del pianeta”, afferma Vladimir Chuprov, capo del programma energetico di Greenpeace in Russia. E lancia l’allarme: “La prossima inondazione nella regione di Irkutsk – prosegue – è molto probabilmente associata a un calore anomalo nel territorio di Krasnoyarsk, nel nord della regione di Irkutsk e in altre aree della Siberia orientale e occidentale, dove ora scoppiano incendi boschivi. La causa del caldo è il cosiddetto anticiclone bloccante, enormi masse di aria calda, che “bloccano” il territorio per la penetrazione di aria più fredda e più umida. Di conseguenza, le precipitazioni che avrebbero dovuto cadere nel Territorio di Krasnoyarsk arrivano come piogge anomale alla periferia di questo anticiclone bloccante “.
Hundreds of #wildfires have broken out in #Siberia, some of which can be seen in this 28 July @CopernicusEU #Sentinel3 image. Almost 3 million hectares of land are estimated to have been affected, according to Russia’s Federal Forestry Agency. Read more: https://t.co/7ojjCRaqrc pic.twitter.com/6wnw6Cq8wk
— ESA EarthObservation (@ESA_EO) July 30, 2019
Il rischio di inquinamento a livello mondiale – L’emergenza va oltre la Russia: secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale, oltre alla minaccia diretta della combustione, gli incendi scatenano nell’atmosfera anche inquinanti nocivi tra cui gas tossici come monossido di carbonio, ossidi di azoto e composti organici non metanici. Particelle e gas derivanti dalla combustione della biomassa possono essere trasportati su lunghe distanze, influenzando la qualità dell’aria anche in regioni lontane. Dall’inizio di giugno ci sono stati più di 100 incendi di lunga durata nel circolo polare artico, che hanno emesso nell’atmosfera 50 megatonnellate di biossido di carbonio, l’equivalente emissioni annue totali della Svezia. Un numero più alto di quanto sia stato rilasciato dagli incendi dell’Artico nello stesso mese tra il 2010 e il 2018 messi insieme.
Il cambiamento climatico – Gli incendi, inoltre, rilasciano anidride carbonica nell’atmosfera, contribuendo così al riscaldamento globale. Ad esempio, ricorda l’Organizzazione meteorologica mondiale, i megafire del 2014 in Canada hanno bruciato più di 7 milioni di acri di foresta, rilasciando nell’atmosfera più di 103 milioni di tonnellate di carbonio, la metà di quanto tutte le piante e gli alberi in Canada assorbano in genere in un intero anno. La parte settentrionale del mondo si sta così riscaldando più velocemente del resto del pianeta. Il calore sta asciugando le foreste e le sta rendendo più suscettibili al fuoco.