“Quando sono stato fulminato sono stato fulminato sono stato preda di pensieri molto, molto cupi. Da bomba di energia quale ero, mi sono ritrovato ad essere semi paralizzato“. A rivelarlo è Clemente Mimun, il direttore del Tg5 che si è raccontato in un’intervista a cuore aperto al Giornale, in cui ha parlato dopo molto tempo dell’ictus che lo colpì il 24 giugno del 2011, di cui ancora affronta le conseguenze. “Sono arrabbiato e non riesco a rassegnarmi. Non penso a quello che mi è rimasto, penso a quello che ho perso. E quando sento quelli che ringraziano Dio mi chiedo di che cosa lo dovrei ringraziare”, dice Mimun.
Il giornalista ha infatti la parte sinistra del corpo che non funziona più come prima: “È ovvio che se penso al mio amico Lamberto Sposini dovrei sentirmi fortunato, ma io resto furibondo per lui. E per me”. Però, prosegue, “la testa mi funziona ancora come prima, mi consente di lavorare e questa è la cosa più importante”. Primo giornalista italiano ad aver diretto nella sua carriera quattro differenti telegiornali (Tg2, Tg1, Rai Parlamento e dunque il Tg5), Mimun dice di non aver mai preso in considerazione l’ipotesi di lasciare il lavoro: “Figuriamoci. Al mio risveglio dall’ictus ho chiamato l’azienda per chiedere di essere sostituito alla direzione del Tg. Come risposta mi è stato spedito un computer per fare le riunioni via Skype… Io ho il culto del lavoro – sottolinea Mimun -, è la mia passione, non ne posso fare a meno. Alla mattina mi alzo contento perché so che andrò a lavorare. Faccio così da quando avevo 17 anni, mi piaceva da redattore, inviato, direttore”, conclude.