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Dalle zanzare virus che colpisce il cervello, facciamo chiarezza: “Potrebbe dare origine a epidemie, va monitorato. Ma in Italia il rischio è solo potenziale”

Il direttore del reparto di Malattie infettive del Policlinico di Milano Andrea Gori, lo specifica: in Italia, come negli Usa, abbiamo una serie di sistemi di sorveglianza per questi virus molto attivi soprattutto nelle zone del delta del Po, le zone più paludose e in cui sono stati riscontrati i principali casi di piccole epidemie. “In Italia è tutto ben controllato, il nostro è un sistema all’avanguardia - continua Gori - L’obiettivo non è registrare e catalogare il numero di casi umani ma allertare e intervenire prima che si verifichino”

di Kevin Ben Alì Zinati

L’allarme arriva dalla Florida: attenzione alle zanzare infette che trasportano un virus potenzialmente mortale. Si chiama Encefalite Equina dell’Est e può colpire anche l’uomo. Il sistema di sorveglianza per il controllo e la prevenzione delle malattie dello Stato americano ha evidenziato una situazione anomala con un numero di polli “sentinella” infetti più alto del normale. Questo ha alzato il rischio di contagio per l’uomo e così nelle ultime ore è scattata l’allerta. Ad oggi, nel 2019, non ci sono ancora casi di passaggio, per puntura, all’essere umano ma negli Usa l’Encefalite Equina ha fatto registrare una media di 7 casi all’anno a partire dal 2008. In Italia invece non ci sono casi e i sistemi di sorveglianza non hanno dato nessun segnale. “Per noi il rischio non è vicino”.

La malattia

Non è una malattia nuova. L’Encefalite Equina è conosciuta da tempo e ha sempre dato un numero di casi modesto. “Ma è una malattia che potenzialmente potrebbe dare origini a epidemie per cui è una di quelle per le quali la sorveglianza è importantissima” spiega il dottor Andrea Gori, direttore del reparto Malattie Infettive del Policlinico di Milano. Il virus nell’uomo può avere due decorsi e quindi due sintomatologie differenti. Può contagiare in modo lieve e “paucisintomatico”, ovvero con febbre, mal di testa, nausea, artromialgie e normali sindromi simil-influenzali che svaniscono da soli” oppure, in casi più gravi, può avere conseguenze neuroinvasive. “Significa che i sintomi diventano molto più importanti – continua Gori – Si ha la compressione del sistema nervoso centrale, cefalea intensa, vomito. La persona inizia ad avere problemi di concentrazione, disorientamento spazio-temporale. Da qui poi la situazione può evolvere in maniera più grave verso il coma e la morte”.

 

Nell’uomo

Al momento non sappiamo perché una persona infetta da Encefalite Equina sviluppi una febbricola che si risolve da sola piuttosto che una forma neurologica che porta alla morte. Spesso però molto dipende dalla predisposizione della persona. Questo perché, continua il dottor Gori, “le caratteristiche genetiche di ognuno di noi modulano la gravità dell’infezione e ciascuno risponde in maniera diversa”. L’unica certezza dell’Encefalite Equina è che attacca il cervello. “Il virus ha quello che si definisce un tropismo per il sistema nervoso centrale, si stanzia lì. Alcuni riescono a reagire e a bloccare il virus prima che possa fare danni, altri invece hanno maggior predisposizione a sviluppare forme gravi”.

 

In Italia

La domanda è: può arrivare da noi? Finora non ci sono stati casi né segnalazioni. La situazione quindi è tranquilla. Il problema, tuttavia, come specifica Gori, non è il virus ma il vettore. Ovvero le zanzare. In Italia per esempio non abbiamo la specie che diffonde la Malaria perché il vettore è stato eliminato con operazioni di bonifica. Le zanzare che trasmettono l’Encefalite Equina sono di due tipi: una è la Culex, diffusa in tutto il mondo, e la Aedes (la zanzara tigre): in Italia le abbiamo entrambe. “A seconda della specie c’è una specificità di trasmissione del patogeno. La Culex trasmette la West Nile Fever e infatti in Italia abbiamo casi, la Aedes trasmette la Zika e ne abbiamo avuti esempi. Il virus dell’Encefalite Equina è trasmesso da questi due generi per cui potenzialmente è trasmissibile in Italia perché abbiamo il vettore”. Dalla potenzialità di un rischio all’allarmismo generale, però, il passo è molto lungo: “Non c’è stata alcuna segnalazione nei nostri sistemi di sorveglianza. È un rischio potenziale ma non reale”. Il direttore del reparto di Malattie infettive del Policlinico di Milano lo specifica: in Italia, come negli Usa, abbiamo una serie di sistemi di sorveglianza per questi virus molto attivi soprattutto nelle zone del delta del Po, le zone più paludose e in cui sono stati riscontrati i principali casi di piccole epidemie. “In Italia è tutto ben controllato, il nostro è un sistema all’avanguardia – continua Gori – L’obiettivo non è registrare e catalogare il numero di casi umani ma allertare e intervenire prima che si verifichino”.

 

Come si diffonde

Il virus dell’Encefalite Equina si diffonde attraverso le zanzare. Tendenzialmente il contagio è in altri animali, per lo più uccelli. È stato scoperto però che può infettare gli equini e anche l’uomo. Il problema della sua diffusione, spiega il dottor Andrea Gori, non è tanto la zanzara “quanto la migrazione degli uccelli. Le zanzare infatti non migrano ma colonizzano gli uccelli migratori che poi si spostano e trasportano il virus”. Non tutti gli ambienti sono favorevoli alla proliferazione delle zanzare: ci devono essere le giuste condizioni ambientali e climatiche. Certo è che l’aumento delle temperature può cambiare gli scenari legati alle patologie: “Il climate change è un dato molto chiaro e per questo non è impossibile trovare zanzare dove prima magari non c’erano”.

I numeri

Il Centro per il controllo e la prevenzione di malattia della Florida ha messo in mostra che il 2012 è stato l’anno con il più alto numero di infetti umani, con 15 casi. Da allora la media annuale è stata di 7 casi, nel 2018 sono stati 6 con un solo decesso. Tra il 2009 e il 2018 lo Stato con la più alta incidenza è la Florida (13), da dove è partito l’allarme, seguito dal Massachussets (10) e dallo stato di New York con (8). Il numero più preoccupa è il tasso di mortalità, intorno al 30%, a fronte tuttavia di un numero molto limitati di casi. “Poiché il virus dà anche una sintomatologia scarsa e non grave è impossibile sapere con certezza le reali stime di infezioni e morti – chiude il dottor Andrea Gori – Sappiamo quello delle infezioni gravi ma non quello totale, che possiamo comunque stimare intorno al 30%, a fronte di un 70% con forme asintomatiche e quindi non mortali”. Secondo il Dipartimento di sanità della Florida le persone più a rischio sono gli over50 e degli under15. Ritengono inoltre che l’infezione, una volta presa e smaltita, dia immunità per tutta la vita contro la reinfezione.

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