Fumata nera alla Camera per l’avvio dell’iter di una legge sull’eutanasia. Le commissioni Giustizia e Affari sociali, riunite per trovare una sintesi su un testo base, non hanno trovato un’intesa tra le posizioni divergenti sul tema sia all’interno della maggioranza che tra le opposizioni. Il dibattito nella II e XII commissione è comunque ripreso in vista della nuova udienza della Consulta sul caso Cappato, programmata per il 24 settembre, data che la Corte costituzionale ha fissato come termine ultimo per riempire il “vuoto normativo costituzionalmente illegittimo”. Proprio in riferimento al caso Cappato, il Comitato Nazionale di Bioetica ha diffuso ieri un suo primo parere, favorevole, sul suicidio medicalmente assistito, nel quale specifica che è diverso dall’eutanasia.

Il capolinea del 24 settembre era stata fissato nell’ottobre scorso dalla Corte costituzionale, prima di emettere la sentenza sul caso di Marco Cappato nell processo per la morte di Dj Fabo, che aveva aperto la questione della “sospetta illegittimità costituzionale dell’art. 580 del codice penale”, cioè il reato di istigazione al suicidio. Durante questi mesi però, la commissione ha continuato a rimandare.

Valeria Imbrogno, la compagna di Dj Fabo, in un’intervista pubblicata da Rolling Stone il 30 luglio, ha detto che “il fatto che il Parlamento non si sia ancora pronunciato è una vergogna”. Del parere espresso dal Comitato Nazionale di Bioetica si è invece detta soddisfatta. “Non era per nulla scontato che andasse così – ha commentato – mi pare un significativo riconoscimento della dignità della sofferenza delle persone”. Del compagno Imbrogno ricorda “la sua fatica di vivere e la sua sofferenza (che erano) erano insopportabili”, ma nonostante le difficoltà ha detto che “la consapevolezza che aver reso pubblica la nostra storia stia avendo degli effetti” è comunque gratificante.

Intanto il senatore di Identità e Azione Gaetano Quagliarello ha proposto la redazione di una lettera “multipartisan” di parlamentari da inviare ai presidenti di Senato e Camera, Maria Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico, affinché sia il Parlamento a discutere del fine vita in tempo utile prima dell’udienza della Corte Costituzionale del prossimo 24 settembre. “Il tempo che ci separa dall’udienza del 24 settembre – spiega il senatore – è limitato ma non certo insufficiente perché il Parlamento dia fattivamente prova di voler ottemperare alle proprie responsabilità, con le determinazioni che scaturiranno dal libero confronto democratico, senza lasciare che ad assumersele siano altri, il cui eventuale sentenziare vincolerebbe peraltro le Assemblee rappresentative non solo per la presente legislatura ma anche per quelle a venire”. Anche la senatrice di Unione di Centro Paola Binetti ha espresso le stesse preoccupazioni: “Tutto è rimandato a settembre con il rischio tutt’altro che remoto che a questo punto sia la Corte a sostituirsi al parlamento e sia lei a deliberare in una materia così delicata”. “Il comitato ristretto delle commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera – afferma – complice l’atteggiamento di alcune forze di opposizione come il Pd, non è riuscito a trovare la formula giusta per dire contemporaneamente No al suicidio assistito, Si alle cure palliative”.

Già lo scorso 4 luglio Marco Cappato e Mina Welby avevano organizzato un presidio prima alla sede del Partito democratico a Roma, poi al Ministero dello Sviluppo economico, per sollecitare una risposta del segretario del Pd Nicola Zingaretti e del leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio. Sulla stessa linea è anche l’appello dell’associazione Luca Coscioni, che, citando un sondaggio Swg, sostiene in un video diffuso il 29 luglio, che “il 93% degli italiani” sia a favore dell’eutanasia e invita a presentarsi in piazza il 19 settembre per chiedere risposte al Parlamento. Cappato ha commentato così la mancata redazione del testo: “Nonostante la mancata intesa comunque il Parlamento dovrà intervenire; a questo punto lo farà dopo l’udienza della Consulta.”. “La Consulta – ha aggiunto – dovrà decidere sull’incostituzionalità dell’articolo 580, ma aveva dato al Parlamento la possibilità di fare prima una legge, partendo dai rilievi espressi. Se la Consulta dovesse confermare il principio dell’incostituzionalità dell’articolo 580 a settembre – ha aggiunto – il Parlamento dovrebbe comunque intervenire con una legge per definire le condizioni di accesso all’aiuto al suicidio”.

Del resto, il parere del Comitato Nazionale di Bioetica nasce con l’intento “di dare informazioni chiare sui pro e i contro un’eventuale legislazione sul suicidio assistito – ha spiegato il presidente Lorenzo D’Avack – non dunque un’apertura alla legalizzazione del suicidio assistito, ma piuttosto un valido strumento per indicare nodi, criticità e ed elementi positivi al legislatore, che potrebbe avere un approccio favorevole ma anche contrario”. Il testo, che contiene sei “raccomandazioni” che dovranno servire al legislatore come linee guida, era stato approvato dal Comitato durante la Plenaria del 18 luglio.

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