Libra, la criptovaluta alla quale Facebook sta lavorando e che nei progetti del social network dovrebbe essere lanciata il prossimo anno, potrebbe non vedere mai la luce. Lo ha reso noto la stessa società nella sezione dei fattori di rischio dei conti trimestrali al 30 giugno scorso, pubblicati il 24 luglio. Le motivazioni che potrebbero portare all’abbandono del progetto, fortemente contestato dal governo degli Stati Uniti e le cui ipotesi sono passate a uno stretto vaglio da numerose autorità di controllo bancarie e finanziarie in tutto il mondo, sono proprio relative all’“attento” controllo normativo. “Non vi è alcuna garanzia che Libra o i nostri prodotti e servizi associati saranno resi disponibili in modo tempestivo o per niente”, ha affermato Facebook nella sua ultima trimestrale depositata alla Securities and Exchange Commission (Sec), l’autorità che controlla le Borse e i mercati finanziari ed è l’equivalente statunitense della Consob italiana. Le leggi e i regolamenti “incerti e in evoluzione” che riguardano le criptovalute e le indagini delle autorità di vigilanza in tutto il mondo potrebbero “ritardare o impedire” il lancio di Libra, spiega la trimestrale. Facebook ha anche affermato di non avere precedenti esperienze “significative” nel settore delle criptovalute e della tecnologia blockchain, fattore critico che potrebbe “influenzare” la sua capacità di sviluppare e distribuire con successo questi strumenti. “Inoltre dovremo sostenere costi aggiuntivi in relazione alla nostra partecipazione all’Associazione Libra e allo sviluppo e alla distribuzione di prodotti e servizi associati. I nostri investimenti potrebbero non avere successo. Ognuno di questi eventi potrebbe influire negativamente sulla nostra attività, reputazione o risultati finanziari”, ha concluso il colosso di Menlo Park.
Cresce l’attenzione di governi e autorità di vigilanza – “Libra ha attirato un controllo significativo da parte dei governi e dei regolatori di più giurisdizioni e prevediamo che questo controllo continui”, ha scritto la società fondata da Mark Zuckerberg nella trimestrale. Da quando a giugno Facebook ha rivelato i piani per la realizzazione di Libra e del portafoglio di criptovalute Calibra, la società quotata al Nasdaq ha incassato le critiche negli Stati Uniti dove David Marcus, il suo manager che è responsabile del progetto Libra, è stato messo sulla graticola in alcune audizioni alla Camera e al Senato di Washington, e anche all’estero. A inizio luglio il presidente Usa Donald Trump aveva usato parole pesanti: “Non sono un fan di bitcoin e altre criptovalute, che non sono soldi e il cui valore è altamente volatile e basato sul nulla”, ha scritto in un tweet Trump. “Allo stesso modo Libra, la ‘moneta virtuale’ di Facebook, avrà poco sostegno e affidabilità. Se Facebook e altre compagnie vogliono diventare una banca devono ottenere un’autorizzazione bancaria ed essere soggette a tutte le regole bancarie, come le altre banche, sia nazionali che internazionali”. Anche il segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Steven Mnuchin, e Jerome Powell, presidente della Federal Reserve (la Banca centrale statunitense), hanno espresso le loro preoccupazioni su Libra. Analoghe riserve sono state sollevate dal ministro delle finanze francese Bruno Le Maire e dal membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea Benoit Coeure.
Le associazioni scrivono ai partner di Facebook: abbandonate il progetto – Intanto nei giorni scorsi una coalizione di gruppi di difesa dei consumatori e di organizzazioni sociali statunitensi ha esortato le 28 società membri dell’Associazione Libra, fondata in Svizzera, ad abbandonare in massa il progetto di criptovaluta di Facebook. “Chiediamo a voi come membri rispettati delle comunità aziendali, finanziarie, tecnologiche e della società civile di ritirarvi collettivamente dal progetto Bilancia”, dice una lettera aperta firmata da Open Markets Institute, Public Citizen, Revolving Door Project e dal Fondo Demand Progress Education. I firmatari hanno affermato di essere d’accordo con l’obiettivo indicato del consorzio Libra, con sede a Ginevra, di voler estendere i servizi finanziari agli 1,7 miliardi di persone nel mondo che non hanno accesso ai servizi bancari, ma hanno avvertito che “il raggiungimento di un obiettivo lodevole non dovrebbe essere scontato con un progetto i cui obiettivi sono in realtà poco chiari e la cui struttura di leadership si basa sulla paura” di essere esclusi dallo sviluppo di progetti finanziari a impatto potenzialmente globale a causa del potere di mercato di Facebook. I sottoscrittori hanno chiesto ai membri dell’Associazione Libra (che includono Visa, MasterCard, Paypal e Uber) di non essere intimiditi dal loro capofila: “Comprendiamo che Facebook è un’azienda potente e che ha in parte generato un clima di paura con il suo dominio sul mercato. Ma se vi ritirate collettivamente dal progetto, segnalerete che l’era del denaro digitale appena iniziata si baserà su regole eque e deliberazioni democratiche e non sull’intimidazione dei potenti”.
Intanto però c’è già chi usa Libra per fare business anche in Italia – La criptovaluta, però, sta già eccitando gli animi e, per il solo fatto di essere stata annunciata con grande enfasi e ripresa da tutti i media mondiali, ha fatto scattare un mercato parallelo e a oggi totalmente ingiustificato. Su numerosi siti web spuntano le pubblicità di società di transazioni finanziarie che invitano i risparmiatori a “prenotare” la futura emissione di Libra: si tratta di truffe evidenti, visto proprio il fatto che la stessa Facebook annuncia di non essere certa di riuscire a realizzare il suo progetto. Ma vi sono anche intermediari finanziari che operano nelle transazioni sulle criptovalute e utilizzano il logo di Libra per invogliare potenziali clienti a entrare nel mondo (rischioso e assai opaco) del trading sulle criptovalute esistenti. E a Milano il 25 luglio si è tenuto un workshop a pagamento “dedicato all’approfondimento di vari temi legati al progetto finanziario, alla tecnologia, ai punti di forza e ai problemi messi in campo dalla moneta virtuale Libra”.