Non è più contro ignoti l'inchiesta per l'acquisto di una palazzina a Bresso da parte dell'ex viceministro
Non è più contro ignoti l‘inchiesta per autoriciclaggio per l’acquisto di una palazzina a Bresso da parte del senatore leghista Armando Siri. L’ex viceministro, già indagato a Roma per corruzione, è stato iscritto nel registro degli indagati. All’ideologo della flat tax viene contestata la concessione di due mutui ritenuti ‘anomali’ da parte della Banca Agricola di San Marino, il primo dei quali utilizzato per l’acquisto di una palazzina a Bresso, nel milanese. Nei giorni scorsi, la Guardia di Finanza ha effettuato perquisizioni in relazione al secondo mutuo presso la Tf Holding srl e presso persone e società, anche a Verona, coinvolte nell’operazione. I pm Sergio Spadaro e Gaetano Ruta, ieri pomeriggio, hanno inoltrato al Senato una richiesta per procedere al sequestro del pc dell’esponente leghista. Siri. Si tratta di un computer che da quanto dichiarato a verbale da Marco Luca Perini, capo della sua segreteria anche lui indagato, sarebbe nella disponibilità di Siri.
I soldi sono stati concessi a due baristi milanesi come rivelato da L’Espresso. I due commercianti, secondo la ricostruzione, furono presentati al direttore generale da Perini. I due baristi hanno come principale attività immobiliare la gestione di due bar sotto la stazione della Mm di Rogoredo. Uno dei due locali è stato comprato da una società, la Metropolitan coffee and food srl che prima di trasferirsi nel paradiso fiscale del Deleware (Usa) era gestita proprio da Armando Siri. Il socio-barista della Tf Holding immobiliare si chiama Fiore Turchiarulo. Quest’ultimo avrebbe fornito come garanzia oltre alla propria società (circa 80mila euro), il ricavato per l’affitto di un altro locale già sotto ipoteca. Il prestito ottenuto era stato denunciato dall’Aif, Autorità informazione finanziaria, tra maggio e giugno scorsi, è decennale e sarebbe stato concesso senza le normali garanzie e procedure. Sulla vicenda, in generale, da mesi, sono in corso rogatorie nella Repubblica del Titano. La concessione del denaro non aveva ragioni finanziarie ma deciso dalla banca, ha rivelato, per avere “scambi e relazioni con il senatore, considerata l’importante posizione di sottosegretario“.
Nei giorni era emerso che le autorità di San Marino indagavano proprio su “prestiti di favore a elevato rischio” concessi dall’istituto: 750mila euro “intascati” tra ottobre e gennaio scorsi, quando era ancora esponente del governo gialloverde, e altri 600mila ottenuti tre mesi fa dal commerciante a lui collegato. Questi finanziamenti sono stati considerati “contrari ai principi di sana e prudente gestione del reddito” dagli ispettori della Banca Centrale di San Marino e dell’Agenzia anti-riciclaggio (Aif), che dopo le verifiche hanno deciso di segnalare l’intero dossier alla magistratura milanese. Che proprio un mese fa aveva aperto una inchiesta per autoriciclaggio.