Il combustibile esaurito presente in Italia va inviato all’estero e si tratta di un problema da “risolvere con urgenza”. Soprattutto per quanto riguarda le 13 tonnellate stoccate presso il deposito Avogadro di Saluggia, in provincia di Vercelli. Parliamo dell’area dove, a maggio 2019, sono stati trovati alcuni fusti interrati, in seguito agli scavi eseguiti da Arpa Piemonte, incaricata dalla Procura di Vercelli con funzioni di polizia giudiziaria, che sta completando la caratterizzazione.
A raccontare le ragioni dell’urgenza sono stati, nel corso di un’audizione davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, il direttore dell’Ispettorato per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin), Maurizio Pernice, e il vice direttore vicario, Lamberto Matteocci. Ma il combustibile da inviare all’estero, ossia quello non ancora processato e che dopo il trattamento diventa rifiuto radioattivo, è anche in altri siti: ci sono 1,7 tonnellate all’Itrec di Rotondella (Matera) e 0,7 tonnellate presso il centro di ricerca di Ispra (Varese). Non si tratta solo di capire se altri Paesi sono disponibili a farsene carico, ma anche di decidere quale debba essere la loro destinazione finale, una volta pronto il deposito nazionale. Deposito dove, si prevede, saranno stoccati per un massimo di 50 anni i rifiuti ad alta attività, ossia quelli che perdono la radioattività in migliaia di anni e che, per essere sistemati definitivamente, richiedono la disponibilità di un deposito geologico di profondità.
IL DEPOSITO AVOGADRO NON È SICURO – I dirigenti dell’Isi hanno spiegato, in particolare rispetto al deposito Avogadro, come lo stoccaggio nel sito “non dia tutte le garanzie di sicurezza richieste a livello internazionale, considerando sia la vetustà dell’impianto, sia anche il protrarsi dei tempi di permanenza del materiale radioattivo”. Rispetto alle barre presenti alla Itrec “al momento – hanno sottolineato – non esistono processi consolidati di ritrattamento che possano offrire adeguate garanzie”. Si sta optando, quindi, per lo stoccaggio a secco presso il sito. In riferimento al reattore di Ispra, invece, “la situazione – è stato annunciato in Commissione – si risolverà attraverso l’accordo transattivo stretto tra il governo italiano e la Commissione europea”.
LA RICERCA DI ACCORDI BILATERALI – Riguardo a questo, proprio martedì 30 luglio, sempre in Commissione Ecomafie, il sottosegretario al Ministero dello Sviluppo economico, Davide Crippa, ha spiegato che a gennaio scorso si è concordato di apportare una modifica allo schema di Programma Nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi, non ancora approvato. L’obiettivo è quello di garantire che lo smaltimento in sicurezza dei rifiuti radioattivi italiani possa avvenire sia nel territorio nazionale “sia, parzialmente, anche in impianti di smaltimento situati in uno stato membro dell’Unione europea o in un Paese terzo sulla base di preventivi accordi conclusi con gli stessi”. Questa modifica potrà consentire l’avvio di contatti con Paesi esteri per capire, attraverso un’analisi costi-benefici, se sia più conveniente trasferire i rifiuti ad alta attività nel nostro deposito o gestirli attraverso contratti internazionali. Una strada indicata, tra l’altro, anche nella bozza di risoluzione depositata agli inizi di luglio in Commissione Industria al Senato da Gianni Girotto, portavoce a Palazzo Madama del Movimento 5 Stelle.
LA FRANCIA CHIEDE GARANZIE ALL’ITALIA – Una strada, però, non percorribile con tutti i Paesi. In merito agli accordi con la Francia per il trattamento di combustibile esaurito proveniente da ex centrali nucleari italiane, per esempio, al momento sono state trasportate dall’Italia circa 222 tonnellate, ma restano da effettuare tre trasporti dal Deposito Avogadro (ossia proprio le 13 tonnellate di cui parla l’Isin). Secondo quanto dichiarato da Crippa, dalle interlocuzioni con la Francia è emerso che già l’esecuzione di questi ultimi trasporti “è subordinata da parte francese a precise garanzie del Governo italiano di ripresa in carico dei rifiuti”, una volta che sarà pronto il deposito nazionale. Tant’è che un nuovo incontro tecnico tra le parti avverrà, si è concordato, non appena sarà approvato il Programma Nazionale e verrà pubblicata la Cnapi, la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee a ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, in modo da fornire le necessarie rassicurazioni al governo francese. Più facile a dirsi che a farsi. Perché è proprio il ritardo nella pubblicazione della Cnapi che ha bloccato fin qui l’adozione del programma.
LA CNAPI – Crippa ha riferito che si prevede di concludere l’iter necessario alla pubblicazione della Carta tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020. Il nulla osta verrà dato separatamente da Ministero dello Sviluppo economico e Ministero dell’Ambiente, poiché potranno essere formulati eventuali rilievi di rispettiva competenza. A valle dei nulla osta, la Sogin (la società pubblica responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi che costruirà anche il deposito, ndr) potrà di conseguenza provvedere alla pubblicazione della Carta sul proprio sito web e su quotidiani a diffusione nazionale.
Ad oggi, però, i ritardi accumulati nella pubblicazione della Cnapi, dovuti anche ai tempi di attesa per un aggiornamento da parte dell’Isin rispetto alla sismicità delle aree con uno studio chiesto nel 2015 alla Sogin, hanno portato la Corte di giustizia Ue, l’11 luglio scorso, ad accogliere il ricorso della Commissione europea contro l’Italia. Non solo. Ci sono ritardi, come spiegato da Girotto a ilfattoquotidiano.it, ancora più gravi, ossia “quelli per la messa in sicurezza dei siti già esistenti”.
Alla Commissione Ecomafie, il sottosegretario Crippa ha spiegato di aver istituito, presso il Ministero dello Sviluppo economico, un tavolo permanente per il monitoraggio delle attività di decommissioning delle installazioni nucleari della Sogin, a cui partecipano anche rappresentanti di Ministero dell’Ambiente, Isin, Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) e Sogin. Un’iniziativa, ha dichiarato, “presa anche in considerazione del fatto che la commessa nucleare nel suo complesso, sulla base dell’attuale stato di avanzamento, ha accumulato nei diversi anni significativi ritardi con conseguente e continua crescita dei tempi e dei costi del programma della Sogin”.
LE DIFFICOLTÀ DELL’ISIN – I dirigenti dell’Isin hanno infine evidenziato una serie di difficoltà dell’istituto, tra cui il limitato numero di personale tecnico a fronte della quantità, importanza e delicatezza delle funzioni da svolgere e la limitata disponibilità di personale con competenze amministrative. “Auspico che Isin – ha commentato il presidente della Commissione Ecomafie, Stefano Vignaroli – venga presto messa nelle condizioni di essere pienamente operativa e che la Cnapi e il Programma Nazionale arrivino il prima possibile, come presupposto anche per inviare all’estero il combustibile esaurito ancora presente in Italia”. Per Vignaroli “tutte queste azioni garantirebbero una maggiore sicurezza sul piano della gestione dei rifiuti radioattivi nel nostro Paese e contribuirebbero a ridurre le legittime preoccupazioni dei cittadini”.
Ambiente & Veleni
Nucleare: ritardi, accordi mancanti e strutture incomplete. Le 15 tonnellate di combustibile esaurito che l’Italia non riesce a esportare
A raccontare le ragioni dell'urgenza sono stati il direttore dell’Ispettorato per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin), Maurizio Pernice, e il vice direttore vicario, Lamberto Matteocci. Non si tratta solo di capire se altri Paesi sono disponibili a farsene carico, ma anche di decidere quale debba essere la loro destinazione finale, una volta pronto il deposito nazionale
Il combustibile esaurito presente in Italia va inviato all’estero e si tratta di un problema da “risolvere con urgenza”. Soprattutto per quanto riguarda le 13 tonnellate stoccate presso il deposito Avogadro di Saluggia, in provincia di Vercelli. Parliamo dell’area dove, a maggio 2019, sono stati trovati alcuni fusti interrati, in seguito agli scavi eseguiti da Arpa Piemonte, incaricata dalla Procura di Vercelli con funzioni di polizia giudiziaria, che sta completando la caratterizzazione.
A raccontare le ragioni dell’urgenza sono stati, nel corso di un’audizione davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, il direttore dell’Ispettorato per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin), Maurizio Pernice, e il vice direttore vicario, Lamberto Matteocci. Ma il combustibile da inviare all’estero, ossia quello non ancora processato e che dopo il trattamento diventa rifiuto radioattivo, è anche in altri siti: ci sono 1,7 tonnellate all’Itrec di Rotondella (Matera) e 0,7 tonnellate presso il centro di ricerca di Ispra (Varese). Non si tratta solo di capire se altri Paesi sono disponibili a farsene carico, ma anche di decidere quale debba essere la loro destinazione finale, una volta pronto il deposito nazionale. Deposito dove, si prevede, saranno stoccati per un massimo di 50 anni i rifiuti ad alta attività, ossia quelli che perdono la radioattività in migliaia di anni e che, per essere sistemati definitivamente, richiedono la disponibilità di un deposito geologico di profondità.
IL DEPOSITO AVOGADRO NON È SICURO – I dirigenti dell’Isi hanno spiegato, in particolare rispetto al deposito Avogadro, come lo stoccaggio nel sito “non dia tutte le garanzie di sicurezza richieste a livello internazionale, considerando sia la vetustà dell’impianto, sia anche il protrarsi dei tempi di permanenza del materiale radioattivo”. Rispetto alle barre presenti alla Itrec “al momento – hanno sottolineato – non esistono processi consolidati di ritrattamento che possano offrire adeguate garanzie”. Si sta optando, quindi, per lo stoccaggio a secco presso il sito. In riferimento al reattore di Ispra, invece, “la situazione – è stato annunciato in Commissione – si risolverà attraverso l’accordo transattivo stretto tra il governo italiano e la Commissione europea”.
LA RICERCA DI ACCORDI BILATERALI – Riguardo a questo, proprio martedì 30 luglio, sempre in Commissione Ecomafie, il sottosegretario al Ministero dello Sviluppo economico, Davide Crippa, ha spiegato che a gennaio scorso si è concordato di apportare una modifica allo schema di Programma Nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi, non ancora approvato. L’obiettivo è quello di garantire che lo smaltimento in sicurezza dei rifiuti radioattivi italiani possa avvenire sia nel territorio nazionale “sia, parzialmente, anche in impianti di smaltimento situati in uno stato membro dell’Unione europea o in un Paese terzo sulla base di preventivi accordi conclusi con gli stessi”. Questa modifica potrà consentire l’avvio di contatti con Paesi esteri per capire, attraverso un’analisi costi-benefici, se sia più conveniente trasferire i rifiuti ad alta attività nel nostro deposito o gestirli attraverso contratti internazionali. Una strada indicata, tra l’altro, anche nella bozza di risoluzione depositata agli inizi di luglio in Commissione Industria al Senato da Gianni Girotto, portavoce a Palazzo Madama del Movimento 5 Stelle.
LA FRANCIA CHIEDE GARANZIE ALL’ITALIA – Una strada, però, non percorribile con tutti i Paesi. In merito agli accordi con la Francia per il trattamento di combustibile esaurito proveniente da ex centrali nucleari italiane, per esempio, al momento sono state trasportate dall’Italia circa 222 tonnellate, ma restano da effettuare tre trasporti dal Deposito Avogadro (ossia proprio le 13 tonnellate di cui parla l’Isin). Secondo quanto dichiarato da Crippa, dalle interlocuzioni con la Francia è emerso che già l’esecuzione di questi ultimi trasporti “è subordinata da parte francese a precise garanzie del Governo italiano di ripresa in carico dei rifiuti”, una volta che sarà pronto il deposito nazionale. Tant’è che un nuovo incontro tecnico tra le parti avverrà, si è concordato, non appena sarà approvato il Programma Nazionale e verrà pubblicata la Cnapi, la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee a ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, in modo da fornire le necessarie rassicurazioni al governo francese. Più facile a dirsi che a farsi. Perché è proprio il ritardo nella pubblicazione della Cnapi che ha bloccato fin qui l’adozione del programma.
LA CNAPI – Crippa ha riferito che si prevede di concludere l’iter necessario alla pubblicazione della Carta tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020. Il nulla osta verrà dato separatamente da Ministero dello Sviluppo economico e Ministero dell’Ambiente, poiché potranno essere formulati eventuali rilievi di rispettiva competenza. A valle dei nulla osta, la Sogin (la società pubblica responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi che costruirà anche il deposito, ndr) potrà di conseguenza provvedere alla pubblicazione della Carta sul proprio sito web e su quotidiani a diffusione nazionale.
Ad oggi, però, i ritardi accumulati nella pubblicazione della Cnapi, dovuti anche ai tempi di attesa per un aggiornamento da parte dell’Isin rispetto alla sismicità delle aree con uno studio chiesto nel 2015 alla Sogin, hanno portato la Corte di giustizia Ue, l’11 luglio scorso, ad accogliere il ricorso della Commissione europea contro l’Italia. Non solo. Ci sono ritardi, come spiegato da Girotto a ilfattoquotidiano.it, ancora più gravi, ossia “quelli per la messa in sicurezza dei siti già esistenti”.
Alla Commissione Ecomafie, il sottosegretario Crippa ha spiegato di aver istituito, presso il Ministero dello Sviluppo economico, un tavolo permanente per il monitoraggio delle attività di decommissioning delle installazioni nucleari della Sogin, a cui partecipano anche rappresentanti di Ministero dell’Ambiente, Isin, Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) e Sogin. Un’iniziativa, ha dichiarato, “presa anche in considerazione del fatto che la commessa nucleare nel suo complesso, sulla base dell’attuale stato di avanzamento, ha accumulato nei diversi anni significativi ritardi con conseguente e continua crescita dei tempi e dei costi del programma della Sogin”.
LE DIFFICOLTÀ DELL’ISIN – I dirigenti dell’Isin hanno infine evidenziato una serie di difficoltà dell’istituto, tra cui il limitato numero di personale tecnico a fronte della quantità, importanza e delicatezza delle funzioni da svolgere e la limitata disponibilità di personale con competenze amministrative. “Auspico che Isin – ha commentato il presidente della Commissione Ecomafie, Stefano Vignaroli – venga presto messa nelle condizioni di essere pienamente operativa e che la Cnapi e il Programma Nazionale arrivino il prima possibile, come presupposto anche per inviare all’estero il combustibile esaurito ancora presente in Italia”. Per Vignaroli “tutte queste azioni garantirebbero una maggiore sicurezza sul piano della gestione dei rifiuti radioattivi nel nostro Paese e contribuirebbero a ridurre le legittime preoccupazioni dei cittadini”.
Articolo Precedente
Clima, così un’azienda americana del gas ha fatto propaganda contro le rinnovabili
Articolo Successivo
Artico, in fiamme oltre 3,2 milioni di ettari di foresta tra Siberia e Yakuzia. Greenpeace: “Disastro ambientale”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Trump e Putin al telefono per un’ora e mezzo. “Via ai negoziati sull’Ucraina”. Il presidente Usa riceve un invito a Mosca, poi annuncia: “Ci vedremo in Arabia”
Media & Regime
L’agenzia AP messa al bando dalla Casa Bianca perché non cambia nome al Golfo del Messico
FQ Magazine
Top 5 della 2ª di Sanremo: Giorgia, Cristicchi, Fedez, Lauro e Corsi – Michielin piange, Show Frassica, Balti splende| Pagelle di C.Rossi
Milano, 12 feb. (Adnkronos) - Il conto in Olanda dove sono stati sequestrati i soldi versati da Massimo Moratti, nell'ambito di una truffa in cui è stato usato il nome del ministro della Difesa Massimo Crosetto, risulta intestato a più persone straniere su cui ora sono in corso gli accertamenti per verificarne l'esistenza e anche per capire eventuali collegamenti con altri soggetti. E' quanto si apprende da fonti investigative.
In particolare, da quanto emerge, sul conto olandese risultano versati i 980mila euro della truffa al presidente di Saras, soldi che il gruppo avrebbe tentato di spostare altrove, ma la tempistica non ha giocato a loro favore e il 'congelamento' del denaro è arrivato prima.
In attesa degli esiti delle rogatorie, si attendono già domani, in procura a Milano si continua a lavorare anche sui numeri telefonici usati per mettere a segno i plurimi tentativi di truffa - ora usando il nome del ministro o del suo staff - nei confronti del gotha dell'imprenditoria e della finanza.
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - Sicurezza negli stadi, contrasto alla criminalità e prevenzione dei comportamenti illeciti. Sono le tematiche al centro del tavolo presieduto dai ministri dell’Interno e per lo Sport e i giovani, Matteo Piantedosi e Andrea Abodi che hanno incontrato i presidenti di Figc Gabriele Gravina, Lega serie A, Ezio Simonelli, Lega nazionale professionisti serie B, Paolo Bedin, Lega italiana calcio professionistico, Matteo Marani, Lega nazionale dilettanti, Giancarlo Abete. Presenti anche il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, il capo della Polizia, Vittorio Pisani e il presidente dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive, Mario Improta.
La riunione è stata l’occasione per proseguire il confronto già avviato su proposte e iniziative da mettere in campo congiuntamente. L’obiettivo rimane quello di tutelare le tifoserie sane e di individuare in maniera chirurgica coloro che vanno allo stadio per attuare comportamenti criminali e violenti, assicurando un ambiente più sicuro e vivibile per tutti gli appassionati. Il tavolo ha anche discusso di azioni concrete per contrastare le scommesse illegali e per arginare il fenomeno della pirateria audiovisiva, sanzionando i fruitori dei contenuti illegali. Prossimo incontro tra un mese. Così una nota congiunta dei ministri dell'Interno e per lo Sport e i giovani.
Londra, 12 feb. (Adnkronos) - Non sarà consentito l'alcol ai Mondiali del 2034 in Arabia Saudita. Lo ha dichiarato l'ambasciatore saudita nel Regno Unito, il principe Khalid bin Bandar Al Saud. I tifosi che assisteranno al torneo non potranno trovare bevande alcoliche negli hotel, nei ristoranti o negli stadi. L'Arabia Saudita è un paese differente dal Qatar, dove l'alcol era disponibile in alcuni posti durante i Mondiali del 2022, e non ci saranno eccezioni per questo torneo. "Al momento, non consentiamo l'alcol", ha detto Al Saud a LBC.
"Ci si può divertire molto senza alcol, non è necessario al 100% e se vuoi bere dopo essere andato via, sei il benvenuto, ma al momento non abbiamo alcol. Un po' come il nostro clima, è un paese secco". L'Arabia Saudita è stata confermata come paese ospitante della Coppa del Mondo a dicembre, nonostante le preoccupazioni sui diritti umani. Alla domanda se i tifosi gay di calcio sarebbero stati al sicuro nel paese, Al Saud ha aggiunto: "Daremo il benvenuto a tutti in Arabia Saudita. Non è un evento saudita, è un evento mondiale. E in larga misura, daremo il benvenuto a chiunque voglia venire".
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - Le attiviste del Referendum Cittadinanza hanno lanciato un appello via social alle artiste e agli artisti che in questi giorni si esibiranno sul palco del Festival di Sanremo: dire Sì all’Italia che riconosce tutte le sue figlie e tutti i suoi figli direttamente dall’Ariston. La cantante Giorgia e Brunori Sas sono stati i primi a rispondere all'appello e, insieme alle attiviste di ActionAid Utibe Joseph e Kejsi Hodo, hanno cantato il celebre brano di Toto Cutugno L'Italiano.
Gli artisti, poi, hanno ricevuto in dono un ciuccio con un nastrino tricolore da portare con sé sul palco, come simbolo di tutti quei figli e figlie d'Italia che non hanno ancora il riconoscimento della cittadinanza. Il referendum cittadinanza ha ricevuto l'ok dalla Corte Costituzionale lo scorso 20 gennaio insieme agli altri 4 quesiti sul lavoro promossi dalla Cgil. Andrà al voto in primavera.
Dopo la bocciatura del quesito sull'Autonomia la sfida del quorum si fa più ardua, ed è per questo che i promotori partono proprio dal più popolare spettacolo televisivo italiano per richiamare l'attenzione del Paese sull'appuntamento referendario. Il referendum cittadinanza è stato promosso da +Europa, Possibile, Dalla Parte Giusta della Storia, ActionAid, Libera, Arci, Italiani senza Cittadinanza, Conngi, insieme a una grande rete di oltre 70 organizzazioni.
Milano, 12 feb. (Adnkronos) - La competenza territoriale si radica a Milano, da qualunque lato si inquadri la questione. Lo sostiene la Cassazione nelle motivazioni sul caso Visibilia che vede indagata, tra gli altri, la ministra del Turismo Daniela Santanchè con l'ipotesi di truffa aggravata all'Inps in relazione alla cassa integrazione nel periodo Covid. Nel provvedimento, che segue la decisione dello scorso 29 gennaio, si rigetta la richiesta della difesa di considerare singole ipotesi di truffa (e non una truffa continuata) e di radicare la competenza a Roma.
Per il collegio della seconda sezione penale presieduta da Anna Petruzzellis - chiamato a rispondere alla questione sollevata dalla giudice delle indagini preliminari di Milano Tiziana Gueli - dato che la procura meneghina ha rilevato che l'ultima erogazione dei contributi è stata pagata a un dipendente in una banca nel Milanese, "deve essere affermata la competenza territoriale del Tribunale di Milano". Nell'indagine, coordinata dai pubblici ministeri Maria Giuseppina Gravina e Luigi Luzi, risultano coinvolti 13 dipendenti delle due società indagate, Visibilia Concessionaria srl e Visibilia Editore spa, che sarebbero stati messi in cassa integrazione a zero ore senza saperlo (e quindi continuando a lavorare) causando un 'danno' di oltre 126 mila euro versati dall'Inps.
"La soluzione - si legge nella decisione della Cassazione - non cambia nel caso in cui si voglia ancorare la competenza territoriale al momento della richiesta della cassa integrazione, posto che dalla documentazione prodotta in atti risulta che la richiesta è stata inviata alla sede Inps di Milano e che sempre la sede Inps di Milano ha autorizzato la cassa integrazione". Infine, a rafforzare la competenza territoriale il fatto che "avendo le società sede a Milano, il delitto di truffa si è comunque consumato a Milano, al momento della acquisizione dell’ingiusto profitto da parte delle società, che si realizza in concomitanza con la percezione dei contributo da parte dei lavoratori". L'udienza preliminare sul caso Visibilia riprenderà come da calendario il 26 marzo prossimo.
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - L'aula della Camera ha approvato la proposta di legge recante 'modifiche alla disciplina della Fondazione Ordine costantiniano di San Giorgio di Parma'. I voti favorevoli sono stati 140, 84 quelli contrari e 3 gli astenuti.
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - "Ho visto Sanremo ieri sera, erano anni che non lo vedevo, ma sono rimasto sveglio fino alle 2 per vedermelo tutto. Mi è piaciuto per la qualità espressa, è una vetrina italiana vera. Come ha detto Jovanotti è un po’ come Natale, capodanno, carnevale". Filippo Ricci, direttore creativo della Stefano Ricci Spa, ha commentato così con l'Adnkronos la prima serata del 75esimo Festival di Sanremo e gli outfit del conduttore Carlo Conti creati dalla maison.
Che emozione è stata vedere Carlo Conti con i vostri abiti in apertura del 75esimo Festival della Canzone italiana?
"Siamo abituati a palcoscenici internazionali, ma è la prima volta che saliamo con rispetto sul palco dell'Ariston, tra l'altro con il conduttore e direttore, e quindi è stata una bella emozione. Ero un po' in apprensione che questo outfit gli tornasse bene addosso in una serata movimentata. E' fatto tutto al 100% in Italia, su misura per Carlo, e c'è stato dietro un lavoro di ricerca, insieme a lui, dei tessuti e della costruzione dei modelli in questi mesi, quindi è stato parte proattiva della ricerca e dello sviluppo degli outfit per queste cinque serate", ha spiegato Filippo Ricci.
Che idea avete avuto nello sviluppo degli outfit? Ne utilizzerà uno a serata?
"L'idea che abbiamo avuto, sin dall'inizio, è stata quella di fare un percorso di sartorialità. Noterete che sono tutti outfit abbastanza rigorosi, anche se la qualità dei tessuti conferisce un senso di morbidezza. L'idea era di dare un concetto di eleganza senza tempo perché Sanremo appartiene alla cultura del Paese. Poi ieri sera abbiamo giocato con il colore, il midnight blu, questo blu notte che è ben diverso dal classico nero, anche se ci saranno degli outfit scuri in seguito. Non conosco la sequenza, visto che la deciderà lui con il proprio staff ogni sera. Sono tutti pronti e a disposizione, con un nostro sarto dedicato dietro le quinte. Carlo ha più scelte, ma credo userà un outfit a serata perché da quello che ho visto ieri, nel movimento veloce tra uno spazio e l'altro credo che voglia mantenere un ritmo serrato per le tempistiche sceniche sue".
Quali emozioni ci sono state durante la prima serata del Festival?
"E' stato bello vedere Papa Francesco e ascoltare il suo messaggio, credo che sia la prima volta nella storia del Festival, quindi anche solo quella è stata un'immagine potente. Poi Jovanotti ha provocato una scarica d’energia positiva, da re dell'entertainment", ha spiegato il direttore creativo della Stefano Ricci Spa.
Carlo Conti era preoccupato di non riuscire a valorizzare la classe e la modernità degli smoking, ci è riuscito?
"Ci è riuscito assolutamente, ha un bel portamento, e gli ho detto 'sei proprio un bel modello'. E' un uomo che sa stare sul palcoscenico e vestire dei capi sartoriali. Quello di ieri non era un capo semplicissimo, è una giacca smoking in velluto blu, tra l'altro quello è un jersey di velluto, quindi più morbido, ma lo vestiva molto bene, con i tre pezzi, e sotto aveva un gilet in lana coordinato con il pantalone mohair. Abbiamo voluto fare proprio il tocco estremo di sartorialità con tutto il bordino in raso che è stato fatto su tutto il revere. L'idea era quella di rispettare un percorso abbastanza classico della sartorialità italiana e fiorentina, perché se si va a vedere la spalla, è una vecchia scuola fiorentina il modo di realizzarla in maniera morbida, quindi la giacca è molto leggera".
Queste sera la seconda serata con nuove sorprese?
"Gli abiti sono smoking oppure giacche da cocktail, quindi ci sarà un'alternanza dove Carlo ha possibilità di scelta anche tra cravatta o papillon. Ci hanno scritto in molti sui social, anche dall’estero a conferma di una vetrina internazionale come Sanremo, proprio per avere questa informazione, ed è molto divertente. La cosa interessante è che ci arrivano messaggi da tutto il mondo, perché è il Festival della canzone italiana, è italianissimo, ma lo guardano in America, lo guardano gli italo-americani, lo guardano in Sud America, lo guardano a Est, e comunque la visibilità internazionale è importante. Questo è un palcoscenico di italianità che richiama la musica italiana in generale ma non solo", ha spiegato Filippo Ricci la cui maison vende in tutto il mondo.
I nostri mercati principali?
"Noi produciamo tutto in Italia, ma in Italia vendiamo poco. Noi vendiamo a clienti in tutto il mondo, con le nostre 82 boutique e in Italia ne abbiamo due a Firenze dove è anche la sede dell'azienda, due a Milano, uno a Porto Cervo. Tra i mercati più importanti gli Stati Uniti, le capitali del continente europeo come Londra e Parigi, al Middle East, Dubai, fino alla Cina. A Carlo Conti abbiamo fornito tutto l'outfit, dalle scarpe, alle camicie, e abbiamo anche fatto diversi capi sportivi per le conferenze stampa e gli altri impegni del Festival. Dalle giacche in maglia sportive con le sneaker più casual e abbiamo lavorato insieme per fargli provare un po' di tessuti anche particolari"ha concluso Filippo Ricci. (di Emanuele Rizzi)