La riforma della giustizia approda in consiglio dei ministri. Nonostante le limature alla bozza però la Lega si mette di traverso. Il tema mette a confronto duramente i due vicepremier e il ministro Alfonso Bonafede. “Sto sentendo troppi no dalla Lega, mi auguro che arrivi qualche sì” dice Luigi Di Maio, a margine dell’evento per i navigator ai giornalisti che gli chiedono se accetterà un’approvazione della riforma della giustizia con la formula salvo intese. “È sicuramente una proposta che si deve approvare in consiglio dei ministri e non vedo perché la Lega si debba opporre. Sono anni che si dice che si devono ridurre i tempi dei processi. Ci siamo, approviamola”.
Matteo Salvini però punta i piedi e riferendosi al Guardasigilli ministro dice in diretta su Facebook “ci mette pure la buona volontà” ma la sua “cosiddetta riforma della giustizia è acqua”. Una critica diretta alla bozza che andrà in Cdm nel pomeriggio sottolineando che serve una riforma “vera, imponente, storica e decisiva”. Questo testo, aggiunge, “non è quello che gli italiani si aspettano“. Salvini ha bocciato su tutti i fronti la bozza definendola “una riforma che non c’è” ha detto – dopo la riunione di questa mattina con il ministro Giulia Bongiorno e gli altri esperti della Lega. “Noi abbiamo una riforma della giustizia già pronta – aggiunge il segretario federale – efficace ed incisiva, che separa le carriere, dimezza i tempi dei processi, premia chi merita e punisce chi sbaglia”. Parlando anche di fisco “è il momento del coraggio, delle grandi riforme, non delle riformine. Gli italiani non ci chiedono cosine, ci chiedono di tornare a contare”. Servono, ha detto, una “riforma fiscale coraggiosa, che metta soldi nelle tasche degli italiani, e una riforma giustizia che dimezzi i tempi dei processi”. Ecco perché la manovra dovrà essere “forte, coraggiosa e incisiva. Non è il momento della timidezza e delle mezze misure“. “Ci vediamo in cdm, non su Facebook e, forse, potrò finalmente sentire – replica Bonafede – le argomentazioni visto che in preconsiglio nessuno ha detto nulla. So, però, con certezza che la riforma dimezza i tempi dei processi, favorisce l’economia e gli investimenti, dà tempi certi a chi è coinvolto in un processo e rompe finalmente i rapporti torbidi fra magistratura e politica”. Su Facebook scrive Di Maio: “Oggi il nostro Alfonso Bonafede porta in Consiglio dei ministri una riforma epocale sulla giustizia. Una riforma che sanziona i magistrati che perdono tempo e che riduce drasticamente i tempi dei processi civili e penali rilanciando investimenti e crescita. Basta indagati a vita, chi sbaglia paga e subito. Basta aspettare anni prima di essere risarciti. Basta con le spartizioni di potere al Csm. Mi auguro nessuno pensi di bloccarla, sarebbe un grave danno al Paese“.
Che al Carroccio il testo piacesse assai poco, nonostante alcune correzioni, era noto da tempo. Al tavolo del consiglio dei ministri, al quale si rivedranno Conte, Di Maio e Salvini dopo i giorni del grande gelo per il caso Russia, i leghisti potrebbero quindi mettere a verbale il loro dissenso, già espresso in pubblico a più riprese dal ministro dell’Interno anche oggi. La riunione preparatoria del cdm si sarebbe svolta in un clima teso. Nel testo mancano due temi spinosi: intercettazioni e la separazione delle carriere invocata dalla Lega.
Il Guardasigilli, in una intervista al Corriere della Sera, aveva risposto chiaramente: “Sui tempi abbiamo introdotto termini perentori entro i quali, se un procedimento non è concluso, i magistrati saranno chiamati a rendere conto del loro operato“, da nove anni, “li abbiamo portati a sei anni. E comunque inserire in questa proposta che tocca tantissimi aspetti, dal processo civile a quello penale alla riforma del Consiglio superiore della magistratura, il tema delle intercettazioni che non incidono sui tempi della giustizia, o la separazione delle carriere che prevede modifiche costituzionali, significa affrontare altri tipi di questioni e quindi procrastinare i tempi di questa riforma. Il Paese non se lo può permettere”.
E sugli altri capitoli Bonafede, raccogliendo alcuni rilievi, ha aperto fino all’ultimo a limature. I nove anni di durata massima dei processi, ad esempio, sarebbero già stati ridotti a sei. Ed è stato anche messo a punto il meccanismo di sorteggio per i membri del Csm, con un meccanismo in due fasi che prevede l’elezione.