Progressisti contro moderati. È l’immagine che il partito democratico degli Stati Uniti ha dato durante il primo dei due dibattiti presidenziali organizzati da Cnn a Detroit, con dieci candidati. Gli altri dieci dibatteranno stasera. Dalla sanità, all’immigrazione, all’educazione, Bernie Sanders ed Elizabeth Warren hanno dovuto difendere le loro posizioni dagli attacchi dei centristi, che temono che il partito si stia spostando “troppo a sinistra”. Alla fine, più che illuminare una strategia comune contro Donald Trump, la serata si è risolta in uno scontro tutto interno, che mostra le divisioni tra i democratici e rischia di indebolire la corsa per la riconquista della Casa Bianca nel 2020.

La sanità è stata il vero centro del dibattito tra i dieci candidati. In particolare, lo è stato il “Medicare for All”, la proposta di Bernie Sanders che prevede che tutti gli americani abbiano accesso a un’assistenza sanitaria pubblica di base, sull’esempio europeo. “Milioni di americani restano non assicurati o sotto-assicurati mentre l’industria sanitaria fa milioni di dollari di profitti”, ha spiegato Sanders, che però è stato pesantemente attaccato dal terzetto di moderati presenti alla serata: il governatore del Montana Steve Bullock, il deputato dell’Ohio Tim Ryan e l’ex deputato del Maryland John Delaney, fondatore, tra l’altro, di una società di servizi sanitari.

Il “Medicare for All è un suicidio politico”, ha affermato Delaney, “una deriva verso il socialismo”. Bullock ha liquidato il piano come “una lista dei desideri economici”, che avrebbe tra l’altro effetti negativi sui lavoratori americani, cui verrebbe negata l’assistenza garantita dai loro datori di lavoro. Tim Ryan ha invece spiegato come la riforma di Sanders avrebbe effetti disastrosi sulle finanze del Paese, suggerendo anche che Sanders non la conosce davvero. Al che, il senatore del Vermont ha risposto esasperato: “Certo che la conosco. Ho scritto io quel dannato progetto”.

Elizabeth Warren, che sponsorizza il “Medicare for All”, è allora intervenuta dicendo: “Siamo democratici, non repubblicani. Non stiamo cercando di sottrarre la sanità agli americani. E dovremmo smetterla di usare gli argomenti dei repubblicani per litigare tra di noi”. Il pubblico in sala è qui scoppiato nell’applauso più fragoroso della serata. Durante il dibattito ci sono stati comunque altri momenti che hanno mostrato una netta divisione, politica e ideologica, tra le due ali del partito. È successo per esempio quando Amy Klobucher, senatrice del Minnesota, ha proposto “un approccio più pragmatico” in tema di tasse e cancellazione del debito studentesco (sia Warren che Sanders propongono una cancellazione pressoché totale del debito, il college pubblico gratuito e un forte aumento del peso fiscale sulle fasce più ricche di popolazione). “State sentendo un sacco di promesse stasera – ha affermato Klobucher – ma vi dico questo: sì, ho delle idee audaci, ma sono radicate nella realtà”.

Altro argomento di scontro è stata l’immigrazione. Se tutti i candidati democratici si sono espressi contro la politica della “zero tolleranza” di Trump, e hanno abbracciato una riforma che porti alla regolarizzazione di milioni di irregolari, ci sono state comunque posizioni e toni diversi. Pete Buttigieg, il sindaco di South Bend, e Beto O’Rourke, ex deputato del Texas, hanno spiegato di voler modificare il sistema attuale, ma hanno comunque ribadito che varcare il confine meridionale senza documenti regolari deve restare illegale. Buttigieg – che ieri sera non ha mostrato, come in altri occasioni, un profilo particolarmente brillante – sembra tra l’altro aver cambiato posizione. Se nel passato aveva detto di essere favorevole alla de-criminalizzazione, ora ha spiegato di avere una posizione più sfumata, e di voler rendere l’entrata illegale negli Stati Uniti un reato civile e non più penale.

Anche sul tema migranti si è avvertito un tono differente nelle parole di Sanders e Warren, che hanno enfatizzato la necessità di non criminalizzare chi arriva al confine meridionale. “Ho visto le madri, ho visto le gabbie per i bambini – ha detto Warren – Dobbiamo essere un Paese che vive ogni giorno i nostri valori e questo significa che non possiamo trasformare in un criminale chi arriva qui da noi”. In generale comunque tutta la serata ha mostrato una netta spaccatura tra progressisti e moderati che risponde anche a dinamiche interne allo scontro per le primarie democratiche. Il candidato dei moderati è stato sinora, naturalmente, Joe Biden. Gli altri centristi hanno quindi bisogno di visibilità per diventare l’alternativa possibile all’ex vicepresidente, e niente dà maggior visibilità che prendere di petto le posizioni dell’ala più progressista. La strategia dei vari Delaney, Klobucher e Bullock presenta però un rischio significativo: quello di alienare quei settori della base – giovani, minoranze – che sperano di trovare nella piattaforma democratica del 2020 un netto cambiamento di rotta rispetto alle politiche di Trump.

Per il resto, la prima serata di Detroit ha mostrato un appannamento di candidati come Buttigieg e O’Rourke, che per alcuni mesi hanno monopolizzato l’attenzione dei media e sono stati spesso presentati come gli “astri nascenti” del partito. Sul fronte progressista, Sanders e Warren si tengono per il momento lontani da attacchi personali e rivalità, anche se le loro posizioni e le loro basi elettorali praticamente coincidono. Anche a Detroit comunque la senatrice Warren è sembrata più capace, rispetto a Sanders, di mantenere un tono al tempo stesso equilibrato, aperto al dialogo, e appassionato. A Delaney che faceva presente la necessità di concentrarsi sui temi concreti della vita degli americani, Warren ha risposto di “non capire perché uno si assuma tutta la fatica di correre come presidente degli Stati Uniti per poi parlare solo di quello che non possiamo fare e di quello per cui non dobbiamo combattere”. Un modo, per la senatrice Warren, di combinare la concretezza dei programmi allo slancio ideale che il candidato democratico 2020 dovrebbe avere. Si replica stasera con gli altri candidati, presenti tra gli altri Joe Biden e Kamala Harris. 

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