Il testo ha ricevuto il via libera in Consiglio dei ministri e propone un nuovo approccio al tema della disabilità: strumenti e metodologie di studio non saranno più elaborati in modo “standard”, ma tagliati ad hoc per ogni studente. Soddisfatte le associazioni, anche se Anffas resta critica: "Sono rimasti alcuni aspetti non chiari, specie sul dirigente scolastico"
Famiglie protagoniste, medici specializzati nelle commissioni, gruppi per l’inclusione territoriale a supporto delle scuole. Sono solo alcune delle novità del Decreto inclusione approvato dal Consiglio dei ministri. Un nuovo approccio al tema del sostegno voluto fortemente dal ministro dell’istruzione Marco Bussetti e sostenuto dalle associazioni che si occupano di disabilità coinvolte nei mesi scorsi nel percorso che ha portato all’approvazione delle nuove regole. A cambiare è in primis l’assegnazione delle ore di sostegno che verrà decisa d’intesa con le famiglie; sussidi, strumenti, metodologie di studio non saranno più elaborati in modo “standard” ma in base al tipo di disabilità verrà fatto un piano didattico individualizzato che guarderà alle caratteristiche del singolo studente.
Tra le nuove norme viene rivista la composizione delle commissioni mediche per l’accertamento della condizione di disabilità ai fini dell’inclusione scolastica: saranno sempre presenti oltre ad un medico legale che presiede la commissione anche un medico specialista in pediatria o un neuropsichiatra e un medico specializzato. Non solo. Anche i genitori e, dove possibile, se maggiorenni, gli stessi alunni con disabilità, potranno partecipare al processo di attribuzione delle misure di sostegno. Maestri e professori dovranno abituarsi a fare i conti con i Git, i gruppi per l’inclusione territoriale formati su base provinciale: a farne parte saranno nuclei di docenti esperti che supporteranno le scuole nella redazione del Pei, il piano educativo individualizzato e nell’uso dei sostegni previsti nel piano per l’inclusione.
I Git, inoltre, avranno il compito di verificare la congruità della richiesta complessiva dei posti di sostegno che il dirigente scolastico invierà all’ufficio scolastico regionale. A livello scolastico, invece, opererà il gruppo di lavoro per l’inclusione composto dal team di docenti contitolari o dal consiglio di classe con la partecipazione dei genitori dell’alunno disabile, delle figure professionali specifiche, interne ed esterne all’istituzione scolastica che interagiscono con l’alunno stesso, nonché con il supporto dell’unità di valutazione multidisciplinare e con un rappresentante designato dall’ente locale.
Un decreto che trova il plauso delle associazioni: “Pur non avendo accolto tutte le nostre richieste – spiega Salvatore Nocera, presidente della Federazione italiana per il superamento dell’handicap-Fish – il testo approvato ha tenuto in considerazione le nostre proposte. Ora dovremo vedere i regolamenti attuativi. Le novità maggiori sono il ripristino del diritto delle famiglie di pretendere l’indicazione del numero delle ore di sostegno nel piano educativo individualizzato, cosa che il Decreto 66 aveva eliminato. La previsione di un certo numero di ore di formazione iniziale dei docenti riguardanti anche i docenti curriculari è un altro aspetto positivo. Si stabilisce il principio che anche loro devono farsi carico dell’inclusione. La precisazione che esiste il gruppo di lavoro per l’inclusione scolastica è un’altra importante novità”.
Più critico Roberto Speziale presidente nazionale dell’Anffas (Associazione nazionale delle famiglie di persone con disabilità): “Come direbbe qualcuno, nei dettagli si annida il diavolo. Il documento nella sua versione finale tiene conto di tutta una serie di miglioramenti che sono stati apportati sia in sede di Osservatorio che nel confronto con le commissioni parlamentari. Sono rimasti alcuni aspetti non chiari. È vero che siamo riusciti a reintrodurre la norma secondo cui il sostegno viene definito nel gruppo di lavoro con la partecipazione delle famiglie, cosa che era scomparsa, ma è altrettanto vero che alla fine tutto sembra appannaggio del dirigente scolastico. Nel gruppo verrebbe decisa la necessità in termini quantitativi ma alla fine sarebbe il preside a decidere. Questa criticità resta e va segnalata”.
Speziale riconosce comunque alcuni meriti al ministero: “Abbiamo molto lavorato sul tema delle composizioni delle commissioni mediche: hanno ripreso le nostre osservazioni. Finalmente vengono introdotti gli indicatori delle classificazioni delle funzioni che sono una modalità di valutazione introdotta dall’Organizzazione mondiale della sanità. È un passaggio rivoluzionario per la corretta quantificazione. L’unica criticità è che richiederanno alle famiglie il cosiddetto ‘certificato introduttivo’ che è ridondante e costringe a fare un passaggio inutile. Ora però non ci sarà più solo una valutazione medica ma una valutazione di contesto dell’alunno”.