L’estremo tentativo di Silvio Berlusconi di rilanciare Forza Italia, proponendo anche la creazione dell’Altra Italia, una federazione di centro alternativa alla sinistra e che vorrebbe creare una nuova unione all’interno del centrodestra, ha portato alla rottura con i big del partito. Giovanni Toti ha annunciato, dopo l’ultimatum di mercoledì, che la sua avventura tra i forzisti è finita: “Mi pare che ci siano le condizioni per cui ognuno vada per conto suo, è Forza Italia che esce da se stessa. Buona fortuna a tutti“. L’altra coordinatrice voluta dal fondatore, Mara Carfagna, è contrariata per il cambio delle regole al tavolo di oggi (giovedì): “Apprendo dalla stampa di un superamento delle decisioni assunte dal Presidente Berlusconi il 19 giugno innanzi ai gruppi parlamentari di Forza Italia e dell’insediamento di un coordinamento di presidenza – ha detto la vicepresidente della Camera – Coordinamento del quale nessuno mi ha chiesto di far parte e di cui non intendo far parte. È una scelta in direzione esattamente contraria alle intenzioni che mi ha manifestato Berlusconi. Credo che questo sia il modo migliore per uccidere Forza Italia e io non farò parte del comitato di liquidazione”.
Il comitato di cui parla Carfagna è quello annunciato dallo stesso Berlusconi in una nota circolata intorno alle 16 con la quale presentava il nuovo coordinamento nazionale formato da cinque membri. Giovanni Toti era già stato escluso: “Il presidente Silvio Berlusconi, preso atto che il Tavolo delle regole per il nuovo Statuto di Forza Italia ha terminato i suoi lavori e alla luce del suo esito, ha deciso la nomina di un Coordinamento di presidenza – si legge nel documento – A superamento degli incarichi conferiti in data 19 giugno, il Coordinamento sarà costituito dalla senatrice Annamaria Bernini, dalla vicepresidente della Camera dei deputati onorevole Mara Carfagna, dagli onorevoli Mariastella Gelmini, Sestino Giacomoni e dal vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani“.
Apriti cielo. Carfagna, che con l’imminente addio di Toti pregustava il ruolo di coordinatore unico del partito, si è ritirata. Il governatore ligure, come aveva già deciso, ha invece salutato i colleghi e abbandonato la formazione: “Non si ha intenzione di cambiare alcunché – ha detto il presidente della Regione Liguria – Questa avventura iniziata il 19 giugno finisce qui. La tragedia sta diventando farsa“.
Sulla stessa linea di Carfagna anche il senatore Paolo Romani, fedelissimo di Berlusconi: “L’esito della nuova rivoluzione avviata dal Presidente Berlusconi il 19 giugno, dando l’incarico a due coordinatori, Mara Carfagna e Giovanni Toti, di riscrivere le regole interne per rilanciare Forza Italia, sembra quanto mai poco chiaro – ha detto a margine della riunione – Il tavolo delle regole che doveva condividere le proposte dei coordinatori sembra aver prodotto la soppressione dei coordinatori stessi e soprattutto del percorso di rinnovamento e di ristrutturazione. Al loro posto un Coordinamento di Presidenza che nasce già monco e dalle competenze quanto meno confuse e che, privo di ogni forza innovativa, sembra avere l’unico scopo di organizzare una consultazione tutta interna dove gli unici ruoli contendibili sono puramente organizzativi. Spicca inoltre l’assenza di organismi di elaborazione e confronto sulla linea politica a dimostrazione del fatto che sembra ci si sia dimenticati completamente di quale sia il ruolo fondamentale di un partito politico: la discussione e la rappresentanza delle istanze, delle sensibilità e delle idee. Forza Italia oggi sembra non aver solo abbandonato un percorso necessario quanto entusiasmante di rinnovamento, ma aver abdicato al ruolo primario di movimento politico“.
Già in mattinata, Toti aveva liquidato la proposta lanciata mercoledì da Berlusconi di creare l’Altra Italia: “Questa non è casa mia – aveva detto – Non è il posto dove ritengo si possa cercare di ricostruire un centrodestra moderato nei toni e nei contenuti, attento al mondo produttivo che oggi ha poca attenzione da questo governo, alfiere di quelle grandi opere che restano uno dei principali problemi del Paese“. Poi la stoccata: “Una proposta di futuro non può partire dal passato. Dobbiamo abbracciare il futuro con coraggio, ripartendo dalla democrazia e dal confronto”.
“Noi non siamo equidistanti dal Pd, noi siamo gli avversari del Pd, convintamente avversari. Noi siamo il centrodestra, alleati della Lega e di FdI, e con quei partiti vogliamo tornare al governo di questo Paese e quando ci torneremo dovremo tornarci con facce nuove, idee, energie nuove, una struttura nuova, aperta e democratica – aveva aggiunto – Purtroppo non mi sembra che andiamo in questa direzione, anzi andiamo in direzione contraria. Il tempo è scaduto”.