Via libera dopo mesi di trattative a Progetto Italia, il piano di Salini per salvare Astaldi e creare un campione nazionale delle costruzioni e degli appalti con il contributo di Cassa depositi e prestiti. Il gruppo delle costruzioni Salini si è impegnato ad avviare un aumento del capitale da 600 milioni di euro per supportare il piano mentre il cda di Cdp ha dato il via libera all’intervento attraverso la controllata Cdp Equity, che si è impegnata a sottoscrivere fino a 250 milioni nell’ambito di “un aumento di capitale a condizioni di mercato”. L’aumento di Salini sarà coperto da Salini Costruttori (50 milioni), Cdp Equity (250), le banche creditrici (150) e il mercato (150).
Accanto all’aumento di Salini sono previsti un aumento di capitale da 225 milioni di Astaldi, riservato a Salini stessa, e un finanziamento da quasi un miliardo. Il finanziamento consiste in 200 milioni per le esigenze di cassa di Astaldi fino all’omologa del concordato, 384 milioni dalle banche finanziatrici, e altri 200 milioni per rifinanziarne il prestito obbligazionario.
L’assemblea straordinaria di Salini, che sarà convocata per deliberare l’aumento di capitale, sarà chiamata ad approvare modifiche allo Statuto sociale “volte a riflettere le intese fra Salini Costruttori, Salini Impregilo e Cdp Equity in merito al governo societario di Salini Impregilo”. Modifiche che prevedono, tra l’altro, una composizione fissa del consiglio di amministrazione formato da 15 componenti, la maggioranza dei quali indipendenti. Cdp Equity designerà cinque consiglieri, tra i quali il presidente indipendente, che sarà designato previo gradimento di Salini Costruttori. Sarà poi costituito un nuovo comitato strategico con il compito di supportare il consiglio di amministrazione nell’implementazione del Progetto Italia.
La nota con cui Cdp ha annunciato luce verde all’operazione sottolinea che questa “è in linea con la missione istituzionale di Cdp a supporto del Paese e offre prospettive di redditività e di sviluppo, generando valore per gli investitori e gli altri stakeholder di riferimento. L’iniziativa, aperta a tutti i soggetti industriali che intendono parteciparvi, assume una valenza di sistema, contribuendo alla costituzione di un player nazionale capace di competere sui principali mercati internazionali. Essa inoltre contribuirà alla realizzazione di progetti infrastrutturali strategici per il Paese e al rafforzamento, lungo tutta la filiera, delle eccellenze presenti, a beneficio anche delle piccole e medie imprese”.
Evidente il tentativo di rispondere alle critiche dell’Ance, che ancora ieri ha ribadito con il presidente Gabriele Buia che “il pubblico deve restare fuori dal mercato” e ha chiesto che invece di investire in Progetto Italia la Cassa Depositi e Prestiti garantisca il Fondo salvaopere per le imprese del settore che è previsto dal Dl crescita. Si tratta di un fondo di garanzia che serve a soddisfare i crediti delle imprese sub-appaltatrici e sub-fornitrici nell’ipotesi di apertura di una procedura di crisi a carico dell’appaltatore. E’ finanziato con 12 milioni di euro per l’anno 2019, 33,5 milioni di euro per l’anno 2020 e a regime sarà alimentato da un contributo dello 0,5% del valore del ribasso offerto dall’aggiudicatario delle gare di appalti pubblici. L’Ance pone poi il tema della concorrenza e si chiede quali garanzie avrà chi resterà fuori da un progetto che coinvolge sia il pubblico, sia gli istituti bancari.