L’indagine condotta sui direttori d’acquisto da Markit conferma la debolezza del comparto in tutta Europa, per il sesto mese consecutivo al di sotto della soglia di 50 punti. L'Italia non peggiora, come prevedevano gli analisti, mentre proseguono le difficoltà tedesche: l'indice cala da 45 a 43,2 punti
L’indice finale Markit Pmi manifatturiero dell’Eurozona si attesta per il sesto mese consecutivo al di sotto della soglia di 50 punti che separa la crescita dalla contrazione. A luglio l’indice dei direttori acquisti che monitora l’attività manifatturiera si ferma infatti a 46,5 punti, mostrando il peggioramento più elevato delle condizioni operative da dicembre 2012. Anche l’Italia resta in una fase di contrazione, ma il suo indice è superiore alla media europea e si è attestato a luglio a 48,5 punti, in leggero rialzo rispetto ai 48,4 punti di giugno e oltre le attese degli analisti che si aspettavano un peggioramento a 48 punti. Molto più debole è lo stato di salute del manifatturiero tedesco: in Germania l’indice si è attestato a 43,2 punti, in calo rispetto ai 45 punti di giugno.
Il Pmi (Purchasing Managers Index) è un indice che nasce da un’indagine condotta sui direttori d’acquisto delle principali aziende del paese per testare le opinioni sull’andamento del comparto. I dati di luglio dimostrano la debolezza del manifatturiero in tutta Europa: l’indice è risultato più basso anche rispetto a giugno. La fase di contrazione è condivisa da tutte le principale economie: anche in Francia l’indice è tornato sotto la soglia dei 50 punti che indica un’economia in espansione. A luglio l’indice Pmi manifatturiero transalpino si è attestato a 49,7 punti, in calo rispetto ai 51,9 del mese precedente. Così come la Spagna resta in una fase di contrazione.
L’indice del manifatturiero italiano resta sopra la media europea, ma comunque cala. Come sottolinea l’Istat, nei primi sei mesi dell’anno la contrazione della produzione industriale (-0,8%) è stata “più marcata per il solo comparto manifatturiero (-1,2%)”.