Scuola

L’educazione civica torna tra i banchi. Ma i docenti sono formati?

L’educazione civica torna tra i banchi. Giovedì 1 agosto il Senato ha approvato in sede definitiva il testo di legge che aveva già ottenuto l’ok alla Camera dei deputati. Per la prima volta avremo a che fare con 33 ore annue di insegnamento con tanto di voto in pagella.

Sia chiaro: non sarà una materia in più, ma dovrà svolgersi nell’ambito del monte ore obbligatorio. Non ci sarà nemmeno un docente in più, ma saranno i maestri e i professori (alle superiori) di discipline giuridiche ed economiche a svolgere questo compito. Sarà pertanto un’opportunità che le scuole dovranno gestire al meglio, magari togliendo un’ora ad italiano, a matematica, a educazione fisica o a religione.

Nulla di sconcertante, perché in nome dell’educazione civica la scuola può fare questo e altro. Il problema sarà quello della formazione degli insegnanti. Ad oggi non sempre è facile trovare docenti all’altezza di questo ruolo. Anni fa durante un corso di formazione sulla sicurezza, un’insegnante d’arte di scuola media, di fronte all’ingegnere che mostrava la legge alzò la mano per chiedere: “Scusi, ma cos’è un comma?”.

Ok, non sono tutti così ma non possiamo nasconderci che serve un’adeguata preparazione, che abbiamo bisogno di un esercito di docenti che conosca la nostra Carta costituzionale visto che l’articolo 4 della legge cita: “A fondamento dell’insegnamento dell’educazione civica sarà posta la Costituzione italiana. Gli alunni dovranno essere introdotti alla conoscenza dei contenuti della Carta Costituzionale sia nella scuola dell’infanzia e del primo ciclo, sia in quella del secondo ciclo, per sviluppare competenze ispirate ai valori della responsabilità, della legalità, della partecipazione e della solidarietà”.

Il legislatore su questo punto è stato chiaro e al comma 3 dell’articolo 4 ha scritto: “La conoscenza della Costituzione rientra tra le competenze di cittadinanza che tutti gli studenti, di ogni percorso di istruzione e formazione, devono conseguire”. A onor del vero la legge prevede 4 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2020 destinati proprio alla formazione dei docenti sulle tematiche afferenti all’insegnamento trasversale dell’educazione civica. Resta da capire che cosa si studierà in queste 33 ore.

Come già accaduto in passato quando si parla di educazione civica, si riempie il testo di legge di ogni competenza possibile. E così anche stavolta sembra che maestri e professori dovranno trattare l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile; elementi fondamentali di diritto, con particolare riguardo al diritto del lavoro; l’educazione ambientale; l’educazione alla legalità e al contrasto delle mafie; l’educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale; la formazione di base in materia di protezione civile così come l’educazione stradale, alla salute e al benessere. Forse è un po’ troppo. Mi accontenterei di avere dei giovani cittadini che conoscono bene la nostra amata Costituzione.