L’Italia alle Olimpiadi di Rio 2016 vinse 28 medaglie. Ma la metà degli atleti che tre anni fa misero un metallo al collo, a 365 giorni dai prossimi Giochi estivi di Tokyo rischiano di non partire nemmeno per il Giappone. Le esultanze per le vittorie di Benedetta Pilato e Federica Pellegrini ai recenti Mondiale di nuoto, i più vincente di sempre per gli azzurri, non devono far illudere. L’Italia ha la consapevolezza di avere veterani ancora ai vertici, come la Divina, oro nei 200 stile libero, certezze più o meno granitiche come Gregorio Paltrinieri, la nazionale di pallanuoto, Simona Quadarella e atlete in fase di decollo come la 14enne tarantina d’argento nei 50 rana. Ma proprio da qui, paradossalmente, partono gli aspetti negativi se si guarda a Tokyo 2020: la specialità di Pilato non è contemplata nel programma olimpico. Preoccupante? No, se paragonato alle difficoltà viste finora in altre discipline.

Trasferendosi a Budapest, dove dal 15 al 23 luglio si sono disputati i Mondiali di scherma, si ritrova una disciplina in cui la nazionale azzurra ha silenziosamente – tranne che ai Giochi olimpici – brillato per anni. Ma la kermesse ha evidenziato quest’anno qualche crepa nel bottino di medaglie: per la prima volta dal 1987 gli atleti italiani non hanno festeggiato nemmeno un oro. Un bilancio che ha però anche qualche dato positivo: le medaglie sono state 8 (sette bronzi e un argento) e tutte le squadre di fioretto, spada e sciabola sono ad oggi virtualmente qualificate alle Olimpiadi del 2020. Una condizione positiva ma provvisoria: mai abbassare la guardia, come insegnano gli stessi schermidori.

Un pass olimpico che non avranno certamente le nazionali di calcio e quella femminile di basket. E, ad un anno dai Giochi, la qualificazione definitiva sfugge ancora ad un medagliato italiano su due delle scorse olimpiadi di Rio de Janeiro. Una situazione frutto di criteri di qualificazione che impediscono di ottenere il pass con un anno di anticipo ma anche di alcune occasioni lasciate sfuggire. Appartengono alla prima categoria il lottatore Frank Chamizo (importanti saranno i Mondiali a settembre) e la pallavolo maschile (in campo nel preolimpico ad agosto). La seconda situazione riguarda invece la pallanuoto femminile (per cui – dopo i pass mancati alla World League e al Mondiale – saranno fondamentali due tornei nel 2020), l’argento di Giovanni Pellielo (che cerca la convocazione per la sua ottava Olimpiade nel tiro a volo) e la coppia del beach volley formata da Lupo e Nicolai (che avrebbero dovuto vincere il Mondiale di Amburgo per qualificarsi in anticipo).

Ancora più difficile da prevedere l’esito della missione di Tania Cagnotto e Francesca Dallapé. Le vicecampionesse olimpiche, tornate in attività dopo il ritiro, sono arrivate seconde agli Assoluti di Bolzano e non hanno partecipato ai Mondiali in Corea del Sud. Le due mamme olimpioniche dovranno piazzarsi tra le prime quattro coppie – escluse le già qualificate ai Giochi – alla Coppa del Mondo in programma a Tokyo nel 2020. Ma il pass potrebbe essere soffiato loro da PellacaniBertocchi, le due azzurre che le hanno già battute in Alto Adige: solo una coppia per nazione può infatti partecipare alle Olimpiadi. Un ultimo esempio è il bronzo iridato Gabriele Detti che non ha ancora raggiunto il tempo di qualificazione per i 1500 stile libero come ha confermato la Federnuoto a ilfattoquotidiano.it.

Questo bilancio va sommato ai quattro titoli olimpici che non potranno essere difesi da Niccolò Campriani (doppio oro del tiro a segno a Rio, ora ritirato), da Marco Innocenti (argento nel double trap, ora cancellato dal programma dei Giochi) e dalla Cagnotto, alla ricerca della qualificazione solo nei tuffi sincronizzati. Insomma, l’Italia ha perso (e rischia di perdere) qualche garanzia data da campioni affermati. Sostituirli non sarà facile, restano 365 giorni di tempo.

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