La sindaca tenderà a ignorare la richiesta di sospensione giunta dal Mise riguardo la delocalizzazione degli ambulanti. "La città sta ripartendo", ha detto la prima cittadina capitolina, inserendo il tema del commercio fra gli obiettivi raggiunti dalla sua amministrazione. Di Maio aveva già bloccato un'iniziativa simile del Comune di Roma a maggio, pochi giorni prima delle elezioni europee. Il ministero sta infatti portando avanti un'interlocuzione serrata con le categorie "colpite" dalla direttiva Bolkestein
Virginia Raggi tira dritto sulla delocalizzazione delle “bancarelle“. Nonostante la richiesta del ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio di sospendere il “piano decoro” del Comune di Roma, la sindaca non ha intenzione di cedere un millimetro. Uno “scontro istituzionale” che le parti ufficialmente negano, e che è tutto interno al M5S, visto che il vicepremier è anche il capo politico pentastellato. L’ennesima puntata di un rapporto con la titolare del Campidoglio che appare sempre più complesso.
Il “piano decoro” del Comune – Tutto ha inizio nella giornata di giovedì, quando la prima cittadina si reca in viale Regina Margherita, fra il Policlinico Umberto I e la Città Universitaria, per presentare la “liberazione” del marciapiede dalle numerose bancarelle che lo popolavano da anni, fra l’altro occupando h24 le aree di sosta. “Abbiamo portato avanti un lavoro necessario e non più procrastinabile, perché i suk arrangiati sui marciapiedi non possono essere più tollerati, soprattutto a ridosso di ospedali o stazioni ferroviarie”, ha detto la prima cittadina, in compagnia della minisindaca del II Municipio, Francesca Del Bello, in quota Pd.
Ma nella stessa giornata, secondo indiscrezioni non smentite, è arrivata una telefonata del gabinetto del Mise, di diretta competenza di Luigi Di Maio. La richiesta è quella di fermare la delocalizzazione. “Almeno per il momento”, spiegano fonti ministeriali. C’è la necessità, da parte del titolare dello Sviluppo Economico, di “rafforzare il confronto e la partecipazione delle parti interessate per garantire tutte le tutele necessarie e senza provocare choc nel settore“, avrebbero spiegato i ministeriali al Campidoglio secondo quanto riportato da RomaToday. Il motivo starebbe nell’interlocuzione in atto fra il governo e le associazioni del settore “per ridefinire le regole a livello nazionale“. Il M5S, infatti, è sempre stato contro l’applicazione della direttiva Ue 123 del 2006, meglio conosciuta come “Bolkestein“, lo strumento utilizzato dal Comune di Roma per avviare il “piano decoro“. E la discussione, come noto, coinvolge altre categorie come i balneari e i tassisti.
La replica del Campidoglio: “Andiamo avanti” – Virginia Raggi, tuttavia, non vuole rinunciare a uno dei suoi cavalli di battaglia. In un’intervista a Radio Radio, la sindaca ha inserito il decoro fra i risultati che a suo giudizio farebbero ritenere che “la città sta ripartendo“. “Abbiamo fatto qualcosa di storico”, ha ribadito la prima cittadina. Lo conferma a IlFattoQuotidiano.it anche il presidente della commissione capitolina Commercio, Andrea Coia: “Il lavoro nostro e quello dei responsabili nazionali è su livelli diversi – afferma – Noi ci basiamo sulle normative esistenti e vogliamo andare avanti perché la situazione romana non ha eguali nel resto del territorio”. Poi Coia conferma: “Se arriverà una nuova legge ci adegueremo, ma dovrà sempre prevedere la possibilità di fare bandi e risolvere il caos attuale“.
Non è la prima volta che Di Maio tenta di stoppare il Campidoglio proprio sul fronte delle bancarelle. Anche nel maggio scorso, a pochi giorni dalle elezioni europee, ha costretto la maggioranza pentastellata a ritirare proprio la proposta di delibera di Coia, che contemplava la trasformazione delle rotazioni in posti fissi da mettere a bando. L’obiettivo del provvedimento era provare a rimettere ordine nel Centro Storico capitolino, anche alla luce dell’inchiesta aperta a gennaio dalla Procura di Roma, che coinvolge anche alcuni componenti della famiglia Tredicine. A poche ore dalla presentazione in Aula Giulio Cesare, però, la delibera è tornata in un cassetto e non è più stata riproposta.