Nessuno spazio per i sentimenti nel calcio moderno? Lo sostengono in molti, a meno che il sentimento in questione non sia la nostalgia. Eh già, perché capita spesso ormai che quando i big del pallone iniziano la parabola discendente, dopo aver inseguito e conquistato trofei e contratti ben remunerativi, sentano il bisogno di tornare a casa o in quei luoghi in cui si sono sentiti più coccolati e amati.
L’ultimo caso è quello di Nainggolan: il Ninja, che si è fatto apprezzare da tutti per la sua tempra e per i suoi tackle, arrivando a diventare oggetto del desiderio di molti top club, facendo lievitare il prezzo del suo cartellino e ottenendo stipendi da top layer. Dopo i fasti di Roma, il Ninja avrebbe dovuto guidare la rinascita dell’Inter, ma qualcosa a Milano non ha funzionato, tant’è che il nuovo mister, Antonio Conte, ha messo il belga sul mercato appena arrivato alla Pinetina.
E Radja, che gli anni più felici li aveva vissuti in Sardegna, tanto da rifugiarsi spesso sull’isola nei momenti più turbolenti assieme alla moglie Claudia, sarda di nascita, ha deciso di ascoltare il cuore: dopo aver dato buca a Fiorentina e Samp, ha deciso di tornare a Cagliari e vestire di nuovo il rossoblù. Pur di assecondare i suoi desideri proustiani, l’Inter si accollerà due terzi del succoso stipendio, mentre il presidente rossoblù Giulini si gode il colpo, confessando che per Nainggolan “il ritorno a Cagliari è la cosa più bella del mondo”.
Lo stesso avrà pensato Gigi Buffon di Torino, pur venendo da una delle città più belle del mondo: dopo 17 anni alla Juventus, a 40 anni aveva deciso di provare a Parigi a mettere in bacheca l’unico trofeo mancante, la Champions, non c’è riuscito e il richiamo di Vinovo è stato superiore al fascino degli Champs Elysees.
Prima di lui aveva fatto dietrofront, sempre direzione Torino e sempre dopo un solo anno, un’altra bandiera juventina, Leonardo Bonucci, dopo l’esperienza poco felice al Milan. E dai rumors sembrerebbe che un clamoroso ritorno ai giorni felici sia addirittura auspicato: si vocifera di Nicolas Higuain, fratello agente del bomber Gonzalo, intento a lanciare segnali per riportare El Pipita a Napoli. L’attaccante non è mai ritornato sui livelli partenopei: ha vinto due degli otto scudetti consecutivi a Torino, ma in un posto dove lo scudetto è abitudine, e poi è finito in lista di sbarco passando una stagione deludente tra Milan e Chelsea. Ora pare destinato a sostituire Dzeko alla Roma con un futuro lontano da Torino, nonostante l’arrivo del suo mentore Sarri. Fantascienza, tuttavia: se la maggioranza dei napoletani si è legata al dito il tradimento del Pipita, il fratello Nicolas risulta ancor più inviso di Gonzalo, in particolare dalle parti di Castelvolturno, sede della società, visto che subito dopo il passaggio alla Juve più volte l’agente si lanciò in caustici post sui social volti a punzecchiare il vecchio club e in particolare il patron Adl.
Tra i pochi casi, quello dell’argentino, in cui la (presunta) nostalgia dei bei tempi del giocatore non coincide con quella dei tifosi: terra sentimentale per antonomasia, quella partenopea, con i tifosi che hanno passato estati intere a sognare ritorni di ex beniamini come Cavani e ancor prima Lavezzi.
Ritorni che spesso però risultano deludenti, viste le alte aspettative sia di tifosi che di calciatori di rivivere fasti e felicità: basti pensare a Shevchenko, partito da Milano come uno dei migliori bomber al mondo e tornato senza incidere, regalando solo un gol in Coppa Italia e uno in Europa League, lui che ne faceva intorno ai 30 a stagione. Così come per Kakà: devastante nella sua prima esperienza col Milan, con i tifosi che scesero in piazza contro la società che avrebbe voluto accettare l’offerta da più di 100 milioni di euro del City, impedendone temporaneamente la cessione. Kakà fu venduto comunque al Real Madrid. Tornò dopo quattro anni a Milano per la gioia dei tifosi, ma tra età e acciacchi, pur giocando dignitosamente, il brasiliano mostrò di essere tutt’altro rispetto a quello straripante che arrivò a vincere una Champions da assoluto protagonista e poi il Pallone d’oro.
Diversi i casi di chi, più dei giorni felici, ha nostalgia di casa: Tevez, che pur essendo corteggiatissimo in Europa ha preferito tornare a Buenos Aires nel Boca, così come fece Riquelme, o Fernando Torres che per ritrovarsi scelse di tornare nell’Ateltico Madrid che lo aveva lanciato quando era un Niño. E poi c’è anche chi a casa non ci è mai tornato, semplicemente perché non se n’è mai andato, rinunciando a soldi e palcoscenici prestigiosi: Gigi Riva, Paolo Maldini, Beppe Bergomi e Francesco Totti.