Per mesi hanno lavorato nei campi, senza un contratto regolare, per 14 ore al giorno. Il loro ‘caporale‘ li sfruttava e li derubava dei loro risparmi. Tanto che 14 ragazzi africani, tutti richiedenti protezione internazionale e provenienti da Camerun, Costa d’Avorio, Gambia, Guinea, Mali e Nigeria che operavano nella Bassa Padovana hanno deciso di sporgere denuncia e fare il nome del loro sfruttatore, un cittadino marocchino che li ha arruolati nei campi che alcune famiglie venete gli avevano affidato per le coltivazioni. Così i giovani, arrivati in Italia a bordo di barconi salpati dalle coste libiche, hanno ricevuto dalla Questura di Padova dei permessi di soggiorno “per casi speciali” in quanto vittime di grave sfruttamento lavorativo.
Una possibilità, quest’ultima, introdotta dal decreto Sicurezza fortemente voluto dalla Lega e convertito nella legge 132 del 1 dicembre 2018. Nel testo si specifica che vengono eliminati i permessi di soggiorno per motivi umanitari che, però, vengono sostituiti da quelli “per casi speciali”, rilasciati, tra gli altri, in caso di particolare sfruttamento lavorativo su denuncia del lavoratore sfruttato nei confronti del datore di lavoro. “Questa possibilità era già prevista dalla precedente legislazione – spiega l’avvocato che ha assistito i 14 uomini, Davide Zagni – Il dl Sicurezza ha di fatto eliminato la protezione umanitaria introducendo alcuni ‘casi speciali’ che già erano compresi in essa. Diciamo che ha stretto le maglie e reso più specifici i casi. Il grave sfruttamento lavorativo, però, rientra sempre tra i casi per cui si può richiedere un permesso di soggiorno che col tempo può essere rinnovato o convertito in permesso di soggiorno per motivi di lavoro”.
“Ci sono già stati altri casi simili – spiega Yvan Sagnet, tra gli organizzatori del primo sciopero dei braccianti stranieri a Nardò -, ma si tratta di un numero ancora molto limitato. Questo perché non c’è ancora sufficiente assistenza per i migranti irregolari vittime di caporalato. Devono essere informati e convinti a sporgere denuncia e, inoltre, assistiti sia da un legale che da un traduttore durante tutto il percorso. Ancora non esistono associazioni o organizzazioni che si occupino nello specifico solo di questo”. Sagnet spiega che “si deve incentivare la denuncia sviluppando un apparato che supporti queste persone, sia a livello di Stato che di società civile”.
I casi come quello della Bassa Padovana sono un’eccezione: i 14 ragazzi sono stati accompagnati in Questura da Zagni e dall’educatore della cooperativa Tangram, Alberto Ruggin, che hanno seguito passo dopo passo il loro percorso. Grazie al loro sostegno, adesso, queste persone hanno in mano un permesso rinnovabile e che permette loro di lavorare ed essere messi in regola. “Questo è un bell’esempio di efficienza dello Stato e della collaborazione offerta dalla società civile. Ma Padova non è lo specchio della situazione italiana. Ci sono altri territori, penso soprattutto al Sud, dove questo coordinamento e questa assistenza non ci sono”, spiega l’ex bracciante di origine camerunense.
Qualcosa è stato fatto in passato, continua Sagnet, ma niente di veramente organico e strutturato: “Abbiamo fatto campagne sull’importanza di denunciare i propri sfruttatori – dice -, ma la legge deve essere applicata a livello territoriale. Un po’ come è stato fatto per le donne vittime di tratta. In questi casi, la legge Turco-Napolitano del 1998 prevede tutele simili”.
Proprio la certezza della salvaguardia dei propri diritti e la continuità offerta dalla possibilità di un rinnovo del permesso sono la chiave per poter innescare un meccanismo che manderebbe al tappeto il sistema criminale che ruota attorno allo sfruttamento dei braccianti. Secondo un rapporto della Flai-Cgil, sono infatti 430mila i lavoratori a rischio sfruttamento in Italia. Un sistema che produce un volume di affari complessivo, secondo il VI Rapporto sulle Agromafie, che nel 2018 era di 24,5 miliardi di euro: “Se tutte queste persone sfruttate denunciassero – conclude Sagnet -, si potrebbe rovesciare il sistema criminale delle agromafie che ruba allo Stato miliardi di euro ogni anno. Una rivoluzione“.
Diritti
Padova, permesso di soggiorno per aver denunciato il ‘caporale’. “Se tutti gli sfruttati li imitassero, sconfiggeremmo le agromafie”
Quattordici ragazzi africani partiti dalle coste libiche hanno ora in mano il permesso "per casi speciali" previsto dal dl Sicurezza: è rinnovabile e permette loro di lavorare ed essere messi in regola. Il legale: "Il decreto Salvini ha eliminato il permesso per motivi umanitari, ma ne ha salvate alcune parti. Il grave sfruttamento lavorativo è una di queste". Yvan Sagnet: "Per far crescere le segnalazioni, serve assistenza da Stato e società civile".
Per mesi hanno lavorato nei campi, senza un contratto regolare, per 14 ore al giorno. Il loro ‘caporale‘ li sfruttava e li derubava dei loro risparmi. Tanto che 14 ragazzi africani, tutti richiedenti protezione internazionale e provenienti da Camerun, Costa d’Avorio, Gambia, Guinea, Mali e Nigeria che operavano nella Bassa Padovana hanno deciso di sporgere denuncia e fare il nome del loro sfruttatore, un cittadino marocchino che li ha arruolati nei campi che alcune famiglie venete gli avevano affidato per le coltivazioni. Così i giovani, arrivati in Italia a bordo di barconi salpati dalle coste libiche, hanno ricevuto dalla Questura di Padova dei permessi di soggiorno “per casi speciali” in quanto vittime di grave sfruttamento lavorativo.
Una possibilità, quest’ultima, introdotta dal decreto Sicurezza fortemente voluto dalla Lega e convertito nella legge 132 del 1 dicembre 2018. Nel testo si specifica che vengono eliminati i permessi di soggiorno per motivi umanitari che, però, vengono sostituiti da quelli “per casi speciali”, rilasciati, tra gli altri, in caso di particolare sfruttamento lavorativo su denuncia del lavoratore sfruttato nei confronti del datore di lavoro. “Questa possibilità era già prevista dalla precedente legislazione – spiega l’avvocato che ha assistito i 14 uomini, Davide Zagni – Il dl Sicurezza ha di fatto eliminato la protezione umanitaria introducendo alcuni ‘casi speciali’ che già erano compresi in essa. Diciamo che ha stretto le maglie e reso più specifici i casi. Il grave sfruttamento lavorativo, però, rientra sempre tra i casi per cui si può richiedere un permesso di soggiorno che col tempo può essere rinnovato o convertito in permesso di soggiorno per motivi di lavoro”.
“Ci sono già stati altri casi simili – spiega Yvan Sagnet, tra gli organizzatori del primo sciopero dei braccianti stranieri a Nardò -, ma si tratta di un numero ancora molto limitato. Questo perché non c’è ancora sufficiente assistenza per i migranti irregolari vittime di caporalato. Devono essere informati e convinti a sporgere denuncia e, inoltre, assistiti sia da un legale che da un traduttore durante tutto il percorso. Ancora non esistono associazioni o organizzazioni che si occupino nello specifico solo di questo”. Sagnet spiega che “si deve incentivare la denuncia sviluppando un apparato che supporti queste persone, sia a livello di Stato che di società civile”.
I casi come quello della Bassa Padovana sono un’eccezione: i 14 ragazzi sono stati accompagnati in Questura da Zagni e dall’educatore della cooperativa Tangram, Alberto Ruggin, che hanno seguito passo dopo passo il loro percorso. Grazie al loro sostegno, adesso, queste persone hanno in mano un permesso rinnovabile e che permette loro di lavorare ed essere messi in regola. “Questo è un bell’esempio di efficienza dello Stato e della collaborazione offerta dalla società civile. Ma Padova non è lo specchio della situazione italiana. Ci sono altri territori, penso soprattutto al Sud, dove questo coordinamento e questa assistenza non ci sono”, spiega l’ex bracciante di origine camerunense.
Qualcosa è stato fatto in passato, continua Sagnet, ma niente di veramente organico e strutturato: “Abbiamo fatto campagne sull’importanza di denunciare i propri sfruttatori – dice -, ma la legge deve essere applicata a livello territoriale. Un po’ come è stato fatto per le donne vittime di tratta. In questi casi, la legge Turco-Napolitano del 1998 prevede tutele simili”.
Proprio la certezza della salvaguardia dei propri diritti e la continuità offerta dalla possibilità di un rinnovo del permesso sono la chiave per poter innescare un meccanismo che manderebbe al tappeto il sistema criminale che ruota attorno allo sfruttamento dei braccianti. Secondo un rapporto della Flai-Cgil, sono infatti 430mila i lavoratori a rischio sfruttamento in Italia. Un sistema che produce un volume di affari complessivo, secondo il VI Rapporto sulle Agromafie, che nel 2018 era di 24,5 miliardi di euro: “Se tutte queste persone sfruttate denunciassero – conclude Sagnet -, si potrebbe rovesciare il sistema criminale delle agromafie che ruba allo Stato miliardi di euro ogni anno. Una rivoluzione“.
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Ultimi giorni per un anno di abbonamento al Fatto a un prezzo speciale. L’appello di Travaglio
Roma, 2 mar (Adnkronos) - Sull'Ucraina "la destra è compatta? Con quello che beve vodka e dice ci vediamo a Mosca è compatta". Lo ha detto Carlo Calenda a margine della manifestazione per l'Ucraina.
Roma, 2 mar (Adnkronos) - Sull'Ucraina, i leader europei "avranno una delusione, Trump non sarà della partita. Possono continuare a provarci ma non è quello che vuole fare Trump, che vuole fare soldi con la Russia, vuole estrarre risorse, non ha una strategia che non sia predatoria. Dobbiamo prenderne atto e reagire sapendo che gli europei sono soli e sono l'ultima trincea della democrazia liberale, insieme ai canadesi, cui fare riferimento". Lo ha detto Carlo Calenda a margine della manifestazione per l'Ucraina.
Roma, 2 mar (Adnkronos) - "Siamo qui per dire che gli ucraini non sono soli e perchè ci siamo stancati di vedere l'Europa divisa che parla lingue diverse, che va in pellegrinaggio da Trump a compiacerlo, blandirlo". Lo ha detto Carlo Calenda a margine della manifestazione per l'Ucraina.
"Pensiamo che è tempo che gli Stati europei rispondano insieme con durezza, che alle minacce di dazi si risponda dicendo metteremo una tassa sul fatturato delle grandi imprese tecnologiche e che alla minaccia di non essere più coinvolti nella Nato si risponda investendo in una difesa europea che già oggi è molto significativa, che si preservi la libertà con la forza morale e una cultura militare e economica che possiamo avere se siamo tutti insieme", ha detto il leader di Azione.
Roma, 2 mar (Adnkronos) - "Da questa piazza arriva una richiesta al governo di essere netto. Siamo europei e non siamo con un piede da un lato e un piede dall'altro, è una vecchia malattia italica. Siamo europei e con gli altri leader europei sosteniamo l'Ucraina perchè gli ucraini stanno combattendo per noi per tenere la Russia lontano da noi". Lo ha detto Carlo Calenda a margine della manifestazione a Roma per l'Ucraina.
Bologna, 2 mar. (Adnkronos) - Il Bologna vince in rimonta 2-1 sul Cagliari, nella gara valida per la 27esima giornata di Serie A, grazie alla doppietta di Orsolini che risponde a Piccoli, e si porta al 47 punti inseguendo un piazzamento europeo. I sardi restano invece a 25 punti.
La formazione sarda parte bene e al 22' passa in vantaggio: ripartenza dei sardi con Augello che serve Piccoli per il colpo di testa da distanza ravvicinata per l'1-0. Il Bologna cerca di reagire ma nella prima frazione non trova l'occasione giusta. Il pari però arriva ad inizio ripresa, al 48' Orsolini trova l'1-1 realizzando il calcio di rigore che spiazza Caprile. Penalty fischiato per un fallo di Felici su Cambiaghi da poco entrato.
I rossoblu continuano a spingere e al 54' ci prova Castro ma Caprile devia in corner. Un minuto dopo su un corner a rientrare di Lykogiannis e deviazione ravvicinata involontaria di Zappa c'è il grandissimo intervento di Caprile che con un riflesso alza ancora in calcio d'angolo. Al 56' però il Bologna passa di nuovo: Castro allarga per Cambiaghi che fa partire un cross basso che attraversa tutta l'area di rigore e trova ancora Orsolini che batte ancora Caprile per il 2-1. Il Cagliari prova a reagire ma la squadra di Italiano controlla la gara e affonda al 76': va a segno con Lucumì ma l'arbitro Zufferli annulla il gol per fuorigioco del difensore colombiano.
Bologna, 2 mar. (Adnkronos) - Il Bologna vince in rimonta 2-1 sul Cagliari, nella gara valida per la 27esima giornata di Serie A, grazie alla doppietta di Orsolini che risponde a Piccoli, e si porta al 47 punti in classifica agganciando momentaneamente la Lazio al quinto posto. I sardi restano invece a 25 punti.
La squadra di Nicola parte bene e al 22' passa in vantaggio: ripartenza dei sardi con Augello che serve Piccoli per il colpo di testa da distanza ravvicinata per l'1-0. Il Bologna cerca di reagire ma nella prima frazione non trova l'occasione giusta. Il pari però arriva ad inizio ripresa, al 48' Orsolini trova l'1-1 realizzando il calcio di rigore che spiazza Caprile. Penalty fischiato per un fallo di Felici su Cambiaghi da poco entrato.
I rossoblu continuano a spingere e al 54' ci prova Castro ma Caprile devia in corner. Un minuto dopo su un corner a rientrare di Lykogiannis e deviazione ravvicinata involontaria di Zappa c'è il grandissimo intervento di Caprile che con un riflesso alza ancora in calcio d'angolo. Al 56' però il Bologna passa di nuovo: Castro allarga per Cambiaghi che fa partire un cross basso che attraversa tutta l'area di rigore e trova ancora Orsolini che batte ancora Caprile per il 2-1. Il Cagliari prova a reagire ma la squadra di Italiano controlla la gara e affonda al 76' e va a segno con Lucumì ma l'arbitro Zufferli annulla il gol per fuorigioco del difensore colombiano.
Roma, 2 mar (Adnkronos) - La manifestazione 'Una piazza per l'Europa - tante città, un'unica voce' del 15 marzo prossimo a Roma si terrà a piazza del Popolo. E' il sindaco della Capitale Roberto Gualtieri scriverlo sui social pubblicando il manifesto dell'evento sottoscritto dai sindaci di alcune tra le principali città italiane.