Il decreto dovrebbe andare in consiglio dei ministri mercoledì. Nuovo tentativo a più di un anno dalle prime promesse ai ciclofattorini. A fine aprile il vicepremier aveva annunciato che sarebbe stata vietata la retribuzione a cottimo". Nel provvedimento anche fondi per far rimanere Whirlpool a Napoli e stabilizzazione dei precari dell'Anpal
Mercoledì prossimo dovrebbe essere il giorno decisivo per il decreto con le tutele per i rider, in cui finiranno anche altre misure per le aree di crisi e il lavoro. M5s e Lega hanno trovato un’intesa sul testo, i cui contenuti sono stati riassunti da Luigi Di Maio in una diretta facebook: “Massimo per la seconda o terza settimana di agosto passeranno dall’essere i lavoratori più sfruttati ad essere tutelati”, ha detto il vicepremier e ministro. Avranno “tutele assicurative, rimborsi spese per gli strumenti di lavoro, assistenza sanitaria, un salario minimo per non essere sfruttati e sottopagati”. Resta da vedere se i fattorini in bici e scooter saranno soddisfatti. Stando alle bozze avranno infatti la copertura obbligatoria Inail ma il loro compenso sarà un mix tra paga oraria e cottimo, che non verrebbe quindi eliminato come era stato annunciato dal vicepremier a fine aprile, anche se dovrebbe contribuire “in misura non prevalente” alla paga finale. La paga oraria sarà riconosciuta a patto che, per ogni ora, si accetti “almeno una chiamata”. Viene comunque lasciata, si legge nella relazione che accompagna il provvedimento, autonomia negoziale per definire “schemi retributivi modulari e incentivanti”.
Per trattenere Whirlpool a Napoli stanziati 16,9 milioni – Di Maio ha dato dettagli anche sugli altri contenuti del decreto: ci saranno “oltre 10 milioni di euro (più 6,9 per il 2020, ndr) per far restare aperto lo stabilimento Whirlpool di Napoli, così non potrà dire che se ne andrà da Napoli”, nonostante il gruppo abbia chiarito che non continuerà a produrre lavatrici in quella fabbrica anche se il governo concederà sgravi contributivi e l’unica soluzione è la riconversione. Il testo prevede che siano esentate dal contributo addizionale a carico delle imprese che chiedono integrazione salariale quelle che appartengano al settore degli elettrodomestici, che abbiano unità produttive di cui almeno una in un’area di crisi complessa, che occupino più di 4mila lavoratori e che abbiano stipulato contratti di solidarietà nel 2019 per almeno 15 mesi.
Donazioni al fondo assunzioni disabili – Arriverà anche, ha annunciato il ministro dello Sviluppo e del Lavoro, una norma per “restituire parte degli stipendi da parlamentari del Movimento 5 Stelle al fondo per gli incentivi all’assunzione dei disabili“. “Il fondo esisteva, ma chi voleva fare una donazione non poteva farlo, perché mancava l’Iban. Ora istituiremo l’Iban”. Ci sono poi maggiori tutele per chi è iscritto alla gestione separata Inps: si prevede che basti una mensilità di contribuzione nell’ultimo anno, anziché le attuali tre, per beneficiare della cosiddetta dis-coll, maternità e congedi parentali e dell’indennità di malattia e ricovero ospedaliero. Questa indennità viene aumentata al 100%, producendo un incremento anche di quella per malattia.
Misure per le aree di crisi e proroga dei lavoratori socialmente utili – Previste anche misure straordinarie per le aree di crisi complessa di Sicilia (in particolare per i lavoratori della Blutec), Sardegna e provincia di Isernia e la stabilizzazione dei precari dell’Anpal “all’interno della riorganizzazione” legata al Reddito di cittadinanza. Arriva poi una proroga fino a fine anno dei lavoratori socialmente utili, che interessa “oltre 500 amministrazioni” e circa 8.500 lavoratori, di cui 4mila Lsu della Calabria. Nelle bozze non c’è invece nulla per quanto riguarda il nodo dell’immunità legata alla realizzazione del piano ambientale chiesta da Arcelor Mittal per l’ex Ilva, ma non è escluso che il tema possa essere affrontato direttamente in Consiglio dei ministri.
Le promesse ai rider e i tentativi di disciplinare il settore – Nel giugno 2018 il vicepremier e ministro del Lavoro, che appena insediato aveva incontrato i rappresentanti della categoria “simbolo di una generazione abbandonata“, aveva annunciato che le possibili strade per garantire diritti e tutele ai rider erano due: inserire norme ad hoc nel decreto Dignità, le cui bozze prevedevano del resto che i rider fossero inquadrati come lavoratori subordinati, o avviare un tavolo con le aziende del settore con l’obiettivo di arrivare a un contratto collettivo nazionale, un “salario minimo orario“, la giusta “tutela Inail e Inps” e il “diritto a non dipendere da un algoritmo“. A fine giugno Di Maio aveva optato per la seconda strada: far sedere a un tavolo le aziende di food delivery, le associazioni dei rider e le parti sociali. “Alcune divergenze incolmabili non ci hanno permesso di approdare alla sottoscrizione di un accordo”, ha spiegato in seguito.
A gennaio 2019 nuovo annuncio: “E’ pronta la norma che regolerà il contratto di lavoro dei moderni ciclofattorini. Entro marzo, ai lavoratori che effettuano consegne per conto delle app di food delivery, saranno assicurati tutele su malattie, infortuni e paga minima. L’Italia si prepara ad essere la prima nazione europea a normare questa professione. Qualche giorno ancora per chiudere i dettagli, spiegano i tecnici del Ministero del Lavoro”, recitava un comunicato pubblicato sul sito del ministero. L’11 gennaio sul tema è intervenuta la Corte di Appello di Torino che ha riconosciuto a un gruppo di rider che aveva fatto ricorso il diritto ad avere una somma calcolata sulla retribuzione stabilita per i dipendenti con il contratto collettivo logistica-trasporto merci, con tredicesima, ferie e malattie pagate. Pur senza riconoscerli come lavoratori subordinati.
L’annuncio di aprile: “Divieto di retribuzione a cottimo” – Il 28 aprile Di Maio garantiva nuovamente: “La norma è pronta. Sarà inserita nella legge sul salario minimo che è in discussione in questi giorni al Senato”. Non solo: “Se potremo, proveremo a farla diventare legge anche prima, inserendola nella fase di conversione del decreto crescita, ma su questo ci sarà bisogno dell’autorizzazione dei presidenti delle Camere. La norma che stiamo per approvare ha l’obiettivo di tutelare lavoratori il cui stipendio dipende da un algoritmo e che non hanno tutele minime”. Seguiva un elenco di quelle tutele: “I lavoratori del terzo millennio avranno finalmente più diritti e tutele tra cui: copertura Inail per gli infortuni; migliore contribuzione Inps che supera la gestione separata; divieto di retribuzione a cottimo“.
Poi, nelle scorse settimane, la relatrice al Senato del decreto Cultura Loredana Russo (M5S) aveva presentato un emendamento poi giudicato inammissibile per estraneità di materia, che introduceva una “tutela del lavoro tramite piattaforme digitali”, prevedendo che “i prestatori di lavoro di cui al presente Capo, a prescindere dalla qualificazione giuridica del rapporto intercorrente con l’impresa titolare della piattaforma digitale, sono soggetti alla copertura assicurativa obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali”. Veniva però anche vietata la retribuzione “in base alle consegne effettuate”. La proposta, prima di essere espunta, era stata corretta sempre dalla maggioranza, con un testo firmato da entrambi i capigruppo, Massimo Romeo (Lega) e Stefano Patuanelli (M5S), che ora entrerebbe nel nuovo decreto che potrebbe arrivare sul tavolo dell’ultimo consiglio dei ministri prima della pausa estiva, già in settimana. A meno che non venga nuovamente rimandato alla ripresa dei lavori a settembre.