di Margherita Cavallaro
L’altro giorno, Laura Pradelska ha espresso su Twitter sconcerto e rabbia per un episodio accadutole in uno degli Zara di Oxford Street a Londra. Un gruppo di donne hanno cercato di tagliare la fila, una signora ha chiesto al gruppo di non farlo, loro hanno iniziato a insultarla, Laura l’ha difesa e il gruppo ha iniziato ad attaccare verbalmente anche lei chiamandola, tra le altre cose, grassa, racchia e passeggiatrice da marciapiedi transgender (ma con meno poesia e condendo il tutto con un sempreverde “tornatene da dove sei venuta”).
1) So I NEVER rant on Social Media, but I’ve just witness the worst behaviour @ZARA on Oxford street. 4 Women jumped the queue, a kind lady behind me politely asked them not to, at which point they startled shouting the worst abuse at her, I told them to calm down, they then
— ᏞᎪURA PRADELSKA (@LauraPradelska) July 31, 2019
Partiamo dall’inizio. Chi è Laura Pradelska? No, non è un’attivista trans. No, non è nemmeno una badante clandestina. Laura è un’attrice cisgender di origini tedesche, né grassa né brutta, che ha avuto ruoli in serie come Game of Thrones e Doctor Who. Non sentitevi in colpa se non lo sapevate perché evidentemente non lo sapevano nemmeno quelle criminali (sì, criminali perché in Uk l’aggressione verbale a sfondo razziale e omotransfobico è un reato). Ovviamente non è l’opinione (scorretta) di qualche deficiente che fa shopping a Zara che importa a qualcuno come Laura, come lei stessa ha spiegato su Twitter, ma il fatto che qualcuno abbia usato l’essere transgender come un insulto.
2) verbally attacked me with vile racial abuse, whilst one of the Women continued to scream in my face that I’m a TRANSGENDER whore – completely insignificant wether I am trans or not but I’d hope @ZARA would NEVER tolerate this behaviour. The women should’ve been kicked out!
— ᏞᎪURA PRADELSKA (@LauraPradelska) July 31, 2019
Il fatto poi che sia stato detto a qualcuno che transgender non è rende tutto più grave perché dimostra quanto sia insensato, ingiustificato e simbolo di una tremenda ignoranza. È in sostanza come urlare “extracomunitario di sterco” a qualcuno che magari è nato nel tuo stesso Paese. La gravità sta proprio nel fatto che, indipendentemente o no dalla veridicità dell’affermazione, essere transgender è considerato negativo e nella mente del popolino è associato alla bruttezza e alla vendita del proprio corpo. Questo fa sì che, al tempo stesso, venga negata la realtà delle persone transgender che continuano a essere nell’immaginario collettivo solo una caricatura di essere umano simile alla befana ma che non porta dolci e carbone.
Al tempo stesso, tuttavia, questo atteggiamento produce una minaccia per ognuno di noi che spesso passa inosservata: se una qualsiasi categoria può essere eletta ad attributo negativo e oggetto di scherno a prescindere da ogni contatto con la realtà, cosa ci assicura che un giorno quella categoria non saremo noi? Cosa assicura quelle donne che, un giorno, quello stesso atteggiamento scellerato non verrà usato a discapito del loro essere? Cosa succederebbe se un giorno insultassi qualcuno urlandogli “lucciola di una cassiera” o “moglie meretrice”? Cosa direste se un giorno qualcuno decidesse che non vuole dare una camera in affitto a due eterosessuali?Ovviamente ci sarebbe oltraggio e magicamente verrebbero invocati diritti di ogni sorta, ma sarebbe un oltraggio che non salverebbe nessuno perché sarebbe già troppo tardi.
Nel momento in cui permettiamo a qualcuno di insultarci o non affittarci una camera (come accaduto recentemente a San Severo, in provincia di Foggia) per la semplice assunzione della nostra appartenenza ad una categoria umana, allora è già tardi per tutti. Ci piace pensare che appartenendo alla maggioranza saremo sempre al sicuro, ma non è mai così.
Aprire le porte all’odio è pericoloso perché quell’odio inonda e travolge tutto. Oggi sei tu a dare della transessuale facile a qualcuno, domani l’oggetto di quel tuo stesso odio potresti essere tu. Un giorno sei un allenatore di calcio, quello dopo stai cercando di fuggire dalla guerra con tuo figlio e una giornalista ti fa lo sgambetto per farti prendere dai militari della sua nazione al confine. Un giorno sei una giornalista che fa una bravata pensando sia cool far rovinare un profugo con il suo bambino a terra e lasciarli alla misericordia dei militari, quello dopo perdi il lavoro perché il resto del mondo ti riconosce come feccia.
Nessuno sa mai davvero chi ha davanti, né cosa gli altri penseranno di noi domani. La morale di questa storia è che, se non volete rischiare di essere svergognati davanti al mondo intero e avere la vostra stessa vita rovinata, è sempre meglio essere gentili con tutti. Questo vale doppiamente se ogni tanto vi piace imbracciare un rosario: quell’oggetto è stato creato per pregare e invocare compassione per l’umanità, non per strozzare il prossimo.