“Qcm ha diffuso notizie false e fuorvianti, finalizzate a determinare una significativa flessione del valore del titolo Bio-On”. Così Bio-on, società bolognese che produce bioplastica, spiega le ragioni per cui il 1 agosto ha depositato alla Procura di Bologna un esposto in riferimento a un video e a un report di Quintessential, fondo americano specializzato nell’identificare società con conti irregolari che ha pubblicato un’analisi, frutto di mesi di lavoro dal titolo: “Bio-On Spa: Una Parmalat a Bologna?”. Nel report Qcm afferma che la società presenta bilanci in attivo soltanto grazie a operazioni incrociate con delle società di cui è azionista e alle quali cede tecnologia in cambio di soldi che in diversi casi non vengono versati, in una ragnatela di conflitti di interesse che coinvolge anche l’unica banca che produce studi sul titolo. A seguito della pubblicazione il titolo dell’azienda era crollato in borsa.
Bio-On, nella nota in cui spiega l’esposto depositato, parla di un atto “portato immediatamente a conoscenza anche della Consob“, nel quale ipotizza per Quintessential i reati di “market abuse, nel quale si intersecano tanto profili di manipolazione del mercato, quanto di criminal insider trading“. Nello specifico Bio-on rileva nel video e nel report di Qcm “informazioni oggettivamente false, informazioni che poggiano su assunti scorretti o, comunque, comunicate al mercato in maniera fuorviante, informazioni vere, immediatamente ricavabili dalla documentazione societaria, presentate tuttavia subdolamente come frutto di un’asserita attività d’inchiesta, svolta in via originale da Qcm”.
E, continua la società bolognese nella nota, “limitandosi ad alcuni esempi, è certamente falso che l’impianto di Castel San Pietro non sia attivo e in produzione. È altrettanto falso il racconto della visita di analisti inglesi, dapprima confermata e poi disdetta immediatamente prima dell’ora stabilita. È falso infine che Qcm abbia mai cercato un confronto con la società Bio-On attraverso richieste di informazioni”. Bio-on conclude riferendo di avere segnalato che “le accuse di Qcm in materia di contabilità aziendale e sistema delle joint venture si risolvano tutte in censure, puramente discrezionali e opinabili, riferite al modello di business, senza che da esse emerga alcun elemento capace di fare anche solo lontanamente immaginare una condotta fraudolenta della società Bio-On”.
Alla nota risponde Quintessential, secondo cui è “la stessa Bio-On ad essere in difetto di comunicazione al mercato e di aver fornito notizie che possono aver tratto in inganno gli investitori”. Secondo Qcm, infatti, la società bolognese continua ad evitare risposte a domande fondamentali: “In particolare – scrive il fondo americano in un comunicato – Marco Astorri (fondatore di Bio-On) non ha specificato: quante delle tonnellate di PHA che lui dice vengono prodotte dallo stabilimento di Bologna, nella misura di 2,5 tonnellate al giorno, vengono effettivamente vendute e a chi; quale sia la quantità venduta a Unilever e per quale importo (in particolare, come sia possibile conciliare la produzione dichiarata da Marco Astorri durante la visita di Class CNBC alla sua fabbrica – pari a 2,5 tonnellate al giorno – con quanto confermato di recente da North Sails, che ha reso noto di aver venduto solamente 20 flaconi di creme My Kai a fronte di 280 pezzi ordinati); se esistono, al netto delle JV, dei clienti a cui Bio-On fattura e se sì per quali importi; se, come segnalato da Quintessential, il fatturato di Bio-on derivi per la massima parte da fatture che la stessa Bio-On ha emesso alle proprie JV”.
Le domande di Qcm continuano: Bio-on, afferma, non ha specificato “se, come segnalato da Quintessential, Banca Finnat ha agito in conflitto d’interesse essendo socia di Bio-On, suggerendo un target price a 86 euro per un titolo presumibilmente già over stimato; se i brevetti chiave che Bio-On comunica come esclusivi non siano in realtà circoscritti in aree geografiche limitate o presi in licenza da terzi; se i debiti di Bio-on non siano lievitati per investimenti andati fuori controllo nella realizzazione dello stabilimento di Bologna che, come da piano industriale, sarebbe dovuto costare 15 milioni di euro e invece ha drenato circa 44 milioni”. “Riteniamo quindi, non avendo Bio-On risposto in maniera minimamente esauriente a nessuna di queste domande, che le osservazioni mosse da Quintessential siano del tutto giustificate“, conclude il comunicato di risposta.