Calcio

Foggia Calcio, “Mancini nuovo allenatore”. Ma i tifosi insorgono: “Fu condannato per stupro, non lo vogliamo. Scegliete un altro tecnico”

La società, che ripartirà dalla Serie D dopo l'addio ai cadetti, secondo diversi fonti ha scelto l'ex calciatore di Roma e Inter come nuova guida tecnica. Ma sulla pagina Facebook del club si moltiplicano i commenti indignati di tifosi che chiedono di non ingaggiarlo perché, nel 2011, venne condannato in primo grado con rito abbreviato per violenza sessuale. Il brasiliano si è sempre dichiarato estraneo ai fatti. Il presidente: "Il suo agente dice che il casellario è pulito. Aspettiamo chiarimenti, ma se all'epoca ha sbagliato, non si è ripetuto"

È bastata un’indiscrezione, l’annuncio che è tra i “papabili” per far schierare i tifosi. “No a un allenatore condannato per violenza sessuale”. Uno, due, cento e passa commenti: tutti contro Amantino Mancini, l’ex calciatore di Roma, Venezia, Inter e Milan. Il Foggia Calcio, pronto a ripartire dalla Serie D dopo l’addio ai cadetti, sarebbe sul punto di ingaggiarlo come nuovo allenatore, ma i supporters del club pugliese hanno ‘minacciato’ la società di non abbonarsi e disertare lo stadio se davvero il brasiliano dovesse guidare la squadra per la condanna in primo grado che Mancini riportò nel 2011 con l’accusa di violenza sessuale. Due anni e 8 mesi, stabilì il gup di Milano Laura Marchiondelli.

Così ora i tifosi dicono no. Sulla pagina Calcio Foggia 1920 se ne leggono a decine, tutti dello stesso tenore. “Finora siete stati eccezionali. Non rovinate tutto prendendo una persona condannata a 2 anni e 8 mesi per stupro e lesioni”, scrive un utente. “Trovate un allenatore di cui non doversi vergognare. Ce ne sono tanti – è il commento di un altro – I tifosi del Foggia non sono tutti uguali, qualcuno alla dignità della propria squadra ci tiene”. “Allontanate Mancini tra i candidati alla panchina – dice un altro tifoso – E avrete il mio rispetto”. “Portateci rispetto. Nessuno stupratore sulla nostra panchina”, chiedono altri utenti.

Secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, Mancini avrebbe conosciuto una ragazza brasiliana durante una festa organizzata da Ronaldinho a Milano, in zona Porta Genova, l’8 dicembre 2010. Al termine del party, l’ex calciatore si sarebbe offerto di accompagnarla a casa e poi l’avrebbe costretta a subire rapporti sessuali ripetuti. La mattina del 9 dicembre, la donna si era rivolta alla clinica Mangiagalli, dove esiste un servizio per le vittime di violenza sessuale, e lì avrebbe sporto denuncia nei confronti del centrocampista. Poco meno di un anno dopo, la sentenza del giudice per l’udienza preliminare.

Condannato per favoreggiamento anche il ‘factotum’ di Mancini, Gerardo Eugenio Do Nascimento: per la procura aveva cercato di fare pressioni sulla giovane, cercando di convincerla a non proseguire l’azione penale. Dopo la sentenza di primo grado, i suoi legali Luciana Canonaco e Flavio Vincenzo Ponte, in una nota spiegarono che Mancini ”pur rispettando la sentenza del Tribunale di Milano, si professa estraneo ai fatti (come contestati) e continuerà a difendersi per dimostrare la propria innocenza”.

Al Corriere della Sera, il presidente dei rossoneri Roberto Felleca ha spiegato: “Per ora abbiamo esaminato il profilo tecnico, la frequentazione delle giovanili della Roma e le valutazioni positive anche di Mourinho ponendo comunque attenzione per una condanna così importante”. Poi ha proseguito: “Non so l’esito di un eventuale secondo grado o della Cassazione, ma il suo procuratore ci ha garantito che il casellario giudiziario di Mancini, al momento, è pulito”. In altre parole: o Mancini è stato assolto in appello o davanti alla Suprema Corte, ma le agenzie di stampa non ne hanno mai dato notizia, oppure può aver beneficiato della “non menzione” nel certificato penale.

“Aspettiamo di avere chiarimenti su questo – ha spiegato ancora Felleca al Corriere della Sera – ma nel frattempo abbiamo conosciuto il Mancini attuale, non quello di dieci anni fa, che è sposato, ha 3 figli, e anche se venisse confermato che all’epoca sbagliò, non si è più ripetuto: non possiamo essere giudici di una persona per tutta la vita. Tanto più che spesso, e faccio un riferimento generico perché non conosco il caso in particolare, i personaggi pubblici sono soggetti a trappole”.