Il guardasigilli spiega perché la richiesta del Carroccio non può entrare nella riforma del processo penale: "Se il tema è lavorare per ridurre ancora di più i tempi del processo penale non ci sono problemi perché su questo vogliamo lavorare. Ricordiamo che parliamo di un disegno di legge delega in cui ci sono principi molto generali"
La separazione delle carriere dei magistrati? “Non ha nulla a che fare con i tempi della giustizia che interessano i cittadini”. Così il guardasigilli Alfonso Bonafede spiega perché l’ultima richiesta della Lega non può entrare nella riforma della giustizia. Una richiesta che ha infiammato il clima all’ultimo consiglio dei ministri con il guardasigilli andato allo scontro duro con la collega leghista Giulia Bongiorno. Alla fine, c’è il via libera “salvo intese”. Ma mentre sul Csm e il civile M5s e Lega hanno trovato un’intesa, le distanze rimangono marcate sul penale.
“Se il tema è lavorare per ridurre ancora di più i tempi del processo penale non ci sono problemi perché su questo vogliamo lavorare. Se invece il problema e di inserire le cose che non hanno nulla a che fare con i tempi della giustizia che interessano i cittadini, la separazione delle carriere o altro, chiaramente quello è un provvedimento che riguarda solo i tempi della giustizia”, ha detto oggi Bonafede. “Ricordiamo – ha aggiunto il ministro della giustizia – che parliamo di un disegno di legge delega in cui ci sono principi molto generali. Ma si vuole inserire già a questo punto un intervento ancora più stringente sui tempi? Non ci sono problemi”. Il ministro ci ha tenuto a sottolineare un altro aspetto: “È passato sotto silenzio il fatto che la scorsa settimana il consiglio dei ministri ha dato l’ok alla riforma del processo civile e del Consiglio superiore della magistratura. Lo dico perché una svolta importante nell’ambito del processo civile è fondamentale per l’economia italiana. Rimane il nodo sul processo penale”.
Nonostante le intese su civile e Csm, però, la polemica a distanza con l’alleato del Carroccio non accenna aplacarsi. Oggi Matteo Salvini ha citato direttamente il guardasigilli, mentre attaccava un altro ministro del M5s: Danilo Toninelli. “Bonafede è una brava persona ma ha portato in Cdm una riforma della giustizia che non risolve i problemi della giustizia italiana. Per fare il ministro non basta essere delle brave persone. Non è mai un problema personale, però bloccare una opera fondamentale come l’alta velocità, che per me dovrebbe unire l’Italia, è dire di no al futuro e al progresso. È come dire no alla trivellazione per cercare petrolio e ai termovalorizzatori”, sono state le parole del ministro dell’Interno. Che hanno provocato la replica del titolare di via Arenula: “Il confronto deve essere costante nella lealtà e nella correttezza che ha contraddistinto questo primo anno di governo. Ma, chiaramente, non deve degenerare né nell’offesa, né nel litigio perché i cittadini non vogliono vedere politici che litigano, altrimenti riportiamo le lancette dell’orologio un tantino troppo indietro nel tempo. Qui abbiamo due forze politiche completamente diverse tra di loro, con Dna completamente differenti. Ma sul contratto di governo abbiamo trovato un perimetro comune perché abbiamo individuato le cose che interessano ai cittadini. Poi ogni giorno c’è un nuovo tema che magari ci ha visto divisi in passato, su cui confrontarsi. Ogni volta che c’è una divergenza, come è stato sul processo penale, dico: mettiamoci al tavolo, confrontiamoci e troviamo la soluzione che interessa ai cittadini. Questo è il punto”.
Al leader della Lega ha replicato anche Toninelli. “Salvini deve capire che non sta governando con Berlusconi, ma con una forza politica con la schiena dritta che sa che sta operando per il bene del Paese. Salvini risponde di quello che dice, io sto dando una mano al Paese, abbiamo sbloccato opere ferme da anni, poi ci sono altri sì da dire, all’acqua pubblica e alla riforma della giustizia”.