Sono accusati di resistenza aggravata, danneggiamento e lesioni nei confronti di due agenti che hanno riportato ferite alle mani e alle braccia. In aula i giovani, provenienti dal Gambia e dal Senegal, hanno negato di aver partecipato all'aggressione, scoppiata, a detta loro, a causa di alcuni "ritardi nei soccorsi"
Hanno aggredito una volante della polizia e lanciato un sasso contro il camion dei pompieri, intervenuti per un incendio al Centro di accoglienza straordinaria di via Aquila a Milano. Per questo sette migranti, ospiti del centro, sono finiti in carcere, accusati di resistenza aggravata, danneggiamento e lesioni nei confronti di due agenti di polizia, che hanno riportato ferite alle mani e alle braccia. A confermare l’arresto il giudice Teresa Ferrari da Passano che ha deciso di emettere la misura cautelare per il “concreto pericolo di reiterazione del reato”.
I giovani sono tutti incensurati, ad eccezione di uno che ha dei precedenti per spaccio. Provenienti dal Gambia e dal Senegal, in aula hanno negato di aver partecipato alla rivolta scoppiata dopo le fiamme. Secondo le ricostruzioni, l’incendio sarebbe scaturito da ciabatte e impianti elettrici difettosi o mal tenuti che si trovavano nei locali del Cas. A detta dei migranti la tensione con le forze dell’ordine sarebbe nata a causa di alcuni “ritardi nei soccorsi” nei confronti di un ospite, rimasto intrappolato in una stanza durante il rogo, poi salvato dai Vigili del fuoco. Proprio durante le operazioni di salvataggio, secondo la ricostruzione della questura, uno dei migranti avrebbe tirato un sasso contro un camion dei pompieri. Il giovane è stato subito bloccato dagli agenti e caricato su una volante. Il mezzo è stato quindi circondato ed è cominciata l’aggressione.
In tutto sono una trentina i migranti medicati sul posto mentre circa 50 sono stati trasferiti in un altro centro. Nessuno dei coinvolti nella protesta, secondo quanto specificato dall’ufficio di prevenzione generale della questura di Milano, “ha riportato alcuna lesione”. Due agenti di polizia, invece, hanno riportato quindici giorni di prognosi ciascuno. A causa dell’incendio, invece, sono otto gli ospiti della struttura intossicati e trasportati in ospedale: uno è arrivato in pronto soccorso all’Istituto Città Studi di Niguarda in codice giallo, mentre gli altri sono stati classificati come codici verdi.
“Il paradosso è che per questi ‘ospiti’ gli italiani spendono 25,50 euro al giorno per ognuno di essi. Questo dato è stato diffuso dalle Prefetture che hanno in capo la gestione dei Cas. La domanda che sorge spontanea è: da chi vengono monitorati questi luoghi? In particolare, chi va a controllare centinaia di immigrati che vivono all’interno? Chi si occupa di verificare chi entra, chi esce, chi dorme dentro o chi delinque?”, ha commentato Riccardo De Corato, assessore alla Sicurezza di Regione Lombardia. Duro anche Paolo Grimoldi, deputato della Lega e segretario della Lega Lombarda: “La rivolta ieri a Milano di un gruppo di immigrati ospitati e mantenuti a nostre spese al Centro di accoglienza straordinaria (Cas) di via Aquila, l’aggressione ai poliziotti e ai vigili del fuoco da parte di questi giovani, confermano la necessità di smantellare e chiudere queste strutture e rimandare da dove sono venuti questi soggetti”. “Si tratta di migranti economici che non hanno il minimo requisito per ottenere lo status di rifugiati – ha aggiunto il parlamentare – Eppure li stiamo mantenendo a 25.50 euro al giorno e se parliamo di espulsione insorge quel poco che rimane della sinistra dell’accoglienza senza se e senza ma”.