È pronto a tutto Giovanni Battista Protti pur di salvare dall’esproprio la chiesetta e il sagrato di Faè, uno dei pochi tasselli che tengono viva nella memoria la tragedia del Vajont. In seguito all’annuncio dell’esproprio dell’area di sua proprietà da parte dell’Anas, per la costruzione di una variante stradale in vista dei Mondiali di sci di Cortina 2021, l’uomo ha annunciato che nella giornata del 6 agosto allestirà un muro di trattori per difendere la piccola chiesa dalle ruspe. In una nota però, l’Ente nazionale per le strade, assicura che l’esproprio non coinvolgerà anche la chiesetta con il suo sagrato.

La chiesetta e il sagrato di Faè si trovano a poca distanza da Longarone. Nella notte del 9 ottobre 1963, quando tutta la vallata fu travolta da onde alte più di 250 metri, generate dal crollo di circa 270 milioni di metri cubi di roccia nella diga del Vajont, anche la chiesa fu distrutta insieme agli altri edifici. Quella notte morirono 2mila persone e interi paesi furono spazzati via. Dell’originaria chiesa di Faè rimase solo il sagrato, non lontano dal quale, sempre su un terreno di proprietà di Protti, venne ricostruita con le stesse pietre di Castellavazzo con cui era stata edificata originariamente. Ora il proprietario dei terreni è pronto a fare qualsiasi cosa per salvare uno dei simboli del sacrificio che tutta la comunità ha patito 56 anni fa.

Quando il 5 agosto l’Anas ha ufficializzato l’avvio dell’esproprio dei terreni sui quali si trovano la chiesa e il sagrato per la costruzione della variante della statale di Alemagna, che dovrà essere pronta per i mondiali del 2021, Giovanni Battista Protti, di origini bellunesi, ma residente a Padova, ha deciso di autodenunciarsi alla procura di Belluno, consapevole del fatto che la sua opposizione potrebbe cadere nel reato di interruzione di servizio di pubblica necessità, per il quale sono previste pene fino a due anni di reclusione. “Intervengo – ha spiegato – non per manifestare un interesse mio personale. Sugli altri miei terreni non mi oppongo. Ma qui no. Quel sagrato è l’ultima testimonianza del Vajont nel comune di Longarone, oltre alla chiesetta di Pirago”.

Protti ha chiesto aiuto ad Anas, Soprintendenza per i beni culturali, provincia di Belluno e comune di Longarone, ma nessuno ha risposto al suo appello. Ha tentato anche con la diocesi di Belluno, richiamando al vincolo ad cultum di cui all’articolo 810 del codice civile che impedisce allo Stato di intervenire su chiese e sagrati ledendo la libertà di culto. Il sindaco di Longarone e presidente della provincia di Belluno, Roberto Padrin, si è espresso dicendosi rassegnato nei confronti della decisione dell’Anas. “Anas – ha dichiarato, ricordando che l’intervento previsto riguarda l’incrocio di Faè, dove si sono verificati spesso incidenti mortali – ha studiato una soluzione che per quanto ne so io era l’unica praticabile. Sicuramente quella è un’area che ha una storia, ma non ci sono molte alternative“.

L’Anas però, in una nota, specifica che “la procedura espropriativa propedeutica al piano di interventi, non interessa i resti della vecchia casa”. Insomma stando all’Ente nazionale per le strade la chiesetta rimarrà in piedi. “La soluzione proposta da Anas – hanno aggunto nel testo – oltre a non compromettere l’ utilizzo da parte del proprietario dei terreni interessati dall’ intervento, è stata espressamente condivisa dal Mibact che, per il tramite della Soprintendenza Archeologica, con la nota inviata oggi 5 agosto 2019 e indirizzata all’avv. Protti, ha confermato come il progetto Anas lascerebbe le condizioni dei terreni pressoché inalterate”. Nella stessa nota del ministero per i Beni e le attività culturali citata dall’Anas, inoltre, “pur riconoscendo il valore testimoniale del complesso immobiliare” non ci sarebbero “elementi sufficienti a giustificare un provvedimento di tutela“.

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