Il prossimo 6 settembre ArcelorMittal non sarà più coperta dall'immunità penale e minaccia di lasciare Taranto, ma ancora manca un'intesa col governo. Venturi (Fiom): "Rischia di addensarsi una tempesta perfetta". La replica del ministro dello Sviluppo economico: "Stiamo discutendo con tutte le parti"
Il prossimo 6 settembre, tra un mese esatto, ArcelorMittal non sarà più coperta dall’immunità penale, lo scudo su Taranto eliminato dall’esecutivo con una norma inserita nel decreto Crescita. Nel frattempo però manca ancora un accordo tra il governo e il gigante della siderurgica che ha prese in gestione l’ex Ilva, dopo la minaccia di abbandonare l’Italia in caso di eliminazione tout court della norma introdotta dal governo Renzi. “Rischia di addensarsi su Taranto una tempesta perfetta, in una condizione di inerzia pressoché totale”, avverte Gianni Venturi della Fiom-Cgil), in audizione alla Camera. Mentre la Fim Cisl chiede se al precedente accordo “ci credete ancora o non ci credete più? Bisogna essere chiari e dire se è carta straccia“. Il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio però promette una soluzione entro il 6 settembre: “Stiamo lavorando“.
“Mancano 30 giorni al 6 settembre, all’entrata in vigore definitiva della norma che supera le esimenti penali per Arcerlor Mittal. Mancano 45 giorni al 1 ottobre, quando l’altoforno 2 sarà definitivamente spento”, ricorda Venturi, facendo riferimento anche al provvedimento di rigetto di dissequestro con cui la procura di Taranto ha ordinato lo spegnimento dell’altoforno 2 perché “non è sicuro per gli operai”. In audizione a Montecitorio, Venturi chiede una norma per “la tutela legale” che risolva il nodo dell’immunità e di decidere sull’altoforno: “Se si spegne, si spegne Taranto e non c’è più l’acciaio in questo Paese”. Secondo la Fim invece per risolvere i problemi dell’ex Ilva e di Arcelor Mittal basterebbe “tenere fede a quello che con questo governo abbiamo già firmato” a settembre dello scorso anno: “Siamo arrivati a un punto in cui, con un accordo così forte e sofferto come quello fatto con voi, le risposte ce l’abbiamo”.
“Fateci lavorare, sono ben cosciente che il 6 settembre ci siano delle scadenze e in attesa di quelle stiamo lavorando”, risponde Di Maio. “Stiamo discutendo con tutte le parti”, ha continuato Di Maio: “Lo dico ai lavoratori dell’Ilva di Taranto, ho mantenuto sempre la parola con loro per permettere che si lavorasse anche in condizioni di sicurezza“. Sulla possibilità di inserire una norma nel decreto imprese ha ribadito: “Fateci lavorare”.
Per Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, però “non c’è più tempo da perdere, servono risposte urgenti dal governo e dal ministro dello Sviluppo economico per risolvere la difficile situazione dell’ex Ilva di Taranto e le preoccupanti prospettive occupazionali per i lavoratori”. “Nella fabbrica e nella città di Taranto – dichiara Palombella – si sta creando una situazione ingovernabile che rischia di diventare irreversibili senza una chiara e netta posizione da parte delle istituzioni”. “Vogliamo sapere – continua – quali provvedimenti il governo voglia promuovere per salvaguardare la sicurezza e i livelli occupazionali dello stabilimento di Taranto e la salute dei cittadini all’esterno dell’acciaieria”.