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La Madonna è persona seria e il ‘macho’ del Papeete riesce a imbrattare anche lei

Ci risiamo! Il ministro senza interno, non fa in tempo a vedersi, approvare il decreto-bis rinnegatore di ogni principio cristiano e costituzionale, che si affretta a dedicare la vittoria di Pirro a Maria, ma non la Madre di Gesù, per lui troppo impegnativa, ma a una madonna prêt-à-porter, o, per essere più precisi, alla “postina” di Medjugorje, visto che da 38 anni porta messaggi su messaggi come fosse un rider a cottimo. Sono propenso a ritenere che l’immagine della Madonna, incorniciata in un rosario rosso/bianco con una scritta patetica, pubblicata nel suo tweet, sia stata pensata e architettata da tempo. Nulla di serio, solo ridicolo perché al ministro del “Dio-Po, Papeete, Mammete e tu”, nulla importa della Madonna o di sua cugina, o peggio di Dio o del vangelo – vade retro! – perché a lui la Patria, Dio, la Madonna – anzi “Auguri Mamma” –, e tutto l’armamentario stantio del cucuzzaro servono come veleni per rendere non potabile l’acqua della civiltà e del buon senso.

La Madonna è persona seria e questo buzzurro riesce a imbrattare anche lei, strattonandola e trascinandola nel fango della sua perenne campagna elettorale. Non so se il madonnaro leghista sia mai andato a Medjugorje, dove le persone fanno anche esperienze d’interiorità, ma dove anche si profila un grande inganno che la chiesa della reazione ha saputo imbastire in contrapposizione a qualsiasi apertura a cominciare dal concilio Vaticano II, il vero nemico di ogni fascista anche di complemento e – off course! – di Steve Bannon che fu stratega della Lega.

Se invece di andare a perdere tempo con Madonne teatranti, l’interno del ministro comiziante effettivo permanente fosse andato a Milano, anche solo per sbaglio, e si fosse accinto ad entrare in Duomo, sì, proprio quello della “Madunnina” e quello di Sant’Ambrogio che scaccia l’imperatore Teodosio, avrebbe posto maggiore attenzione a non dire strafalcioni, facendo la figura dell’ignorante. Il 5 agosto nel calendario romano è la Madonna della Neve che celebra la basilica di Santa Maria Maggiore a ricordo del concilio di Efeso (431) che dichiarò Maria “Theotòkos – Madre di Dio”. Durante una celebrazione, caddero dalla cupola petali di rosa bianca, da cui “ad Nives”.

Non so quali chiese frequenti il “macho” dj del Papeete, ma sicuramente se avesse dimestichezza con il Duomo della sua Milano, leggerebbe già sulla facciata gugliata, la scritta “MARIÆ NASCENTI” cioè “A Maria Bambina“, la cui festa il calendario cattolico e ortodosso fissa all’8 settembre di ogni anno fin dal VII-VIII secolo d.C. Il 20 ottobre 1572 san Carlo Borromeo ne ufficializza la consacrazione. Certo a Medjugorje si cerca di contrabbandare anche la storia, pur di poter accreditare quella povera sciocchezza come “Madonna”.

Salvini, forse schiacciato dal complesso di Edipo, è alla ricerca di una “mamma” e la vuole Madonna per regalarle come tanti fioretti tutte le porcate che riesce a fare contro i poveri da qualunque parte provengano, ma mai contro i potenti: si sa di mammina ce n’è una sola e se poi è anche vestita di celeste, porta il rosario, contrabbando il vangelo purgato delle pagine che pongono lo “straniero” come metro della fede cristiana, beh!, il gioco è riuscito. Ora non ci resta che attendere un decreto “ter” che obblighi ad esporre statue e “madonne ripiene” di acqua in tutti i luoghi pubblici, semipubblici, nei bar e negli stadi, negli ospedali e nei Papeete lombardi, nei bordelli e dove si nascondono i 49 milioni rubati, perché in un mondo dove l’amore è scomparso e l’odio per lo straniero è diventato mefistofelico, avere una mammuccia che, mentre dice il rosario, prepara le lasagne o i tortellini, o bestemmia contro i “negher maledetti”, è una soddisfazione che nessuno si può togliere.

Per dirla con Benedetto XVI, l’ex pastore tedesco, è tutta colpa del ’68 perché vaneggiò con la “fantasia al potere” per poi ritrovarsi, 51 anni dopo, con l’ignoranza al governo, attorniato da pirla che tutto si bevono, anche le salvinate di Medjugorje, fresche di giornata, senza vergogna.