Fondi russi alla Lega? Non ho mentito, ho solo detto che Savoini non era in aereo con me. Ma lo conosco e ci lavoro da 20 anni. Io a malapena mi ricordo cosa ho fatto la settimana scorsa, anche perché ho una vita abbastanza densa”. Così, ai microfoni di “Ma cos’è quest’estate” (Radio24), il vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, risponde alla domanda di un radioascoltatore riferita dalla conduttrice della trasmissione, Elisabetta Fiorito.

Salvini spiega: “Io sono andato in Russia quasi 10 volte per riallacciare buoni rapporti commerciali, politici, culturali. Sono tornato a casa con soddisfazione, ma senza un euro in più nel portafoglio. C’è poi una inchiesta in corso da mesi e mesi e se qualcuno ha fatto qualcosa di sbagliato verrà fuori. Per il momento ci sono audio intercettati su un presunto e fantomatico scambio di petrolio per 65 milioni di euro. Finirà tutto in una bolla di sapone? Secondo me, assolutamente sì, perché le persone che, in nome della Lega, sono coinvolte le conosco da anni e le conosco come persone serie – continua – Però c’è una indagine. Per carità, rispetto le indagini, però iniziano a essere tante: cercano i soldi della Lega in Lussemburgo, in Svizzera, in Russia, in Marocco. Comunque, penso che siano i giudici a decidere se c’è qualcosa di sbagliato in questa vicenda, non i giornalisti”.

Il leader della Lega commenta poi lo stato attuale del governo gialloverde: “L’unica cosa che non voglio regalare agli italiani sono altri mesi di litigi, di polemiche, di attacchi, di insulti. Sulla Tav si è perso un anno. Sulla riforma della giustizia si è perso un anno per arrivare a una proposta di processo penale che cambia poco e nulla. Sulla riforma fiscale c’è bisogno di coraggio, perché il taglio delle tasse ci deve essere davvero, non deve essere per finta. Qua l’economia riparte solo se c’è un sostanzioso taglio delle tasse. E per sostanzioso intendo 10-15 miliardi di taglio vero, altrimenti non si può parlare di salario minimo. Chi lo paga il salario minimo?“.

E aggiunge: “Ovunque io vada, mi dicono: ‘Bravi, tenete duro, ma se dovete andare avanti a litigare, smettetela lì e piuttosto chiedete il parere agli elettori’. Sicuramente per me non è gradevole essere attaccato ogni giorno non tanto dalle opposizioni, ma dai 5 Stelle. Ogni giorno dal M5s ce n’è una: ieri il ministro dell’Ambiente Costa dice che se bruciano i rifiuti a Napoli è colpa mia. E poi Toninelli sostiene che fa tutto lui, però non mi sembra che sia all’altezza di gestire le infrastrutture di un Paese bello ma difficile come l’Italia. Un giorno m’attacca Di Battista, l’altro giorno è Grillo, l’altro giorno ancora è il ministro Lezzi, l’altro giorno è Di Maio, l’altro giorno è Bonafede. Insomma, ci pagano per lavorare, non per litigare”.

Il ministro dell’Interno ribadisce le sue perplessità sul reddito di cittadinanza e rincara: “Se riusciamo a lavorare, andiamo avanti. Altrimenti non sto al ministero per il gusto di sentirmi chiamare ‘ministro’o per il gusto della poltrona o per passare il mio tempo a rispondere agli attacchi, alle denunce, alle minacce. Confesso che negli ultimi mesi il percorso coi 5 Stelle è diventato parecchio più accidentato. Di pazienza ne ho all’infinito, ma solo se so di poter fare qualcosa di utile al Paese. Nella Lega – chiosa – siamo abituati a fare le cose se siamo in grado di farle, altrimenti, qualora vedessimo che tutto è bloccato, è più serio tornare a chiedere la parola agli italiani. Nelle ultime settimane i no, le critiche e a volte gli insulti quotidiani sono iniziati a essere impegnativi”.

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