Dopo un giorno di silenzio e alla luce della spaccatura in Aula sul Tav, il leader del Carroccio ha avuto un faccia a faccia con il premier. Quindi si è presentato a Sabaudia e, senza mai annunciare ufficialmente la crisi, ha evocato le difficoltà con i soci di governo: "Cosa succederà ora? Non sono fatto per le mezze misure, o le cose si possono fare per intero, oppure star lì a scaldare la poltrona non fa per me". Intanto il premier ha annullato la conferenza stampa dell'8 agosto e Di Maio ha rimandato l'assemblea congiunta con i suoi
“L’ultima cosa che ci interessa sono le poltrone”. Ma se pure “non mi uscirà mai una parola negativa su Di Maio o Conte”, “qualcosa si è rotto negli ultimi mesi”. Matteo Salvini si è presentato al comizio di Sabaudia dopo una delle giornate più lunghe per il governo Lega-M5s: i soci si sono spaccati in Aula sul voto sul Tav e per tutto il pomeriggio i vicepremier hanno scelto di non rilasciare dichiarazioni. Quindi il leader del Carroccio ha avuto un faccia a faccia con il premier Giuseppe Conte. Un incontro, che raccontano “lungo, pacato e cordiale”, che ha avuto due effetti: il rinvio della conferenza stampa pre-estiva del presidente del Consiglio (era prevista per l’8 agosto) e l’annullamento dell’assemblea congiunta M5s. Se qualcosa succederà, sarà dopo la nottata e mentre Di Maio è rimasto a Palazzo Chigi, Salvini è andato a incontrare la platea dei suoi sostenitori. “No a rimpastini o rimpastoni”. E’ stato il concetto espresso per prima cosa dal leghista: malgrado le ricostruzioni, non sembra voler chiedere la testa dei ministri di Trasporti, Difesa o Ambiente. Insomma i “no” del Movimento 5 stelle sembrano il problema principale. E tra gli interventi per lui prioritari ha citato non a caso “la riforma della giustizia”, su cui non l’intesa con il M5s è lontanissima. Ma pure l’intervento “per cancellare il codice degli appalti” e far ripartire i cantieri. Come già aveva fatto ieri, Salvini ha anche criticato le due misure che rappresentano il cavallo di battaglia per i 5 stelle: “Non si possono garantire reddito di cittadinanza a tutti e salario minimo, prima bisogna dare lavoro, creare ricchezza, sennò cosa ridistribuisci?“.
Per tutto il pomeriggio, mentre a Roma si consumavano le ore più tese per il governo gialloverde, le ipotesi di crisi e rimpasto si sono rimpallate nei corridoi dei palazzi e dal comizio ci si aspettava “un grande annuncio”. La spaccatura però è stata solo evocata da Salvini: “Cosa succederà ora? Non sono fatto per le mezze misure, o le cose si possono fare per intero, oppure star lì a scaldare la poltrona non fa per me”. Per tutto il suo intervento, Salvini ha insistito sulla necessità di cambiare passo e ripartire “per fare le cose”. “Dobbiamo fare in maniera veloce, compatta, energica, coraggiosa quel che vogliamo fare. Tutti al tavolo delle parti sociali ci han chiesto dei sì, coraggio e investimenti. Non è più il momento dei no, dei forse, dei dubbi“. Quindi la battuta sul matrimonio: “Non mi interessano rimpastini o rimpastoni, le idee non valgono due poltrone, se le cose non si possono più fare è inutile andare avanti. Come in un matrimonio, se si passa più tempo a insultarsi e a litigare che a fare l’amore, meglio guardarsi in faccia e prendere una decisione da persone adulte”. Ma anche una garanzia, con un chiaro riferimento all’ex alleato Silvio Berlusconi e a Forza Italia: “Non ho nostalgia del passato”. Il vicepremier ha dettato anche il timing della presunta crisi: “Domani sera sarò a Pescara, se non succedono robe strane nel frattempo”, ha detto. “E dopo la Sicilia saremo a Roma magari per fare qualche chiacchierata, ci siamo capiti…”, ha aggiunto, “nelle prossime ore si chiariranno varie situazioni”. L’intervento di Salvini dura un’ora e dieci: il leader non attacca mai davvero gli alleati, sdrammatizza, ma pure dice che non intende più aspettare. Cosa, lo si capirà solo nelle prossime ore.
L’impasse M5s e la solitudine di Luigi Di Maio che si dice “pronto a tutto”. Cresce il malumore tra i parlamentari
Per i 5 stelle il momento è molto delicato: la battaglia contro il Tav è sempre stato uno dei pilastri e veder fallire la propria mozione ora che sono al governo è stato un colpo molto duro, comunque lo si guardi. Di Maio ha voluto il voto in Aula sul Tav e, ha ripetuto in queste ore, pensa che sia stata la strategia migliore per far vedere “chi davvero vuole il cambiamento”. Detto questo, dalle parti del ministero del Lavoro, la strategia è quella di aspettare. Per il capo politico 5 stelle il Carroccio non fa sul serio e non arriverà davvero alla rottura: le parole usate in Senato dal leghista Romeo che hanno sollevato “la questione politica”, vengono definite prudenti. “Se avessero voluto davvero rompere, non avrebbero usato quei toni”, è il ragionamento. Per Di Maio e i suoi, il contratto è stato violato perché “prevedeva di rivedere integralmente l’opera”, ma la speranza ora è di chiudere il capitolo e andare avanti più in fretta possibile. Neppure l’ipotesi rimpasto è in campo per il momento sul fronte M5s, cioè se non lo chiederà Salvini, loro non lo chiederanno mai per primi. “Sarà una scelta di Danilo Toninelli (ministro dei Trasporti ndr) decidere se restare o meno”, e pensano, “sostituirlo ora sarebbe solo controproducente”. Rimane la pressione molto alta dentro il gruppo. I parlamentari hanno recriminato a Di Maio la decisione di umiliarli in Aula e le voci critiche nei confronti del leader sono sempre di più. Il post dell’europarlamentare Ignazio Corrao è quello più significativo: “La Lega difende l’ancién regime. Dal governo conseguenze nefaste per il Movimento“. La decisione di esporsi così duramente, per un grillino da sempre ritenuto molto vicino ai vertici, è solo uno degli ultimi segnali di una forte crisi interna ai 5 stelle. In difesa di Di Maio in giornata è arrivato Beppe Grillo, che però l’ha fatto anche in parte per rispondere alle accuse dell’amico Alberto Perino, leader No Tav che gli ha dato del traditore: “Non avere i numeri non è tradire”, ha detto. In serata Di Maio arriva fino ad annullare l’assemblea congiunta degli eletti, proprio mentre Nicola Morra annunciava la necessità di ricorrere al voto su Rousseau. Ipotesi per il momento quanto mai lontana.
Le carte nella mani della Lega. Salvini scrive ai suoi e annulla comizi del pomeriggio
Incassato il sì al Tav, tutti si aspettano di capire cosa intende fare il Carroccio. Il leader Matteo Salvini, per la prima volta da molto tempo, ha scelto di passare il pomeriggio in silenzio e ha annullato le tappe pomeridiane del beach tour. E’ stato prima a casa sua con alcuni fedelissimi, poi a sorpresa ha visto Conte per un colloquio di un’ora. Non sono uscite indiscrezioni sul contenuto del colloquio, ma resta il fatto che malgrado gli annunci che al comizio di Sabaudia avrebbe annunciato rivoluzioni, dopo aver visto Conte, ha scelto di tenere una linea molto più moderata. Secondo il Corriere della sera, nel pomeriggio aveva anche scritto ai leghisti un sms con una richiesta: “Non allontanatevi per le vacanze”. Per alcuni è il chiaro segnale dell’apertura di una crisi imminente, ma per altri è semplicemente l’ennesimo tentativo di mettere pressione nei soci di governo e lasciarsi aperte tutte le strade. L’agenzia Ansa parla di “un clima non di vacanza, ma di mobilitazione” nella Lega. Solo ieri sera con chi lo ha visto alla festa di Arcore il ministro dell’Interno si sarebbe mostrato pessimista sulla possibilità di andare avanti con questo governo. Negli ultimi giorni lo avrebbero irritato, in particolare, gli attacchi di Danilo Toninelli e Sergio Costa: quando ha letto che il ministro dell’Ambiente – racconta – tirava in ballo la vicenda del figlio sulla moto d’acqua è andato su tutte le furie. Di sicuro per ora Salvini ha solo detto che “ha fretta”. Da qui ad aprire la crisi di governo ufficialmente, però ancora ce ne vuole.