Sono tutti e 3 connazionali della vittima, l'egiziano Milad Gerges, sorpresi dalla polizia mentre cercavano di nascondere le prove e incastrati da una telecamera della zona. Il fermato è il proprietario dell'appartamento. L'ipotesi è che all'origine dell'omicidio ci sia una lite per questioni economiche
Ci sono un fermo e due indagati per l’omicidio del 30enne egiziano accoltellato nella notte tra il 5 e il 6 agosto nel suo appartamento in viale Monza. Sono tutti e 3 coinquilini della vittima, Milad Gerges, incastrati da una delle telecamere della zona, che hanno ripreso una lite avvenuta tra i 4 connazionali, tutti in regola con i documenti. La discussione, probabilmente per questioni economiche, era sfociata, intorno alle 4 e 30, in un’aggressione ai danni del 30enne. Il fermato, un 47enne, è il proprietario della casa, per la quale Gerges pagava 150 euro al mese.
La polizia era arrivata poco dopo nell’appartamento e aveva trovato i 3 uomini che tentavano di ripulire la scena del delitto e il corpo di Gerges in una pozza di sangue, segnato da diverse coltellate che lo avevano colpito anche al collo. Le immagini della telecamera installata nei pressi dell’appartamento della casa di ringhiera in viale Monza, come ha spiegato la polizia, mostrano il 47enne che agita una sedia con la chiara intenzione di colpire la vittima, che nel frattempo era fuggita sul ballatoio dove poi si è accasciata. Poiché la sedia non passava dalla porta, il 47enne ha impugnato il coltello da cui si è staccata la lama. Stando alle immagini delle riprese e alle tracce di sangue la polizia ritiene però che l’accoltellamento sia avvenuto all’interno dell’abitazione, nella camera a due letti che assassino e vittima condividevano.
I poliziotti avevano capito subito quale dei tre coinquilini fosse l’assassino del giovane, ma è stato difficile ricostruire con esattezza quali fossero i ruoli nell’omicidio. Nell’appartamento è stata ritrovata anche l’arma del delitto: un coltello da cucina spezzato in due perché la lama si è staccata sotto la forza dei colpi. Nella serata del 6 agosto l’indagine è stata chiusa con un fermo nei confronti di un 47enne, proprietario della casa nella quale gli altri inquilini erano affittuari, mentre gli altri due restano indagati. L’appartamento nel quale vivevano i 4 egiziani era stato segnalato dai vicini in un esposto all’amministratore per subaffitti e sovraffollamento. Secondo le prime informazioni raccolte infatti che il proprietario gestiva, nell’immobile di viale Monza 101, 6 inquilini per volta.
L’egiziano sottoposto al fermo, A.H., non ha risposto alle domande del pm Francesco Ciardi, titolare dell’inchiesta. L’uomo è sposato e ha due figli, che vivono in Egitto insieme alla moglie. Il sospetto è che il 47enne abbia problemi relazionali, sono infatti in corso accertamenti per capire il suo stato di salute mentale. Negli anni scorsi aveva gestito un bar pizzeria a Quarto Oggiaro, alla periferia ovest di Milano e al momento si manteneva con l’affitto (150 euro al mese per posto letto), che gli veniva pagato dai cinque coinquilini: i due nipoti, la vittima e alti due egiziani. Uno di questi subito dopo il delitto, essendo irregolare, si è dileguato facendo perdere le sue tracce. Uno degli indagati per concorso in omicidio è il nipote del 47enne proprietario dell’appartamento. È stato lui ha chiamare i soccorsi, poi risultati inutili, subito dopo l’aggressione a Gerges. Il ragazzo ha anche spiegato che lo zio, ora in cella, lo ha minacciato dicendogli di non chiamare nessuno dopo l’accaduto.