Società

Pronto soccorso, i nuovi codici non sono la soluzione. Tre proposte per ridurre i tempi di attesa

Sono basito. Forse sarà la stanchezza e la necessità di un meritato riposo dopo il tempo dedicato ai miei pazienti, oppure devo aver letto male dal profilo Facebook della ministra Giulia Grillo. Riporto qui il post in questione:

L’immagine assegna ad una lista di numeri, dall’1 al 5 (invece degli attuali colori, che comunque potranno restare), maggiore o minore urgenza di soccorso, e mostra i tempi d’attesa correlati, da 0 a 240 minuti.

Ma la ministra Giulia Grillo è così sicura che basti cambiare il tipo di nomenclatura per risolvere il problema del pronto soccorso in Italia? Io sono certo di no e ne sono certi come me centinaia di cittadini che non abboccano più a proclami inutili, ancor di più se scritti da un ministro che è anche un medico. Lei, ministra, ha mai svolto attività di pronto soccorso? Io sì e so quanto sia difficile attaccare “sulla fronte” di un malcapitato un numero o un colore.

Difficile, se non difficilissimo, è intuirne la gravità sintomatologica, soprattutto, come spesso accade, se non si hanno a disposizione dati di consultazione immediata. Allora io ti faccio, ancora una volta, l’elenco delle mie proposte operative, per ridurre realmente l’attesa inutile. Quelle proposte che quando eri parlamentare d’opposizione non potevi attuare. Potresti farle tue queste parole: te le regalo. Solo tre parole, come diceva una canzone tipicamente estiva di qualche anno fa.

1. Anamnesi

Sa perfettamente che per velocizzare i tempi di diagnosi, terapia e cura (e quindi di attesa), l’anamnesi è fondamentale. Soprattutto in presenza di un paziente non accompagnato, magari inerme. Cara Giulia Grillo, con History Health basterebbe che l’operatore sanitario alzasse un dito per aprire tutta la cartella clinica di un paziente, senza chiedergli nemmeno il nome e cognome, figuriamoci la tessera sanitaria che spesso non abbiamo con noi. Parlane nella Conferenza Stato-Regioni. Ora puoi farlo.

2. Aggiornamento

Sa perfettamente che la medicina di base, che dovrebbe essere il primo filtro, fa acqua da tutte le parti, nonostante debba essere al servizio dello Stato per le questioni burocratiche e nell’aiutarlo a spender meno. Da tempo propongo che i medici del territorio vengano posti a turno negli ospedali di zona 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Questo servizio sarebbe loro utile perché, come dovresti sapere, “essere ospedalieri” serve all’aggiornamento continuo sul campo, ossia in mezzo alle patologie vere e non solo in mezzo alle carte. Ma non solo: servirebbe allo Stato perché questi medici potrebbero essere un primo filtro utile a ridurre realmente i tempi d’attesa per le urgenze vere, le quali sarebbero trattate direttamente dagli specialisti. Pensa come sarebbero contenti i cittadini sapendo che il proprio medico si aggiorna ed è comunque reperibile nell’ospedale più vicino.

3. Affine

Sa, cara Grillo, quante sono le strutture private accreditate in Italia che non hanno il pronto soccorso, pur avendo un numero di accessi pagati dal Sistema sanitario nazionale enorme? Ti sembra giusto? Non credi che, se a Milano ci fosse un pronto soccorso anche, per esempio, alla Casa di cura San Pio X Humanitas, posta nel centro di Milano, meno pazienti andrebbero nell’ospedale pubblico più vicino,per esempio il Fatebenefratelli o Niguarda, e si ridurrebbero, senza nomenclatura, i tempi d’attesa in quanto i pazienti verrebbero distribuiti nelle varie strutture? Poniamo il privato alla stessa stregua del pubblico, faremo del bene al paziente. O vogliamo continuare a favorire il privato (sai il dispendio di soldi ed energia per la gestione di un pronto soccorso) a scapito del pubblico?

In queste tre parole, come nella canzone, ci sono scritte le verità: “solo una cura, io so che lo sai”.