La sabbia delle spiagge di Villasimius, in Sardegna, va letteralmente a ruba. Il bilancio dei furti o tentati furti di granelli di arenile, pietre e conchiglie nell’Area Marina protetta di Carbonara rischia di avvicinarsi alla tonnellata: tra maggio e giugno 180 chili, a luglio il record di 400, e ad agosto, solo nei primi giorni, 220. Totale: 800 chili solo negli ultimi quattro mesi. L’ultimo episodio risale a tre giorni fa: quattro bottigliette da mezzo litro piene di sabbia sequestrate a una coppia di veneti dalle guardie ambientali nella spiaggia di Porto Giunco.

“L’anno scorso – racconta Fabrizio Atzori, presidente dell’Area Marina protetta – siamo arrivati complessivamente a circa 500 chili. È un fenomeno in crescita ma, su questo fronte, noi siamo sul campo da alcuni anni”. Una linea morbida: molta attenzione e tanti controlli, ma senza punizioni o multe, anche se esiste una norma regionale che prevede una sanzione che varia da 500 a tremila euro per chi asporta sassi, sabbia o altro senza autorizzazione. “Preferiamo spiegare e convincere le persone – precisa Atzori – farle diventare nostre alleate affinché si sparga la voce. Una linea che sta portando buoni frutti: quest’estate due persone hanno restituito spontaneamente sabbia e conchiglie. Ma riceviamo diverse telefonate di turisti pentiti che si sentono in colpa. E ci chiedono di rendere quello che è stato portato via. Ci dicono: ‘non lo sapevamo’. E noi continuiamo a informare e a convincere”.

Una battaglia portata avanti anche con gesti simbolici: la scorsa estate, in occasione del ventennale dell’Area, erano stati i bambini, schierati sulla battigia, a restituire al mare ciò che era stato rubato. “L’abbiamo scritto anche in un post – ricorda il presidente Atzori – non abbiamo bisogno di grandi protocolli d’intesa, noi agiamo sul campo senza soste. E lo facciamo da tempo, anche quando il tema non era ‘di moda’. Facciamo lo stesso anche contro la plastica. Non da questa estate, ma dal 2012“.

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