Ambiente & Veleni

Siberia in fiamme e non solo, aspettiamo di estinguerci per dichiarare l’emergenza climatica?

Siamo come dinosauri che guardano il meteorite puntare verso di noi. Alcuni di noi stanno dicendo: “oh, guardate quella bella luce”, o “cos’è quella cosa?”, o “quanto pericoloso può essere davvero?” E molti di noi hanno detto: “non voglio pensarci”, quindi facciamo finta che non ci sia.

Un pezzo di Siberia delle dimensioni del Portogallo è appena bruciato, spingendoci ben oltre un altro punto di svolta climatica. I ghiacciai scorrono improvvisamente in fiumi mostruosi e scroscianti. E si è formato un lago nel Polo Nord. Mentre vivevo in Nuova Zelanda, e il Natale era nel bel mezzo dell’estate dell’emisfero australe, si potevano comprare ciondoli di Babbo Natale sul surf. Ma non avremmo mai immaginato che potesse fare surf a casa, in uno specchio d’acqua al Polo Nord.

Non nascondiamocelo, ci vorrà davvero molto lavoro per stabilizzare il clima. Dobbiamo capire come muoverci, come riscaldare le nostre case, come coltivare il cibo, senza bruciare combustibili fossili. E dovremo ripristinare gli ecosistemi per restituire loro la capacità di assorbire anidride carbonica. C’è di positivo che sappiamo già come fare queste cose. E sappiamo che queste trasformazioni renderebbero la situazione incommensurabilmente migliore di quanto non lo sia ora – aria più pulita, cibo migliore, meno tumori, paesaggi più belli, elettricità più economica.

Ma nella realtà è il lavoro quello che gli italiani, soprattutto i tanti italiani disoccupati, dicono di volere. Ed è vero, potremmo mettere milioni di persone a lavorare costruendo un clima più stabile e riducendo i tempi di percorrenza, diminuendo radicalmente l’inquinamento e riducendo sostanzialmente le disuguaglianze. Potremmo iniziare a pagare per questa transizione con i 19 miliardi di euro che paghiamo ogni anno per i sussidi ai combustibili fossili.

Nei sondaggi, il 75% degli utenti di Change.org ha sostenuto gli investimenti nelle infrastrutture pubbliche per ridurre il cambiamento climatico e creare posti di lavoro. Presto chiederemo ai nove milioni di italiani che sono sulla nostra piattaforma cosa vorrebbero vedere in un piano di questo tipo.

Molte persone stanno già agendo per affrontare la nostra crisi climatica. Se dichiarassimo un’emergenza climatica, come hanno già fatto numerose città e come decine di migliaia di persone chiedono al Consiglio Comunale di Roma di fare, potremmo migliorare drasticamente la qualità della vita nelle città e cominciare a contrastare il sistema esistente che rafforza le disuguaglianze economiche e ci inquina a morte.

L’industria dei combustibili fossili non si fermerà davanti a nulla per mantenere il suo potere – ora sappiamo che tra i suoi agenti ben posizionati c’è l’ambasciatore russo in Italia, che ha chiesto al ministro dell’Interno Salvini (“caro Matteo”) di impedire che i lavoratori scioperino colpendo lo stabilimento petrolchimico di Lukoil. È stato scavalcato un diritto fondamentale garantito dalla nostra costituzione, nonostante il clamore popolare degli ultimi giorni sia stato notevole in casi come quello della raffineria di Priolo. L’industria dei combustibili fossili ha paura dell’opinione pubblica, sia online che offline. Perché sanno che se lavoriamo insieme, possiamo voltare pagina sul loro regno del terrore, dello sfruttamento e dell’inquinamento.

È tempo per tutti di fermare questi giochi di distrazione e concentrarsi su come fermare l’asteroide dal distruggere il nostro bel pianeta e le nostre vite. I nostri cervelli sono più grandi di quelli dei dinosauri, quindi forse abbiamo una chance. Ma dobbiamo lavorare insieme per fermare il cambiamento climatico ora. Proprio come ai tempi dell’ultimo meteorite, la Terra è sopravvissuta, mentre è stata la specie dominante a scomparire diventando un reperto fossile. Così rischiamo la stessa fine noi, se non facciamo qualcosa al più presto.