Wolfenstein: Youngblood segue nella timeline della saga di sparatutto fantasy/distopica di Bethesda al bellissimo Wolfenstein 2: the new Colossus, vedendo protagoniste le sorelle Jessica e Sophia Blazkowicz, figlie di quel William Blazkowicz eroe dei capitoli precedenti (e celebre personaggio dei titoli anni ’90) disperso in seguito a una missione segreta in Francia. Le ragazze non staranno con le mani in mano e partiranno da una Parigi occupata dai nazisti alla ricerca del padre, falciando qualsiasi cosa si dovesse mettere sulla loro strada (dopotutto sono state cresciute per questo tipo di vita).
Youngblood, pur essendo uno spin-off della serie principale ha lo stesso DNA che contraddistingue il nuovo corso di Wolfenstein: una trama con momenti di tensione ben disposti e un filmato iniziale toccante dimostrano ampiamente come questa saga sia stata ben reinventata dai suoi capitoli originari, portando a empatizzare con una famiglia che sfortunatamente vive per una guerra che è costretta a combattere.
Il gunplay è quello che siamo stati abituati a conoscere con gli ultimi titoli legati ai marchi di Wolfenstein e Doom: veloce, impegnativo e sicuramente con un livello di sfida appagante per ogni giocatore. Novità di questo spin-off è invece la modalità cooperativa, dove le due protagoniste combatteranno fianco a fianco, dando la possibilità a due giocatori di affrontare le missioni insieme; in mancanza di un compagno umano (dunque giocando in singleplayer) sarà l’AI a prendere le redini della vostra compagna. In entrambi i casi sarà molto importante prendersi cura di se stessi e del proprio partner, data la condivisione delle vite tra le due che se esaurite portano all’inevitabile game over: starà a voi scegliere se avanzare falciando tutto quello che vedrete o optare per un approccio stealth, avendo possibilità di usare entrambe le vie per arrivare alla fine.
Il level design è improntato sulla verticalità degli scenari, sottolineando ancora una volta l’anima cooperativa del gioco e variando il gameplay con puzzle ambientali semplici ma che aiutano indubbiamente a spezzare l’azione, rendendo il gioco più vario e divertente. Altro fattore che contribuisce a rendere il gioco indubbiamente più vario rispetto ai capitoli precedenti è la possibilità di acquisire nuove abilità e potenziamenti per le armi tramite un sistema di punteggio e di monete d’argento recuperabili all’interno dei livelli di gioco, permettendo al giocatore di trasformare le due sorelle in vere e proprie macchine da guerra.
Se dovessimo trovare dei difetti nell’ultima produzione di Arkane Studios, sarebbe l’intelligenza artificiale di boss e del vostro compagno la principale indiziata – potevano a nostro avviso essere curate in maniera più precisa e dettagliata – mentre un boss finale più carismatico sicuramente avrebbe impreziosito la trama, che comunque resta assolutamente all’altezza degli altri capitoli, non mancando nel lasciare stupiti i giocatori invogliandoli ad arrivare alla fine del gioco.
Concludendo, Wolfenstein: Youngblood si dimostra un degno erede del proprio nome e sicuramente appagherà gli appassionati di FPS fino a novembre, quando potremo finalmente mettere le mani su quello che si delinea come una pietra miliare del genere: Doom Eternal.