Settimane prima della sparatoria di El Paso la madre di Patrick Crusius, sospetto autore della strage in cui sabato scorso sono morte 22 persone, aveva chiamato la polizia perché preoccupata che il figlio possedesse un fucile “Ak”, cioè un fucile d’assalto. La donna aveva chiamato la Polizia di Allen, in Texas, denunciando il possibile pericolo visti l’età del figlio, il livello di maturità e la mancanza di esperienza nella gestione di un’arma del genere, come hanno confermato gli avvocati Chris Ayres e R. Jack Ayres. Ma era stata rassicurata dall’ufficio a cui era stata trasferita la sua chiamata: il giovane 21enne poteva detenere quel fucile, le avevano risposto.
Alla Polizia la donna non aveva fornito generalità, si trattava di una semplice richiesta “informale” di chiarimenti. Non è chiaro se l’arma in questione sia quella utilizzata nella strage. Come riporta la Cnn, in risposta alle richieste di registri pubblici di informazioni sul presunto tiratore Patrick Crusius, il dipartimento di polizia di Allen non ha fornito rapporti che documentassero la chiamata della madre. Crusius è accusato di omicidio capitale, la forma più grave di omicidio, ed è detenuto nel centro di detenzione della contea di El Paso. Il procuratore distrettuale Jaime Esparza ha dichiarato che il suo ufficio chiederà la pena di morte. Inoltre, l’avvocato degli Stati Uniti John Bash ha affermato che il Dipartimento di Giustizia “sta prendendo seriamente in considerazione” la denuncia di crimini d’odio: un manifesto che proclama le opinioni nazionaliste e razziste bianche, ritenuto legato al sospetto killer, era stato pubblicato poco prima della strage su 8chan, una bacheca di messaggistica online.
Proseguono intanto le proteste dopo le due stragi che nel fine settimana hanno provocato 31 morti. Nel pomeriggio di mercoledì il presidente americano Donald Trump è andato in visita a Dayton, in Ohio, dove sabato notte sono morte 9 persone in un’altra “mass shooting”, e a El Paso. Ad attenderlo ostilità e proteste, mentre di nuovo negli Stati Uniti si sono accese le polemiche sul controllo delle armi da fuoco. E dopo che il repubblicano è stato accusato di aver alimentato l’odio, la divisione e il razzismo, e quindi la violenza. Prima di partire, alla Casa Bianca Trump ha parlato ai giornalisti e si è scagliato contro chi lo accusa: le recenti stragi “non hanno nulla a che fare con il presidente Trump”, “chi mi critica sono politici che stanno tentando di guadagnare punti. In molti casi si tratta di candidati alla presidenza”, ha detto. Aggiungendo: “Penso che la mia retorica unisca la gente”.
La prima tappa del magnate, accompagnato dalla first lady Melania, è stata nell’ospedale di Dayton, nel nordest del Paese, dove un uomo armato ha ucciso nove persone nella notte tra sabato e domenica. Non lontano si erano radunati centinaia di dimostranti, con cartelli contro di lui e con il Baby Trump Balloon, il grande pupazzo gonfiabile che ritrae il magnate come un neonato. Sugli striscioni, i manifestanti hanno esortato Trump a smettere di assecondare la potente lobby delle armi Nra, che blocca qualsiasi tentativo di controllare il mercato delle armi da fuoco, e a vietare i fucili d’assalto. Lui però, prima di partire, aveva già chiarito che a Washington c’è “poco desiderio politico” di fare quest’ultima mossa, nonostante i fucili in stile militare siano spesso usati nelle stragi. Tra cui, infatti, quella di Dayton.
Il magnate si è detto favorevole a una legge che regoli l’accesso alle armi sulla base dei precedenti: “Credo che questi controlli siano importanti. Non voglio mettere le armi in mano a persone mentalmente instabili, piene di rabbia o d’odio”. L’autore della strage di El Paso aveva scritto, nel “manifesto” pubblicato online, le stesse espressioni – come in molti, tra politici e manifestanti, hanno fatto notare – usate dal tycoon: per esempio, il termine “invasione” per descrivere l’arrivo dei migranti. Parola che Trump usa regolarmente, oltre ad aver descritto i messicani come “stupratori” e “criminali“, ad aver riso di recente quando a un comizio qualcuno ha ipotizzato di sparare ai profughi, o ancora ad aver invitato a “tornare” ai loro Paesi quattro deputate democratiche progressiste afrodiscendenti. Un linguaggio “tossico“, denuncia l’ex vice presidente Joe Biden in un discorso di cui sono state diffuse anticipazioni. Il favorito nella corsa alle primarie Dem in vista alle elezioni presidenziali del 2020 aggiunge: “In un linguaggio chiaro e in codice, questo presidente alimenta le fiamme della supremazia bianca“.