Solo dopo il voto di sfiducia in Parlamento il presidente della Repubblica potrà avviare le consultazioni e poi, eventualmente, sciogliere le Camere. Ma i nodi sono ancora molti: dal provvedimento per il taglio dei parlamentari alla legge di Bilancio
Matteo Salvini ha rotto con il Movimento 5 stelle. Con una nota arrivata ieri sera qualche minuto dopo le 20, il leader leghista ha comunicato di voler porre fine all’esperienza dell’esecutivo gialloverde. È crisi, anche se ufficialmente non si può ancora definire tale. Per aprire a nuove consultazioni, infatti, deve venir meno il presidente del Consiglio. Solo allora Sergio Mattarella potrà procedere, iniziando un giro di consultazioni, affidando un mandato esplorativo oppure scegliendo un governo “tecnico”. Senza un risultato, poi, sarebbe possibile procedere con le elezioni, che comunque, visti i tempi, non arriverebbero prima della seconda metà di ottobre. Il “voto subito”, quindi, come lo chiede il ministro dell’Interno, non sarebbe in ogni caso possibile prima di due mesi. Certo è che tornando alle urne verrebbero meno una serie di leggi e impegni che il governo si era preso, dalla riforma della giustizia al taglio dei parlamentari, fino ai testi sulle Autonomie regionali. Ostacolata, in caso di voto, anche la Manovra, che ha delle scadenze precise a livello europeo. Ma vediamo nel dettaglio cosa succede nei prossimi mesi.