Benedetti sondaggi che possono fare la fortuna di un politico, maledetti sondaggi che possono aiutare a finire diritti nel burrone.
Tutte le rilevazioni sono concordi nel dare alla Lega una percentuale tra il 35 al 38. Matteo Salvini è popolare, idolatrato in tutte le spiagge d’Italia, ultimo paladino delle élite economico-finanziarie di questo Paese con al seguito tutti i media mainstream (giornali, tv, radio). Salvini è stato in questi 17 mesi il preferito della compagine governativa, il migliore nella foto di gruppo. Ma se il gruppo si spacca cosa ne sarà di tutto questo consenso? Non sono sicuro che riuscirà a mantenere questi numeri da record anche alle elezioni politiche, ecco perché.
1. Il fattore Conte
Con il premier Giuseppe Conte in campo per Salvini sarebbe tutta un’altra partita.
Popolare come il ministro dell’Interno, il premier ha saputo conquistarsi la stima e la fiducia di molti italiani. L’ultimo sondaggio dell’Istituto Piepoli parla chiaro: “Il 60 per cento degli intervistati ne ha tanta (fiducia) per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al secondo posto c’è il premier Giuseppe Conte, che gode del 50 per cento della fiducia. Solo al terzo posto invece Matteo Salvini, che ha il 44 per cento”.
2. I grillini furiosi
In 17 mesi Salvini non ha praticamente avuto opposizione, perché i più temuti e critici li aveva alleati. Ma cosa accade ora? E’ vero i 5 Stelle si sono ristretti alle ultime europee, ma la loro base è tra le più attive: avere i militanti grillini contro è un altro grosso ostacolo per il leader della Lega. Tra i cinquestelle rimasti fuori in questi mesi ci sono lo stesso Beppe Grillo e Alessandro Di Battista: certo, negli ultimi mesi avevano dato qualche calcio, causando anche dei malumori in Di Maio, ma il loro rientro potrebbe dare molta forza alla campagna 5 Stelle.
3. La data del voto
Quando si voterà? Ci sarà un governo di transizione? Sono queste le incognite che preoccupano i vertici della Lega. Temono un governo tecnico che logori il loro consenso e che porti il voto troppo lontano, si parla di maggio 2020. Ovvio che i leghisti vorrebbero votare subito, giusto il tempo di lavorare alle liste e ai collegi, impazienti di raccogliere i voti sicuri al Nord ma ‘meno sicuri’ al Sud.
4. Il tema migranti
Nelle campagne elettorali comandano i temi: ovvio che con un calo dell’attenzione sui migranti a farne le spese sarebbe solo il partito di Salvini. Pd e 5 Stelle saranno capaci di costruire una narrazione alternativa e far scomparire o minimizzare dal dibattito la questione immigrazione?
Non concordo sul fatto che gli italiani siano tendenzialmente di destra, la maggior parte delle persone non ha opinioni stabili sulla maggior parte dei temi del dibattito. Magari su alcuni temi è a sinistra su altri è a destra. La capacità di un leader che vuole portare voti alla sua lista sta proprio in questo: essere convincente. Salvini sa farlo: sono sicuro che paradossalmente sarebbe capace di portare qualsiasi ‘partitino della sinistra pro-migranti’ (come li chiama lui) a percentuali a due cifre.