Mentre sta per iniziare il decimo weekend di protesta consecutivo, i manifestanti si sono dati appuntamento in migliaia all'aeroporto del Porto Profumato per un sit-in di protesta. Da Pechino, però, fanno sapere che senza un controllo delle manifestazioni, la Repubblica Popolare è pronta a intervenire
Sono già miglia i manifestanti pronti a partecipare al decimo weekend consecutivo di proteste a Hong Kong contro il governo locale. Manifestazioni che inizieranno con un sit-in di protesta all’aeroporto che, secondo le agenzie, andrà avanti per tre giorni. L’obiettivo dichiarato è sensibilizzare i turisti di passaggio nell’ex colonia britannica e attirare l’attenzione internazionale: “HK to freedom”, “Hong Kong verso la libertà”, è lo slogan scelto per la finta carta d’imbarco con cui sui social è stata sponsorizzata la protesta. La Cina non rimane a guardare e avverte i manifestanti invitandoli a “non giocare con il fuoco”. Poi punta il dito contro gli Stati Uniti, accusati di “interferenza straniera” e minacciando che, di fronte a un protrarsi della crisi, “il governo centrale cinese non resterà a guardare“.
Nello scalo, per la seconda volta teatro di proteste dopo quelle del 26 luglio, è stata rafforzata la sicurezza ed è vietato l’accesso all’area check-in a chi non è in possesso di una carta d’imbarco. Ai viaggiatori, invece, è stato consigliato di arrivare in netto anticipo rispetto all’orario di partenza dei voli.
E da Pechino partono gli attacchi diretti a Washington: “Il mondo politico degli Stati Uniti sta dando sostegno e amplificando le idee dei manifestanti” a Hong Kong, ha detto in conferenza stampa l’ambasciatore cinese in Italia, Li Junhua. Che, sull’onda delle tensioni legate alla guerra dei dazi, ha aggiunto: “Hong Kong è della Cina e non accettiamo alcun tipo di interferenza straniera. Chi di spada ferisce di spada perisce“.
Secondo Li, dagli Usa si continua a mettere in discussione e interferire con il principio “un Paese, due sistemi”. “Sono convinto – ha detto ancora il diplomatico – che se non ci fossero stati questi attori che muovono i fili da dietro le quinte, i manifestanti più violenti non avrebbero avuto il coraggio di fare quello che hanno fatto per le strade della città”. “Chiediamo agli Usa – ha affermato l’ambasciatore di Pechino – di pensare alle loro cose e di non fare agli altri quello non vorrebbero fosse fatto a loro”. Nel corso della conferenza stampa, sono state mostrate alcune immagini delle proteste, nelle quali si vede il capo dell’ufficio politico del Consolato Usa a Hong Kong, Julie Eadeh, insieme ai manifestanti: “Il problema è che ci sono gruppi di manifestanti estremisti e architetti misteriosi dietro di loro che portano avanti le proteste e che hanno come obiettivo il caos con motivi politici”, ha dichiarato l’ambasciatore.
Il rappresentante del governo di Pechino in Italia aggiunge poi che la Repubblica Popolare non rimarrà a guardare nel caso in cui il governo locale non riuscisse a frenare le proteste e la situazione dovesse degenerare: “Il governo cinese ha una posizione molto chiara – ha detto – È necessario fermare il caos e riportare l’ordine. Qualora ci si dovesse trovare di fronte a una situazione di peggioramento, che il governo di Hong Kong non riuscirà a gestire, il governo centrale cinese non resterà a guardare. Quanto accaduto dal 9 giugno non sono più manifestazioni pacifiche, ma vere e proprie azioni di violenza e, in particolare, dall’inizio del mese di agosto i manifestanti estremisti hanno utilizzato slogan forti parlando di liberare Hong Kong e fare una rivoluzione epocale, con caratteristiche sempre più simili alle rivoluzioni colorate”, ha aggiunto l’ambasciatore. “Ai manifestanti violenti diciamo di non giocare con il fuoco, chi gioca con il fuoco si scotta“, ha poi concluso.
La governatrice di Hong Kong, Carrie Lam, ha dichiarato che la sua priorità è quella di “fermare la violenza” invece di fare concessioni politiche. Lam ha affermato che le interruzioni del traffico e gli scontri tra polizia e manifestanti hanno avuto un impatto negativo sull’economia, in particolare sui settori della vendita al dettaglio, degli alimenti e delle bevande.