I giudici come nemico e la giustizia da riformare a ogni costo. Matteo Salvini, a meno di 24 ore dall’apertura via comizio della crisi di governo seguita alla presentazione della mozione di sfiducia al premier Giuseppe Conte, sembra ripercorrere strade già attraversate da Silvio Berlusconi. A scatenare l’ennesima sfuriata la decisione del Tribunale di Bologna di dichiarare inammissibile il ricorso del Viminale contro l’iscrizione all’anagrafe di una migrante armena. “Dai giudici di Bologna altra sentenza a favore degli immigrati, nonostante il ricorso del mio ministero – dice il vicepremier – il prossimo governo dovrà fare una vera riforma della Giustizia, non viviamo in una ‘repubblica giudiziaria’”.
L’Anm: “Aspirazione al controllo della magistratura è contro democrazia” – A commentare le parole del vicepremier, Giuliano Caputo, segretario dell’Anm interpellato dall’Ansa: “Ancora una volta, in modo preoccupante” Matteo Salvini “invoca una riforma della giustizia che, evidentemente, nelle sue intenzioni, dovrebbe assicurare che le decisioni giudiziarie siano sempre gradite alla maggioranza politica“. E “ogni aspirazione al controllo della magistratura” è “in contrasto con i principi fondamentali della democrazia”. “I giudici decidono esclusivamente applicando le leggi, ordinarie e di rango costituzionale, e garantendo l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge”, rileva Caputo, ma “ancora una volta il ministro dell’Interno reagisce ad una decisione giudiziaria alludendo al fatto che sia motivata da ragioni politiche. Le riforme – avverte – dovrebbero tendere ad assicurare efficacia della risposta giurisdizionale, velocizzare i tempi del processo, rafforzare il contrasto all’illegalità e garantire la tutela dei diritti di tutte le persone. Ogni aspirazione al controllo della magistratura si pone, invece, in contrasto con i principi fondamentali della democrazia liberale moderna”.
I nodi: prescrizione, intercettazioni, separazione delle carriere – Quella riforma della giustizia – che dopo limature incontri con magistrati e avvocati – era arrivata in cdm e proprio la Lega ha bloccato con una serie di veti sul penale. Con il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che intravedeva nella riforma della prescrizione, che dovrebbe entrare in vigore nel gennaio 2020, il vero problema per il Carroccio.Che vorrebbe includere nella riforma una nuova legge sulle intercettazioni e la separazione delle carriere dei magistrati, già cavallo di battaglia del leader di Forza Italia.
Ma evidentemente non è solo questo. Visto che tre giorni fa il segretario leghista riferiva che i rappresentati dei lavoratori e di varie categorie ricevuti al Viminale gli avrebbero chiesto di eliminare reati come l‘abuso d’ufficio e il danno erariale. “Metà degli interventi si sono soffermati sui tempi della giustizia. In tanti operatori, sia del pubblico che del privato, hanno chiesto il superamento di alcune fattispecie come l’abuso d’ufficio e il danno erariale. Su questo la posizione della Lega è nota. Sono cose che stanno ingessando sia il pubblico che il privato”, aveva il ministro dell’Interno al termine dell’incontro.
Da Fontana a Rixi, da Siri a Savoini: tutti i leghisti indagati – Reati o illeciti che negli ultimi mesi sono stati contestati e esponenti della Lega di primo piano. Primo tra tutti il governatore della Lombardia Attilio Fontana, indagato dalla Procura di Milano proprio per abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sulle tangenti in Lombardia. Ed era proprio nei giorni successivi all’inchiesta della procura di Milano che Salvini aveva per la prima volta auspicato l’abolizione dell’abuso d’ufficio, “perché – aveva sostenuto – non posso bloccare 8mila sindaci per la paura che uno possa essere indagato. Ci sono sindaci che non firmano niente per paura di essere indagati”. Parole che avevano provocato l’ennesimo scontro interno alla maggioranza, tanto che alla fine lo stesso Salvini aveva fatto una mezza marcia indietro: “L’abuso d’ufficio va rivisto”.
Il danno erariale è invece contestata dalla procura della corte dei Conti della Liguria nei confronti del leghista Edoardo Rixi, che si era dovuto dimettere da viceministro ai Trasporti dopo essere stato condannato a 3 anni e 5 mesi per peculato. L’inchiesta era quella sulle spese pazze in consiglio regionale. L’indagine per danno erariale, invece, si riferisce al periodo in cui Rixi era consigliere comunale: deve rispondere dell’utilizzo di 1.140 euro.
Ma non c’è solo Rixi indagato per danno erariale tra i big del Carroccio. A giugno la Procura della Corte dei Conti della Lombardia ha notificato un invito a dedurre al viceministro leghista all’Economia Massimo Garavaglia per la “vendita sottoprezzo” e la locazione di un immobile ceduto da Ats Milano, ex azienda sanitaria Asl. La contestazione riguarda l’esponente del Carroccio in relazione alla sua carica di assessore regionale lombardo all’Economia dal 2013 al 2018. Un danno quantificabile in un “valore compreso” tra 2 milioni e 13 milioni di euro per la vendita e un danno da locazione per oltre 6 milioni. Il 17 luglio Garavaglia era stato assolto dall’accusa di turbativa d’asta, nel processo relativo a una gara da 11 milioni di euro del 2014 per il servizio di trasporto di persone dializzate della Regione Lombardia.
È l’abuso d’ufficio invece il reato contestato di recente ci sono due leghisti minori: Antonio Potenza, sindaco di Apricena, in provincia di Foggia, è finito aidomiciliari anche per peculato e concussione e abuso d’ufficio. All’ex sindaco di Visso e senatore della Lega, Giuliano Pazzaglini, la procura di Macerata ha contestato ben cinque casi di abuso d’ufficio. Un reato che Salvini vuole superare: glielo chiedono le parti sociali.
La corruzione contestata a Siri e Savoini – Ci sono poi altri capitoli: quelli che riguardano il senatore Armando Siri, indagato per corruzione a Roma e riciclaggio a Milano, con alle spalle un patteggiamento per bancarotta, e l’inchiesta su Gianluca Savoini, finito nel registro degli indagati del capoluogo lombardo per corruzione internazionale. All’ex portavoce del leghista, presidente dell’Associazione Lombardia Russia, viene contestata una ipotizzata trattativa per la compravendita di una partita di petrolio e grazie a una retrocessione avrebbe dovuto portare 65 milioni di euro nelle casse della Lega per finanziare le elezioni europee. Per la messa in discussione di questi reati magari si attendono i pieni poteri. Per i processi già arrivati davanti ai giudici ricordiamo l’imputato Umberto Bossi, salvato dalla mancata querela del suo partito, è stato ricandidato ed eletto a Palazzo Madama nonostante un’imputazione per truffa aggravata ai danni dello Stato – dichiarata prescritta due giorni fa dalla Cassazione – che poi portato gli inquirenti di più procure a cercare quei 49 milioni (ormai diventati 18) incassati presentando falsi bilanci e ricevute di rimborsi anche per pagare le multe di Renzo Bossi o la ristrutturazione della villa di Gemonio.
Giustizia & Impunità
Salvini getta la maschera e parla come Berlusconi: “Riformare la giustizia, non è repubblica giudiziaria”
Il vicepremier attacca i giudici di Bologna che hanno dichiarato inammissibile un ricorso del Viminale contro l'iscrizione all'anagrafe di una migrante. E che promette che la riforma del settore sarà un impegno del prossimo governo. L'Anm: "L'aspirazione al controllo della magistratura è contro la democrazia"
I giudici come nemico e la giustizia da riformare a ogni costo. Matteo Salvini, a meno di 24 ore dall’apertura via comizio della crisi di governo seguita alla presentazione della mozione di sfiducia al premier Giuseppe Conte, sembra ripercorrere strade già attraversate da Silvio Berlusconi. A scatenare l’ennesima sfuriata la decisione del Tribunale di Bologna di dichiarare inammissibile il ricorso del Viminale contro l’iscrizione all’anagrafe di una migrante armena. “Dai giudici di Bologna altra sentenza a favore degli immigrati, nonostante il ricorso del mio ministero – dice il vicepremier – il prossimo governo dovrà fare una vera riforma della Giustizia, non viviamo in una ‘repubblica giudiziaria’”.
L’Anm: “Aspirazione al controllo della magistratura è contro democrazia” – A commentare le parole del vicepremier, Giuliano Caputo, segretario dell’Anm interpellato dall’Ansa: “Ancora una volta, in modo preoccupante” Matteo Salvini “invoca una riforma della giustizia che, evidentemente, nelle sue intenzioni, dovrebbe assicurare che le decisioni giudiziarie siano sempre gradite alla maggioranza politica“. E “ogni aspirazione al controllo della magistratura” è “in contrasto con i principi fondamentali della democrazia”. “I giudici decidono esclusivamente applicando le leggi, ordinarie e di rango costituzionale, e garantendo l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge”, rileva Caputo, ma “ancora una volta il ministro dell’Interno reagisce ad una decisione giudiziaria alludendo al fatto che sia motivata da ragioni politiche. Le riforme – avverte – dovrebbero tendere ad assicurare efficacia della risposta giurisdizionale, velocizzare i tempi del processo, rafforzare il contrasto all’illegalità e garantire la tutela dei diritti di tutte le persone. Ogni aspirazione al controllo della magistratura si pone, invece, in contrasto con i principi fondamentali della democrazia liberale moderna”.
I nodi: prescrizione, intercettazioni, separazione delle carriere – Quella riforma della giustizia – che dopo limature incontri con magistrati e avvocati – era arrivata in cdm e proprio la Lega ha bloccato con una serie di veti sul penale. Con il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che intravedeva nella riforma della prescrizione, che dovrebbe entrare in vigore nel gennaio 2020, il vero problema per il Carroccio.Che vorrebbe includere nella riforma una nuova legge sulle intercettazioni e la separazione delle carriere dei magistrati, già cavallo di battaglia del leader di Forza Italia.
Ma evidentemente non è solo questo. Visto che tre giorni fa il segretario leghista riferiva che i rappresentati dei lavoratori e di varie categorie ricevuti al Viminale gli avrebbero chiesto di eliminare reati come l‘abuso d’ufficio e il danno erariale. “Metà degli interventi si sono soffermati sui tempi della giustizia. In tanti operatori, sia del pubblico che del privato, hanno chiesto il superamento di alcune fattispecie come l’abuso d’ufficio e il danno erariale. Su questo la posizione della Lega è nota. Sono cose che stanno ingessando sia il pubblico che il privato”, aveva il ministro dell’Interno al termine dell’incontro.
Da Fontana a Rixi, da Siri a Savoini: tutti i leghisti indagati – Reati o illeciti che negli ultimi mesi sono stati contestati e esponenti della Lega di primo piano. Primo tra tutti il governatore della Lombardia Attilio Fontana, indagato dalla Procura di Milano proprio per abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sulle tangenti in Lombardia. Ed era proprio nei giorni successivi all’inchiesta della procura di Milano che Salvini aveva per la prima volta auspicato l’abolizione dell’abuso d’ufficio, “perché – aveva sostenuto – non posso bloccare 8mila sindaci per la paura che uno possa essere indagato. Ci sono sindaci che non firmano niente per paura di essere indagati”. Parole che avevano provocato l’ennesimo scontro interno alla maggioranza, tanto che alla fine lo stesso Salvini aveva fatto una mezza marcia indietro: “L’abuso d’ufficio va rivisto”.
Il danno erariale è invece contestata dalla procura della corte dei Conti della Liguria nei confronti del leghista Edoardo Rixi, che si era dovuto dimettere da viceministro ai Trasporti dopo essere stato condannato a 3 anni e 5 mesi per peculato. L’inchiesta era quella sulle spese pazze in consiglio regionale. L’indagine per danno erariale, invece, si riferisce al periodo in cui Rixi era consigliere comunale: deve rispondere dell’utilizzo di 1.140 euro.
Ma non c’è solo Rixi indagato per danno erariale tra i big del Carroccio. A giugno la Procura della Corte dei Conti della Lombardia ha notificato un invito a dedurre al viceministro leghista all’Economia Massimo Garavaglia per la “vendita sottoprezzo” e la locazione di un immobile ceduto da Ats Milano, ex azienda sanitaria Asl. La contestazione riguarda l’esponente del Carroccio in relazione alla sua carica di assessore regionale lombardo all’Economia dal 2013 al 2018. Un danno quantificabile in un “valore compreso” tra 2 milioni e 13 milioni di euro per la vendita e un danno da locazione per oltre 6 milioni. Il 17 luglio Garavaglia era stato assolto dall’accusa di turbativa d’asta, nel processo relativo a una gara da 11 milioni di euro del 2014 per il servizio di trasporto di persone dializzate della Regione Lombardia.
È l’abuso d’ufficio invece il reato contestato di recente ci sono due leghisti minori: Antonio Potenza, sindaco di Apricena, in provincia di Foggia, è finito aidomiciliari anche per peculato e concussione e abuso d’ufficio. All’ex sindaco di Visso e senatore della Lega, Giuliano Pazzaglini, la procura di Macerata ha contestato ben cinque casi di abuso d’ufficio. Un reato che Salvini vuole superare: glielo chiedono le parti sociali.
La corruzione contestata a Siri e Savoini – Ci sono poi altri capitoli: quelli che riguardano il senatore Armando Siri, indagato per corruzione a Roma e riciclaggio a Milano, con alle spalle un patteggiamento per bancarotta, e l’inchiesta su Gianluca Savoini, finito nel registro degli indagati del capoluogo lombardo per corruzione internazionale. All’ex portavoce del leghista, presidente dell’Associazione Lombardia Russia, viene contestata una ipotizzata trattativa per la compravendita di una partita di petrolio e grazie a una retrocessione avrebbe dovuto portare 65 milioni di euro nelle casse della Lega per finanziare le elezioni europee. Per la messa in discussione di questi reati magari si attendono i pieni poteri. Per i processi già arrivati davanti ai giudici ricordiamo l’imputato Umberto Bossi, salvato dalla mancata querela del suo partito, è stato ricandidato ed eletto a Palazzo Madama nonostante un’imputazione per truffa aggravata ai danni dello Stato – dichiarata prescritta due giorni fa dalla Cassazione – che poi portato gli inquirenti di più procure a cercare quei 49 milioni (ormai diventati 18) incassati presentando falsi bilanci e ricevute di rimborsi anche per pagare le multe di Renzo Bossi o la ristrutturazione della villa di Gemonio.
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‘In Ucraina è guerra per procura’: a dirlo è il segretario di Stato Usa Marco Rubio. E il Cremlino plaude
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.