La Regione fa ricorso contro le norme del decreto Crescita che consente ai cittadini di farsi rimborsare per intero gli eco-bonus e i sisma-bonus. Ma ad anticipare le somme dovranno essere le imprese, che poi potranno ottenere rimborsi spalmati fra i 5 e i 10 anni
Un provvedimento che “vanifica gli incentivi alle imprese colpite dal terremoto”. È questo uno dei motivi che ha spinto la Regione Umbria ad impugnare il Dl Crescita davanti alla Corte Costituzionale. Il provvedimento del governo Conte, infatti, “rischia di rendere inapplicabili gli incentivi previsti dall’eco-bonus e dal sisma-bonus e di far uscire dal mercato migliaia di piccole e medie imprese, a tutto vantaggio dei grandi gruppi”. Il provvedimento è stato sollecitato in particolare dalla Cna Umbria, allarmata dall’entrata in vigore di una legge che, a suo dire, “scarica i propri costi sulle imprese dell’edilizia, sugli impiantisti e i serramentisti”.
La giunta regionale umbra impugnerà in particolare l’articolo 10 (commi 1 e 2) e l’articolo 18 (commi 1 e 2), in quanto “ritenuti costituzionalmente illegittimi e lesivi delle attribuzioni della Regione”. In particolare, spiega una nota, l’articolo 10 “fissa le modalità attuative per ottenere i bonus in un’unica soluzione, attraverso uno sconto in fattura di pari importo ,che viene anticipato dall’impresa che esegue i lavori”. Quindi, “l’impresa potrà poi recuperare le somme anticipate sotto forma di credito d’imposta da utilizzare esclusivamente in compensazione in 5 quote annuali di pari importo”.
L’articolo 18, invece, “va a sopprimere la possibilità per artigiani, commercianti e piccole imprese di accedere a finanziamenti avvalendosi della controgaranzia dei confidi di categoria”, prosegue la nota della Giunta. “Entrambi gli articoli – si legge – così come segnalato anche dalle stesse organizzazioni di categoria, rappresentano misure gravemente dannose per le imprese di piccole e medie dimensioni e per i lavoratori autonomi che spesso non hanno una capienza sufficiente per compensare i crediti d’imposta derivanti dallo sconto in fattura, a differenza dei grandi gruppi e delle multiutilities, né hanno facilità di accesso al credito”. Da qui la decisione di ricorrere alla Corte costituzionale.
“Nelle prossime settimane – afferma Pasquale Trottolini, responsabile di Cna Costruzioni Umbria – il cittadino che volesse usufruire degli incentivi previsti dall’eco-bonus e sisma-bonus, potrà scegliere tra ricevere il rimborso cui ha diritto diluito in 10 anni attraverso le detrazioni fiscali, oppure ottenere immediatamente lo stesso importo sotto forma di sconto in fattura. Facile immaginare quali saranno le scelte dei contribuenti”. “Il problema – aggiunge Trottolini – è che i benefici per il cittadino derivanti dal rimborso immediato vengono scaricati direttamente sulle imprese che eseguono i lavori, che dovranno anticipare il bonus di tasca propria, recuperandolo dallo Stato sotto forma di credito di imposta in ben 5 anni”.